Set 8, 2025 Scritto da 

La morte è una via senza ritorno?

L’aspetto oscuro, alleato

(Lc 7,11-17)

 

Na’im significa Delizioso: simbolo di tutti i luoghi ameni e ridenti, dove la vita scorre tranquilla sino al giorno in cui la spensieratezza finisce: i sorrisi tramutano in lacrime e i canti in lamento.

Ci sono sempre due cortei, e due guide. La processione della morte giunge a prelevare tutti: essa è appunto preceduta da un cadavere.

Destino che abbatte e tentiamo di esorcizzare, ma - oltre le distrazioni - ci angoscia immaginare che la fine fisica sia una via senza ritorno.

 

Chi può bloccare la marcia dell’umanità diretta alla tomba?

Ecco in direzione opposta sopraggiungere un altro corteo, preceduto dal Signore della Vita, che ha la meglio.

Nell’opinione comune delle religioni, l’impurità è contagiosa, si trasmette immediatamente per contatto, e addirittura prevale sulla santità.

Secondo gli stessi rabbini, se ad es. un oggetto fosse venuto in contatto con il lembo di un mantello sacerdotale, non sarebbe stato santificato, malgrado avesse toccato una persona santa.

Ma se il medesimo oggetto avesse sfiorato un cadavere sarebbe diventato immondo. 

Fissazioni sconclusionate e idoli stravaganti, tipici delle superstizioni.

 

Cristo infrange volutamente, in modo palese, sia la legge di purità che la consuetudine del pensiero comune.

Nel cammino di Fede che propone, non solo la vita ha la meglio sulla morte, ma la stessa morte non ha nulla d’immondo.

La realtà che sconcerta tutti noi non è più una frontiera oscura, bensì una foce.

Essa c’introduce nella pienezza, nell’espressione e fioritura completa delle nostre potenzialità.

[In tal guisa, l’Annuncio Pasquale risuona come sorgente d’attesa di Colui che rende pura ogni morte, e la trasforma in Grembo di Vita].

 

La “vedova” Israele era stata privata dell’affettuosità dello Sposo per l’opera deleteria delle false guide ufficiali.

Quella Nazione si era così ritrovata a generare figli spiritualmente moribondi, sin da giovani.

Infeconda, sterile, destinata alla solitudine [in ebraico il termine Israel è di genere femminile]. Ovvero: senza il vero Figlio di Dio.

Un popolo privato del Messia, quindi senza futuro.

 

Accanto a questo messaggio centrale, Lc - evangelista dei bisognosi - vuole richiamare l'attenzione delle sue comunità su chi è rimasto solo.

«E Gesù lo diede a sua Madre» (Lc 7,15b).

La Chiesa ha il compito di restituire figli o famiglia, a coloro che li hanno perduti.

La fraternità deve rispettare e accudire chi piange solitudine.

Al pari di Gesù, essa si distingue da tutte le altre forme devote competitive perché rianima, rende gli affetti, ridona equilibrio e voglia di farcela.

Segna sempre un trionfo della vita sulla caligine delle tombe.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Come hai sperimentato l’iniezione di vita che il Risorto ti ha fornito passando dal corteo della religione supinamente diretto al camposanto alla compagnia di Fede e all’orizzonte del Padre e del Figlio nello Spirito?

Hai sperimentato la vicinanza vivificante dei fratelli di fede in occasione di un lutto? (Come) hai vissuto Cristo in essi che ridona vita e affetti?

 

 

L’aspetto oscuro

 

Papa Francesco ha affermato: «Dio per donarsi a noi sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte».

 

Il Richiamo del Signore non è manicheo, bensì profondo.

Il nostro comportamento ha radici affascinanti. Luci e ombre del nostro essere permangono in relazione dinamica.

Talora però i nostri disagi o storture sono il frutto di un eccesso di “luce” - disancorato dal suo opposto. 

Tale eccesso si associa volentieri alla pretesa di esorcizzare l’aspetto buio in noi, che vorremmo celare per motivi sociali.

Ci sembra che il biglietto da visita debba essere riflesso solo del nostro aspetto brillante, sciolto, serio, e performante.

Magari, uno stile morale tutto d’un pezzo - almeno a prima vista.

Chi si affeziona al suo lato luminoso e addirittura tenta di promuoverlo per motivi di look (anche ecclesiale), di cultura affermata, di abitudine (anche religiosa) , rischia però di potenziare la  controparte.

Attenzione: in ciascun uomo c’è sempre un versante che fa cilecca, che non ce la fa; e non unilaterale.

Forse proprio in chi predica il bene esiste il pericolo più accentuato di trascurare il suo opposto compresente - che prima o poi irromperà, troverà il suo spazio.

Facendo saltare tutto il castello di carte. Ma per realizzare qualcosa di alternativo e assolutamente non artificioso.

 

Per chi intraprende un cammino di “perfezione”, la sua stessa controparte sembra solo un pericolo.

E condizionati dai modelli, continuiamo a recitare [la “nostra” parte già identificata].

Eppure nel lato oscuro si celano risorse che il lato in sola luce non ha.

Nel lato oscuro leggiamo il nostro seme caratteriale.

Qui c’è la terapia e la guarigione dai disagi che ci affrettiamo a celare (in famiglia, con gli amici, in comunità, sul lavoro).

Gli aspetti oscuri [egoismo, freddezza, chiusura, introversione, tristezza] si annidano dentro; inutile negarlo.

Vale la pena piuttosto considerarli fonte di energie primordiali caratterizzanti.

È infatti il nascondimento - talora la depressione stessa - che ci fa pescare soluzioni inimmaginabili.

Come fossimo un grano piantato in terra, che vuole la sua esistenza. E vuole infine vita naturale, che sviluppi le sue capacità.

Proprio le emozioni che non piacciono e noi stessi detestiamo - come la terra infangata e buia - ci riconnettono con la nostra essenza profonda.

Insomma, gli stati emotivi poco simpatici saranno il pozzo dal quale giungono a noi altre idee, altre “immagini” guida, nuove intuizioni; diversa linfa. E i cambiamenti.

La luce non possiede tutte le possibilità, tutte le dinamicità. Anzi, non di rado sembra declinata [dalle stesse tradizioni, o mode culturali] in modo fittizio, riduttivo.

Nel chiaroscuro, viceversa, non fingiamo più. Perché è il fondamento della casa dell’anima.

 

Tutto ciò consideriamo, per un’armonia solida, che nasca dal di dentro.

Paradossi della Vocazione personale: se non la seguissimo a tutto tondo, continueremmo a ricalcare idee sbagliate, o stili altrui.

E ci ammaleremmo. Il male prenderà il sopravvento.

Se strutturati su una identità astratta, locale, o fasulla, qui sì che la bufera potrebbe distruggere tutto.

Nei nostri tentativi ed errori, [accanto] dobbiamo tenere tutti gli aspetti - che nel corso del tempo abbiamo imparato a conoscere, e ci siamo resi conto che sono parte di noi.

Questo cambierà la solidità di rapporto con noi stessi, gli altri, la natura, la storia, e il mondo.

Qui l’aspetto oscuro si fa alleato.

 

La sintonia tra condotta e intenzione del cuore supera l'ipocrisia, ma la conformità tra Parola e vita non si allestisce esercitandosi negli automatismi, né consegnandosi a convinzioni altrui.

Nel post-lockdown ce ne stiamo accorgendo nitidamente.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Those living beside us, who may be scorned and sidelined because they are foreigners, can instead teach us how to walk on the path that the Lord wishes (Pope Francis)
Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole (Papa Francesco)
Many saints experienced the night of faith and God’s silence — when we knock and God does not respond — and these saints were persevering (Pope Francis)
Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio – quando noi bussiamo e Dio non risponde – e questi santi sono stati perseveranti (Papa Francesco)
In some passages of Scripture it seems to be first and foremost Jesus’ prayer, his intimacy with the Father, that governs everything (Pope Francis)
In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto (Papa Francesco)
It is necessary to know how to be silent, to create spaces of solitude or, better still, of meeting reserved for intimacy with the Lord. It is necessary to know how to contemplate. Today's man feels a great need not to limit himself to pure material concerns, and instead to supplement his technical culture with superior and detoxifying inputs from the world of the spirit [John Paul II]
Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un’intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L’uomo d’oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito [Giovanni Paolo II]
This can only take place on the basis of an intimate encounter with God, an encounter which has become a communion of will, even affecting my feelings (Pope Benedict)
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento (Papa Benedetto)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
We are faced with the «drama of the resistance to become saved persons» (Pope Francis)
Siamo davanti al «dramma della resistenza a essere salvati» (Papa Francesco)
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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