Sobri, ma con i sandali
(Mc 6,7-13)
E io e Te
La Verità non è affatto ciò che ho. Non è affatto ciò che hai. Essa è ciò che ci unisce nella sofferenza, nella gioia. Essa è figlia della nostra Unione, nel dolore e nel piacere partoriti. Né io né Te. E io e Te. La nostra opera comune, stupore permanente. Il suo nome è Saggezza.
(Irénée Guilane Dioh)
Mc scrive il suo Vangelo per le comunità romane, in un momento in cui sembrava non avessero futuro. Eppure, esse vivevano tale situazione di prova senza strillare.
Nerone iniziò a perseguitare le piccole fraternità nel 64. L’anno successivo scoppiò la rivolta giudaica. Nel breve periodo dei quattro Cesari, a Roma la guerra civile raggiunse il suo apice. Nel 70 Gerusalemme venne rasa al suolo.
Il passaggio di Nazaret - doloroso per lo stesso Gesù - e la descrizione dell’invio dei discepoli, voleva essere di sostegno e luce per i credenti.
Il Figlio di Dio [e in Lui chiunque autenticamente lo testimoni] viene rifiutato dalla propria gente, e quello che prima era il suo paese ora non lo è più.
Non bisogna per questo scoraggiare: i conflitti costringono a stare faccia a faccia con nuovi modi di essere.
Malgrado le difficoltà che in se stesse creerebbero solo trappole emotive, qualsiasi situazione non è priva d’un orientamento e preziosi orizzonti di nuova leggerezza, di possibilità di abbandono che riporta alla vita; soprattutto, di vera Comunione.
Nel rapporto col Padre e le circostanze, nessuno se la cava da solo, magari centrando l’esistenza su traguardi e solo su di sé - o cambiando residenza (v.10) e cercando poi eccessivi mezzi per stabilirsi [col pretesto dell’efficacia].
La testimonianza del Cristo è profonda, e relazionale sino alla convivenza (anche più che sommaria); non individualista: da affrontare mostrando reciprocità, capacità di scambio non alienante - almeno fra due (v.7).
È nel volto di un compagno di viaggio che si riconoscono gli opposti [gli stessi poli che abitano ciascuna anima, nel segreto…].
La mèta poi non è perseguibile se la testa permanesse disintegrata dalle opinioni attorno, e il desiderio privo di qualsiasi principio di trasformazione dei rapporti - espressione dell’Alleanza che ancora suscita collaborazione, spirito di fraternità, cammino.
Quindi “modello”, “principio” di analisi e prognosi per la soluzione dei problemi, e per un futuro di convivenza; attraverso un completamento di ‘lati opposti’ riconosciuti in se stessi [attraverso le microrelazioni].
In tutte le religioni l’ideale di perfezione è il raggiungimento della propria purificazione, avanzamento, equilibrio.
Ma non basta questo perché possiamo proclamare che il Regno è venuto! Esso è frutto artigianale, di un percorso svolto come a tappe e tentativi; dell’Amore, nell’Esodo.
In tal guisa, il Risorto ci ha investiti di una forza tranquilla ma irresistibile e palese: la sua Parola efficace.
Verbo che in noi si fa lucidità, carica, impulso, capacità di ascolto [che rimette in piedi; insieme, ci pone in grado di gestire le cose]: una potenza compassionevole mai vista prima.
La proposta dei Vangeli presuppone spirito di sobrietà, rischio, empatia regale: così si evangelizzano gli ambienti, trasmettendo passione per la vita e annientando le forze di morte che allontanano dal prossimo.
Avendo fiducia nell’ospitalità e nella condivisione, i nuovi missionari trascurano finalmente le norme di purità religiose (v.8) e mostrano un diverso accesso alla stessa purezza, alle relazioni, all’intimità col Padre.
Dunque, ingredienti essenziali per edificare la comunità altrove [e ovunque] sono: accontentarsi e rinunciare all’ambizione, la compartecipazione anche nella cultura [dando spazio a tutte le intuizioni], famigliarità nei normali lavori e compensi; l’accoglienza degli esclusi.
Come nella mentalità comunitaria semitica, i nuovi ‘inviati’ devono farsi fratelli prossimi, difensori e riscattatori (Go’el) degli emarginati. In tal senso anche noi personifichiamo nella storia e nei contesti la figura del Cristo.
Proteggendo i miseri e bisognosi (v.13), si dispiega l’insegnamento e l’opera di Gesù, che tanto si era profuso per arginare la disintegrazione della vita comunitaria - allora intaccata dal servilismo politico, economico e religioso.
I testimoni hanno occhi non oscurati da consuetudini di pensiero: vedono il divino nell’anima dell’umano apparentemente sommario.
Quindi - evitando l’ambiguità delle ricchezze - i figli di Dio non avrebbero nutrito l’istinto di dominio sugli altri.
Non tutti sentono la vocazione a una rinuncia volontaria, ma ciascuno deve chiedersi se proprio i beni materiali generano quella falsa sicurezza e [di fatto] schiavitù che poi blocca l’inclinazione al servizio.
Purtroppo chi è amico del trionfalismo e possiede in eccesso, facilmente mancherà della cosa principale, caratteristica della credibilità: la fiducia nella Provvidenza - unico spirito che non inficia la situazione.
Tutti i Fondatori hanno avuto la medesima preoccupazione del Signore: non contraddire ciò che si annunziava, e avere un cuore libero.
Il Regno di Dio si fa presente nella sobrietà più che nella dovizia, e nello spirito di amicizia più che nella distinzione: è il nuovo insegnamento della Fede, comparata alle credenze diffuse.
In una situazione successiva di quasi tre secoli, che stava iniziando rapidamente a degradare, Ilario di Poitiers denunciava così le seduzioni del potere nei confronti dei responsabili di Chiesa - già costituita - cui volentieri l'ordine antico iniziava a concedere lauti privilegi (per strumentalizzarli):
«Noi non abbiamo un imperatore anticristiano [Costanzo II, figlio di Costantino I]; prima eravamo perseguitati, ma adesso dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, contro un nemico che non ci picchia ma ci lusinga, non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni, perché così ci darebbe la vita, ma ci arricchisce, per darci la morte, per farci diventare controtestimonianza evangelica. Non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma ci schiavizza, invitandoci a palazzo e colmandoci di onori. Non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro».
Altro che spirito di espropriazione, predicato all’esterno o ai soli sottoposti!
A commento del Tao Tê Ching (xx), il maestro Wang Pi riconosce:
«Il Tao, madre che nutre, è il fondamento della vita. Ma tutti gli uomini mettono da un canto il fondamento che fa vivere le genti, ed hanno in pregio le fioriture dell’accessorio e dell’orpello».
Gesù mette in guardia, affinché non lo smentiamo col nostro comportamento arraffone, amante del lusso, pronto sia alle deferenze che ad assecondare i giochi di potere; performante a ogni costo, sempre affannato per il ruolo e i livelli economici.
«Sogno una Chiesa libera e credibile, una Chiesa povera e per i poveri!» - ha sottolineato Papa Francesco subito dopo l’elezione a pontefice.
Certo, il Figlio di Dio sogna una Chiesa povera [non solo ‘dei poveri’] - ma un elemento di opulenza per noi lo concede, anzi lo vuole: che calziamo i sandali (v.9); a quel tempo in Roma segno di libertà e dignità non accattona).
Sì, perché dobbiamo riscoprire l’umano - e camminare molto.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
In che modo partecipi della Missione di Gesù e dei discepoli? Come puoi evitare le chiusure culturali, dottrinali o di carisma (già tutto progettato-regolato), e vivere l’universalità della nuova umanizzazione?