Gen 19, 2025 Scritto da 

L’unico peccato imperdonabile

«Bestemmiare contro il Santo Spirito»

(Mc 3,22-30)

 

«Ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno, ma è colpevole di eterno peccato» (v.29).

 

Spirito Santo è un termine che traduce l’ebraico Ruah haQodesh: un Vento impetuoso, non un’aria stagnante.

Quest’ultima, sarebbe un’atmosfera senza onda vitale, priva d’una fucina di relazioni; che non fa crescere: rende piatta la situazione.

«Spirito»: energia che butta all’aria la vicenda personale, comunitaria ed ecclesiale... al fine di farla maturare e rinnovarla.

Non per confermare lo standard, ma per dilatare i confini.

Basta scorrere i punti trattati nella recente enciclica sull’amicizia sociale per rendersi conto: frontiere, le ombre del mondo chiuso, sogni che vanno in frantumi, fine della coscienza storica, senza un progetto per tutti, lo scarto mondiale, gli sprechi anche alimentari... etc.

Lo Spirito introduce nella realtà una sorta di qualità sublime, (soprattutto) irrompendo con un’Azione che discerne l’evoluzione e la capovolge, ne fa un tutt’Altro rispetto allo spirito stagnante - ben disposto solo a ribadire, celebrare e diffondere se stesso.

«Santo» perché distingue la sfera della Vita - Santità - da quella paludosa dei germi mortiferi, che ci volgono al ripiegamento e all’autodistruzione.

 

Un tempo anche la «missionarietà» cattolica [persino la preziosa attività di promozione umana, immaginata estranea alla «evangelizzazione» - ideale dal sapore “protestante”] era concepita in termini di proselitismo interno.

Fratelli Tutti invece denuncia la realtà e il richiamo dei flagelli complessivi: le carenze di un progetto comune, la persistenza di uno «scarto mondiale» e l’insufficienza universale dei diritti umani; le situazioni di conflitto e paura, un progresso «senza rotta comune»... così via.

Il Vangelo stesso di oggi è nato come appello alle chiese e ai fedeli esposti alle ostilità, affinché non deflettano né si lascino scoraggiare nella testimonianza reale e genuina del Cristo nel mondo.

Appello da non tralasciare, malgrado la profonda miseria e i confini che continuano a celarsi nei cuori.

I credenti non devono mollare quel sentirsi attratti dalla potenza critica della Parola.

Nel tempo essa ha la forza di spogliare gli intriganti dalle loro manie di vanitosa grandezza o perversione, e far emergere la Luce che ci accomuna, attrae spontaneamente, senz’artificio.

I membri di chiesa che vivono di Fede-amore non possono identificarsi con stili di vita vantaggiosi, interpretazioni della realtà ormai datate e non cruciali, sebbene siano tipiche delle “religioni dottrina-disciplina” - o delle varie denominazioni storiche.

 

Come tristemente sottolinea Fratelli Tutti circa l’incontro tra le diverse confessioni cristiane:

«Non possiamo dimenticare il desiderio espresso da Gesù: che tutti siano Uno (Gv 17,21). Ascoltando il suo invito, riconosciamo con dolore che al processo di globalizzazione manca ancora il contributo profetico e spirituale dell’unità tra tutti i cristiani» (n.280).

Questo sì è un «imperdonabile peccato» - in tutti i sensi - non un peccatuccio da ridere.

Come affermava Giovanni Paolo II: «La “bestemmia” [di cui si tratta] non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce [Esso] non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione» (Udienza Generale 25 luglio 1990).

 

Solo l’opera colma di speranze incontra gl’insegnamenti di Gesù.

È il Crocifisso che rivela l’intimità di Dio e dell’uomo, nonché le distorsioni di quell’ipocrisia devota che privilegia lo spirito d’interesse e di frontiera, il potere, l’accumulo di qualsiasi risorsa, e i disvalori.

In simbiosi col passo di Lc e il nuovo Magistero, possiamo ribadire che è appunto nel momento delle minacce in situazione - oggi purtroppo anche globali - che si legge la portata della nostra scelta per il Signore.

C’è chi si affida alla fraternità trasparente, allo spirito dei figli, all’amore che «integra e raduna» (FT 190-192)... viceversa chi cerca fiducia in sé o tenta di rifarsi ai soliti calcoli mondani (vv.11-12), badando ai risultati più che alla fecondità dell’avviare processi (cf. FT 193-197).

Altro che piccole trasgressioni!

È nel momento delle minacce di fondo, che si legge la portata della nostra scelta per il Signore.

 

Mc allude in specie a scuse di circostanza, particolari, nella ricerca dell’appoggio: favori di paradigmi “culturali”, o di gente che conta. Ad es. agevolando le proprie vicende grazie a un servilismo ideologico e codino alle autorità, con annesse garanzie di via d’uscita.

Tutto ciò senza mai «pensare e generare un universo aperto» (cf. FT 87-127) che sappia andare oltre il «mondo di soci» e cordate - perfino ecclesiali, come ribadito in diverse occasioni dall’attuale pontefice [alludendo appunto agli stessi prelati].

Qui si affaccia il pericolo della bestemmia contro il Santo Spirito: allontanarsi dal Vangelo ritenendo che oggi Gesù sia per l’esclusivismo, o un estraneo che indichi cammini di rovina e morte, invece che d’autentica Vita.

 

Beninteso, non sono pochi coloro che forse negano esternamente il Cristo, ma non rigettano il senso di Gesù: vivono del suo stesso Spirito [amore del prossimo, vittoria sul male, speranza in un regno più autentico: v.10; FT 271ss].

Il Maestro e il nuovo impegno magisteriale - che suonano all’unisono - intendono scuotere le coscienze e farci capire la gravità di scelte contrarie al disegno di Dio.

Oggi gli impulsi dello Spirito che rinnova la faccia della terra sconvolgono il panorama, ma non per abbandonare l’umanità ai puri limiti e a un inesorabile oblio.

 

Scrive il Tao Tê Ching (xxxiv) circa il nostro confidare nel Perfetto:

«Come è universale il gran Tao! Può stare a sinistra come a destra». E il maestro Wang Pi commenta: «Non v’è nulla che l’universalità e la sovrabbondanza del Tao non raggiunga: a sinistra e a destra, in alto e in basso. Se ovunque conferisce e s’adopra, non v’è nulla cui non giunga». Ribadisce il maestro Ho-shang Kung: «Non v’è luogo che non gli convenga».

 

Il percorso di colui che cammina sulla Via della Libertà dev’essere senza timori, perché l’Esodo ci rende a noi stessi; riscattati e santificati.

Con un «cuore aperto al mondo intero» (FT 128-153): stabiliti nel «sapore locale» con «orizzonte universale».

Restituiti al nostro Nucleo e per la potenza della Fede che intreccia la nostra vicenda al Cristo personale e cosmico, vedremo realizzare l’impossibile Promessa; cose che non sappiamo, sovranamente efficaci.

Solo lo Spirito non va contro la nostra natura eminente, quindi è impermeabile, definitivo - pur non essendolo. Perché ci chiama a confidare: per questo non lascia attaccati a ombre, ricordi, antiche sicurezze e commemorazioni che non guidano lo sguardo altrove.

Fomentare il museo dei dettagli vintage [o abbandonarsi all’onda delle mode, anche di pensiero] significa incagliare la mente sul passato, sui vissuti che forse neanche sono stati mai posti in essere.

Semplici ideali d’un tempo altrui, modelli; teologizzazioni arcaiche, o viceversa edoniste.

 

Vogliamo esistere completamente, perché non siamo degli alterati.

Per questo ci sono le crisi, i rivolgimenti, i tagli: riconducono alla nostra fragranza, che - questa sì - potremmo smarrire.

Se viceversa permanessimo ancora identificati, rischieremmo di non metterci in posizione di scatto; di non cambiare i rapporti, e far sbiadire le energie presenti ora a tutto tondo (anche dentro).

Non facciamole come scivolar via - togliendo smalto alle emergenze inedite che ci chiamano.

Abbiamo lati dell’anima che altrimenti non si esprimerebbero, se non nei pericoli che frastornano, nelle relazioni difficili e a tutto campo, o nei rifiuti più dolorosi e finalmente stravolgenti, i quali ci costringono a spostare lo sguardo.

Ma bisogna deporre la mente precipitosa e opportunista, che cerca subito di rimediare e riparare secondo stereotipi.

Il pericolo e i tempi concitati vengono per ricordarci il nostro lato eterno. Esso può esprimersi solo quando la matrice del nostro stare in campo deflette, per predisporci ad accogliere la soluzione inattesa.

 

L’imprevista pena o sconfitta non ci farà “piacere per forza” in società anche ecclesiale, concatenata, ma consentirà di essere ciò che siamo. E diventare noi stessi, scoprire altre visuali - secondo Firma d’Autore.

Ciò anche quando agli altri sembrerà che la nostra vita sia perduta.

In realtà, ce la stiamo giocando senza esteriorità di contenuto, per innescare la Beltà integrale della nuova Giovinezza che non sappiamo, ma incede.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Come vivi la persecuzione? Maledizione ovvero Occasione?

Sotto minaccia, insulto, calunnia, processo, derisione, violenza, emergenza, hai mai pensato che Gesù ti avesse condotto in cammini di morte?

E facendo proprio il nuovo Magistero, quale taglio con le indecenze del passato, quale orizzonte giovane, quale beltà e relazioni difformi hai gustato?

 

 

Il male non è una forza anonima.

Limite delle liberazioni umane

 

Dobbiamo essere ben coscienti che il male non è una forza anonima che agisce nel mondo in modo impersonale o deterministico. Il male, il demonio, passa attraverso la libertà umana, attraverso l’uso della nostra libertà. Cerca un alleato, l’uomo. Il male ha bisogno di lui per diffondersi. È così che, avendo offeso il primo comandamento, l’amore di Dio, viene a pervertire il secondo, l’amore del prossimo. Con lui, l’amore del prossimo sparisce a vantaggio della menzogna e dell’invidia, dell’odio e della morte. Ma è possibile non lasciarsi vincere dal male e vincere il male con il bene (cfr Rm 12, 21). È a questa conversione del cuore che siamo chiamati. Senza di essa, le «liberazioni» umane tanto desiderate deludono, perché si muovono nello spazio ridotto concesso dalla ristrettezza di spirito dell’uomo, dalla sua durezza, dalle sue intolleranze, dai suoi favoritismi, dai suoi desideri di rivincita e dalle sue pulsioni di morte. La trasformazione in profondità dello spirito e del cuore è necessaria per ritrovare una certa chiaroveggenza e una certa imparzialità, il senso profondo della giustizia e quello del bene comune. Uno sguardo nuovo e più libero renderà capaci di analizzare e di mettere in discussione sistemi umani che conducono a vicoli ciechi, per andare avanti tenendo conto del passato, per non ripeterlo più con i suoi effetti devastanti. Questa conversione richiesta è esaltante perché apre delle possibilità facendo appello alle innumerevoli risorse che abitano il cuore di tanti uomini e donne desiderosi di vivere in pace e pronti ad impegnarsi per la pace. Ora essa è particolarmente esigente: si tratta di dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare. Perché solo il perdono dato e ricevuto pone le fondamenta durevoli della riconciliazione e della pace per tutti (cfr Rm 12,16b.18).

[Papa Benedetto, Discorso all’Incontro in Baabda Libano 15 settembre 2012]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]
In one of his most celebrated sermons, Saint Bernard of Clairvaux “recreates”, as it were, the scene where God and humanity wait for Mary to say “yes”. Turning to her he begs: “[…] Arise, run, open up! Arise with faith, run with your devotion, open up with your consent!” [Pope Benedict]
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «[…] Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» [Papa Benedetto]
«The "blasphemy" [in question] does not really consist in offending the Holy Spirit with words; it consists, instead, in the refusal to accept the salvation that God offers to man through the Holy Spirit, and which works by virtue of the sacrifice of the cross [It] does not allow man to get out of his self-imprisonment and to open himself to the divine sources of purification» (John Paul II, General Audience July 25, 1990))
«La “bestemmia” [di cui si tratta] non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce [Esso] non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione» (Giovanni Paolo II, Udienza Generale 25 luglio 1990)
Every moment can be the propitious “day” for our conversion. Every day (kathēmeran) can become the today of our salvation, because salvation is a story that is ongoing for the Church and for every disciple of Christ. This is the Christian meaning of “carpe diem”: seize the day in which God is calling you to give you salvation! (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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