Confronti no, Eccezionalità sì
(Gv 21,20-25)
Ancora una volta nel quarto Vangelo si fronteggiano il passo e il carattere petrino [incerto] con quello del discepolo amato dal Signore.
Ma la pienezza di Dio traspare dall’intera Chiesa, se genuina. Le Vocazioni sono diverse. Nessuna in sé sufficiente.
Ciascuno sente l’Appello a portare avanti la propria Chiamata per Nome secondo carattere diretto, confidenziale, proprio, e passo dopo passo, senza arenarsi nei confronti.
Nessuno è modello superiore, o viceversa destinato a facsimile: l’amore erompe in modo personale, sempre libero, inedito.
L’opinione, la vicenda o curiosità altrui, è un veleno, sia per la realizzazione che per la dimensione missionaria.
Attenzione dunque alle dicerie, alle congetture, all’immagine, anche diffuse sul territorio.
Soprattutto in situazioni di monopolio, porterebbero all’omologazione, alla “vita media”, al collasso.
Bando ai paragoni:
«Me, segui» (v.22) significa aderire a un Cielo che abita ciascun figlio - e in Comunione, non in branco.
A ogni energia, storia, e sensibilità esclusiva, corrisponde un modo riservato, irripetibile, di essere discepoli.
Differenze e legami si ricompongono nello Spirito, che sa dove andare - chiamando ogni personalità singolare a dimensioni d’esistenza raccolta o estroversa - nella propria Radice.
Chi è spinto più all’azione [o riflessione] non deve indugiare, né volgersi indietro; piuttosto, immergersi.
Ciascuno è nel punto giusto. Non deve smarrire la strada unica.
Insomma, l’amore autentico non ha fondamenta generiche, bensì impredicibili, singolari, insolite; di rilievo comunque, sebbene “scorrette”.
Non dobbiamo distrarci dal nostro scopo naturale e spirituale innato.
Il mistero che avvolge Cristo dispiegato nel suo Popolo è inesauribile, e anche noi siamo chiamati in prima persona a ‘scrivere’ senza timori un caratteristico Vangelo (v.25) [cf. Gv 20,29-30].
La differenza tra religiosità antica e vita di Fede? Non siamo fotocopie d’una condotta persistente, bensì inventori e battistrada.
Cristo vuol essere reinterpretato in prima persona e nella convivialità delle differenze.
A ciascuno il Maestro riconosce un suo agire. Il consenso non c’entra con la Vocazione.
Invece spesso ci sediamo in armature esterne, e forse misuriamo anche il progetto di vita, il segno dei tempi, il dono, lo stimolo, il Segreto dei fratelli, con la stessa miopia di programmi commisurati.
Dio si riserva appunto d’indicarlo Lui a ciascuno. Oltre ogni ‘mappa’ e organigramma.
Poi, anche le “stabilità” sono parziali, attendono un compimento.
Chi scommette sulla Via della Fede sa di doversi allontanare dallo spirito di unilateralità.
Lo stesso vigore del cammino chiede la sosta quieta e il convergere.
Anche il “restare” lancia infine una sua energia tranquilla proprio alle iniziative... così via.
I modi della sequela che risuonano in fondo al cuore sono tanto vari quante le persone, gli accadimenti, i ritmi commisurati all’anima, le età.
Essi abbracciano la medesima Proposta - senza che in tale poliedricità si perda il Mistero perdurante, né alcun legame.
Solo qui, Mondo reale, Persona, Natura ed Eternità si alleano.
[Sabato 7.a sett. di Pasqua, 7 giugno 2025]