Apr 8, 2025 Scritto da 

Il rilievo della debolezza

Tradimenti

(Mt 26,14-25)

 

Mt Mc Lc situano l’istituzione dell’Eucaristia all’interno della cena pasquale giudaica. Una rielaborazione teologica per affermare (nella Fede) il senso dell’autentica Pasqua di Liberazione in Cristo.

Rispetto ai Sinottici, il quarto Vangelo è più aderente al senso del Pane Spezzato: fonte di Vita per tutti.

Gv “anticipa” la morte del Signore al momento in cui i sacerdoti sgozzavano gli agnelli destinati alla cena di Pasqua, sulla spianata del Tempio.

Quindi il sacrificio della Croce - contemporaneo a quest’ultimo evento - è giustamente collocato da Gv nelle ore precedenti la cena “pasquale” dei Sinottici.

In effetti, la Cena del Signore non ha avuto origine dalla celebrazione popolare dell’Esodo del Primo Testamento, nell’aprile dell’anno 30 (Gesù aveva 37 anni).

Nessuna Eucaristia ha mai coinvolto gl’ingredienti tipici della mensa di Pasqua ebraica, quali spezie o salse, erbe dolci e amare, differenti calici di vino e così via.

Il senso originale del gesto rituale del Maestro coi suoi - che fa da sfondo al passo di Vangelo di oggi - è quello gioioso dello Zebah-Todah [Lv 7,11ss: unico culto votivo che poteva essere celebrato fuori del Tempio di Gerusalemme, in casa, con amici e famigliari].

Da ciò il doppio termine (comune) con cui si designa ancora il segno efficace che Cristo ci ha lasciato: Comunione [Zebah] ed Eucaristia [Ringraziamento: Todah].

Todah era un sacrificio di grande lode, uno dei vari generi specifici del sacrificio di Comunione. Ne rinveniamo diverse tracce nella Preghiera Eucaristica prima.

L’azione cerimoniale del Ringraziamento era intesa in senso molto forte, perché celebrava la Vita ritrovata, dopo una grave malattia o uno scampato pericolo di morte.

Buona parte dei Salmi - forse più di un terzo - in diversi punti esprimono la medesima gioia finale: scongiurata minaccia di vita, e l’esperienza di ritrovarsi salvati insieme ai propri cari, per Dono divino.

Il senso di quest’inneggiare nel quotidiano era infatti inizialmente anche per la Chiesa Cattolica - per quasi tutto il primo millennio (al pari della Chiesa Ortodossa) - celebrato con pane lievitato [Lv 7,13], a indicarne il valore domestico e reale.

Esso ricalca i toni propri di tale antico culto di rendimento di grazie in focolare - purtroppo, difficile da tradurre nel senso delle formule proprie [percepibili solo a un orecchio specialmente allenato, e nel testo originale in lingua ebraica].

L’atmosfera lieta e famigliare con cui si celebrava il rito di Comunione e Ringraziamento sembra qui intaccata dal dramma dell’infedeltà.

È un forte richiamo alla vigilanza per tutti noi.

 

Gesù si consegna non perché il disegno del Padre reclamasse sangue... né che almeno uno la pagasse cara per tutti.

I tratti del Dio non pagano non hanno a che fare con il puntiglio del risarcimento.

Il Padre non ha bisogno di essere rimborsato di nulla.

Non è un vampiro energetico, non pretende che viviamo per lui; al contrario.

E lo vediamo nel Figlio, di cui persino Giuda può disporre. Ma affinché rifletta sulla propria condizione - e così Pietro.

 

Il Volto del Cristo è quello dell’uomo tradito.

Ma lascia fare, perché gli amici si appartengono - e Lui sa: l’inviolabilità della persona cara può non permanere, anche per cupidigia. Perfino a scapito di Chi per primo ci ha accolti.

Se cade il senso di appartenenza reciproca, ecco l’aspetto dell’Uomo autentico diventare quello dell’uomo venduto...

Tutto ciò avviene con un senso di perdita pacifico - non per effetto d’un disegno preordinato, ma affinché i discepoli riflettano sulla propria situazione, da riconoscere - e integrare.

È il modo tramite il quale veniamo educati alla consapevolezza della nostra carenza radicale; alla coscienza della distanza dall’ideale - del bisogno d’un cammino d’amore e genuinità, ben maggiore di ogni indennizzo.

Condizione quella degli apostoli (come si scruta nel passo di Vangelo) ancora vacua e disattenta, o addirittura belluina e pre-umana - incline pure a far commercio di Dio, e delle persone non artefatte.

È come se per attivarci attraverso il dubbio su Giuda e sull’intera comitiva attorno, il Signore stesse ancora silenziosamente dicendo - proprio a noi, ma senza moralismi: «Dove siete?».

 

A motivo delle persecuzioni, alcuni fedeli della comunità di Mt si erano lasciati intimidire e avevano abbandonato i fratelli di fede. Quale atteggiamento adottare nei loro confronti?

La scandalosa vicenda del fallimento dei primi discepoli apre incessanti spiragli alle assemblee di tutti i tempi: la logica del Regno non è intaccata da nulla.

Porte spalancate anche per chi rinnega e fugge il Maestro.

 

Il cammino religioso senza il balzo della Fede inculca nelle persone sensibili un progressivo e spiccato senso d’indegnità: impone un’attesa, snervante, di perfezioni che incalzano.

Conta la splendida abilità e attitudine: ciò che l’uomo fa per Dio.

Ma l’amore divino non è sotto condizione. Quindi nel percorso genuino e più affidabile vale anzitutto la sorpresa: ciò che il Signore crea per noi.

Egli è il Veniente, e il Soggetto che opera, dispone, guida - Colui che ritesse la trama. E con rovesci o balzi inattesi strappa dall’ossessione d’insufficienza.

Senza tale Amicizia libera e “guidata” più che sapiente, si cede e può capitare di vendere Cristo in cambio di fuochi fatui, bagliori momentanei, convinzioni altrui, futili cianfrusaglie; tornaconti, felicità scadenti.

 

Gesù continua a intingerci il boccone nel suo Sangue e a porgercelo. Man mano impareremo a schierarci per i suoi valori, affinché riviva attraverso noi come Pane spezzato e distribuito.

Poco a poco riusciremo persino a non ammutolire e non scappare di fronte al dono della vita... trasmutandoci in Alimento.

 

L’unico personaggio che invece rovina e autodistrugge se stesso (Mt 27,5) è quello compromesso sino in fondo con seduzioni esterne, e le false guide spirituali.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Se interpellato su ciò che caratterizza, t’impegni a squadernare convinzioni altrui e traguardi esterni o ricalcati? Ovvero sbandieri la libertà di essere e diventare te stesso in Cristo?

 

 

Il testo di don Mazzolari riproposto da Papa Francesco

Nostro fratello


Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui. Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni.

(Giovedì Santo, 3 aprile 1958)

Il capitello di Vézelay


«Mi consola contemplare quel capitello di Vézelay». È la confidenza spirituale offerta da Papa Francesco nella sua meditazione mattutina a Santa Marta. Il riferimento è a un capitello medievale della basilica di Vézelay, in Borgogna, dedicata a Santa Maria Maddalena, sull’antica via per Santiago de Compostela. Proprio sul primo capitello, a circa venti metri dal pavimento, a destra guardando l’altare, c’è una scultura che colpisce e sconcerta. Da un lato si vede Giuda impiccato, con la lingua di fuori, circondato dai diavoli. La sorpresa arriva dall’altro lato del capitello: c’è il Buon Pastore che porta sulle spalle proprio il corpo di Giuda.

(Papa Francesco, in L’Osservatore Romano 8 aprile 2020: https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-04/per-la-conversione-dei-tanti-giuda-di-oggi.html)

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The devotional and external purifications purify man ritually but leave him as he is replaced by a new bathing (Pope Benedict)
Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l’uomo ritualmente, lasciandolo tuttavia così com’è, subentra il bagno nuovo (Papa Benedetto)
If, on the one hand, the liturgy of these days makes us offer a hymn of thanksgiving to the Lord, conqueror of death, at the same time it asks us to eliminate from our lives all that prevents us from conforming ourselves to him (John Paul II)
La liturgia di questi giorni, se da un lato ci fa elevare al Signore, vincitore della morte, un inno di ringraziamento, ci chiede, al tempo stesso, di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che ci impedisce di conformarci a lui (Giovanni Paolo II)
The school of faith is not a triumphal march but a journey marked daily by suffering and love, trials and faithfulness. Peter, who promised absolute fidelity, knew the bitterness and humiliation of denial:  the arrogant man learns the costly lesson of humility (Pope Benedict)
La scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno. Pietro che aveva promesso fedeltà assoluta, conosce l’amarezza e l’umiliazione del rinnegamento: lo spavaldo apprende a sue spese l’umiltà (Papa Benedetto)
We are here touching the heart of the problem. In Holy Scripture and according to the evangelical categories, "alms" means in the first place an interior gift. It means the attitude of opening "to the other" (John Paul II)
Qui tocchiamo il nucleo centrale del problema. Nella Sacra Scrittura e secondo le categorie evangeliche, “elemosina” significa anzitutto dono interiore. Significa l’atteggiamento di apertura “verso l’altro” (Giovanni Paolo II)
Jesus shows us how to face moments of difficulty and the most insidious of temptations by preserving in our hearts a peace that is neither detachment nor superhuman impassivity (Pope Francis)
Gesù ci mostra come affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità o superomismo (Papa Francesco)
If, in his prophecy about the shepherd, Ezekiel was aiming to restore unity among the dispersed tribes of Israel (cf. Ez 34: 22-24), here it is a question not only of the unification of a dispersed Israel but of the unification of all the children of God, of humanity - of the Church of Jews and of pagans [Pope Benedict]
Se Ezechiele nella sua profezia sul pastore aveva di mira il ripristino dell'unità tra le tribù disperse d'Israele (cfr Ez 34, 22-24), si tratta ora non solo più dell'unificazione dell'Israele disperso, ma dell'unificazione di tutti i figli di Dio, dell'umanità - della Chiesa di giudei e di pagani [Papa Benedetto]
St Teresa of Avila wrote: «the last thing we should do is to withdraw from our greatest good and blessing, which is the most sacred humanity of Our Lord Jesus Christ» (cf. The Interior Castle, 6, ch. 7). Therefore, only by believing in Christ, by remaining united to him, may the disciples, among whom we too are, continue their permanent action in history [Pope Benedict]
Santa Teresa d’Avila scrive che «non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo» (Castello interiore, 7, 6). Quindi solo credendo in Cristo, rimanendo uniti a Lui, i discepoli, tra i quali siamo anche noi, possono continuare la sua azione permanente nella storia [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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