Gen 15, 2025 Scritto da 

Volto opposto e Barchetta: l’espulsione (semplice) dei demoni

(Mc 3,7-12)

 

Il Regno del Padre annunciato da Gesù non era affatto legato a un credo qualsiasi: Dio non aveva solo un Volto diverso dal sistema impero e dal gran Sovrano delle religioni, ma addirittura opposto.

Questo il senso della lieta notizia che il suo Corpo vivente pressato da ogni dove e sballottato dalle onde [le sue fraternità, allora assediate] è sempre chiamato a proclamare con le opere di recupero delle persone in difficoltà, escluse dal giro dei forti.

In questo senso assai concreto, il Vangelo di Mc insiste sulla espulsione dei demoni - a partire da un genere di neutralizzazione che si radichi in una qualità di sguardo interiore e di rapporti eminenti, privi dell’istinto alla concorrenza. Persino laddove può sembrare impossibile.

In Cristo, medico dell'umanità sofferente, le cose dell’anima appaiono diverse, e così i rapporti. Tutto ciò porta il suo gruppo a una differente visione di sé, della storia, del mondo, delle moltitudini (vv.7-9) e dei problemi.

Cosa incredibile, il Vangelo suggerisce di ripartire dalle masse abbandonate dalle loro guide, dai loro “pastori”!

In tal modo - secondo l’ideale dei Profeti - il Signore stesso raduna e forma l'autentico resto d’Israele. Non accetta il tessuto politico e confessionale a portata di mano.

E con Lui in mezzo, i suoi intimi si configurano come nucleo di una società dai modi semplici, ma finalmente dal discernimento solido, e relazioni divine.

 

Al tempo di Mc, con il moltiplicarsi delle congiure di palazzo e la guerra civile, a Roma tutti avevano ampia coscienza che la Pax Romana era ormai solo un antico ricordo, una cruda illusione.

In un momento di consapevolezza dello sgretolamento dell’età dell’oro promessa dal regime, ecco accentuarsi la paura popolare e la credenza nel predominio degli spiriti immondi sul bene.

D’altro canto, invece di liberare la gente, tutte le autorità delle varie espressioni religiose dell’epoca ne risucchiavano le energie - diffondendo fantasie e timori che finivano per alimentare angosce diffuse, in specie le ansie (pie ma tormentose) delle persone inconsapevoli.

Sulla base dell’insegnamento alternativo e dell’opera del suo Maestro, la Chiesa si sente investita dal compito di liberare il popolo dei soggiogati.

Le torture al cardiopalmo e gli incubi devotissimi andavano in ogni caso posti sullo sfondo, affinché affievolissero spontaneamente.

 

Se di matrice autentica, in ogni tempo la nuova proposta di vita non farà più leva sui sensi d’indegnità e le fobie del castigo degli dèi.

 

L’esempio concreto del Cristo vivente è la Barchetta, qui al v.9 [testo greco]: la minuscola Assemblea dei figli, in cui Egli permane.

Essa doveva non lasciarsi schiacciare dalle inquietudini epocali e da ossessioni di colpa, d’inadeguatezza, che le false guide spirituali del tempo inculcavano nel popolo bisognoso di tutto - e grazie alla loro diseducazione, reso ancor più radicalmente insufficiente.

Oltre gli schiavi, in quel momento altri miserabili erano i sottomessi del mondo spietato dell’Impero, nonché asserviti a dottrine puntigliose, strampalate, pedanti, delle varie “autorità” religiose.

Perché intimidite, le folle non riuscivano a vedere possibilità di emancipazione da un’esistenza pedissequa, spaventata, smarrita, sopraffatta - fatta di paure superstiziose portate all’eccesso.

 

Slegati dalle antiche prigionie e capaci di assumere ansie e speranze di ogni folla, i credenti facevano leva sulla fiducia.

La loro potenza di guarigione non si adagiava sulle capacità manipolatorie o di persuasione occulta degli imbonitori.

Nella folla dei semplici, costoro incutevano scrupoli a non finire.

Viceversa, i minimi acquisivano una visione limpida della storia e della vita. Ciò grazie alle relazioni conviviali e alla nuova Fede che disintegrava le ottusità del pensiero comune.

Così potevano rinvenire energie personali e comunitarie latenti, aiutarsi l’un l’altro, e sostenere altre persone a sollevarsi da ogni vicenda.

In tal guisa, rubando al potere del male tutta l'umanità prigioniera degl’idoli paralizzanti, o falsamente consolatori.

 

Ancora oggi, i fedeli autentici mai pretendono di rimpolpare l’adesione alla propria convivialità di sorelle e fratelli, allineandosi al clima di timori sul quale - ancora, a tutto spiano - fanno leva alcune credenze in campo e altri leaders.

«Il» Figlio di Dio atteso - con l'articolo determinativo [v.11 testo greco: «quello»] doveva essere una sorta di Re dei prìncipi della terra (proprio secondo la formula d’imposizione delle tiare - finalmente musealizzate).

«Il» Messia atteso veniva immaginato alla stregua d’un personaggio eccezionale, che doveva imporsi in modo perentorio.

L’Unto del Signore avrebbe definitivamente spazzato via i problemi, garantendo al popolo eletto uno straordinario benessere a scapito altrui.

Invece, la logica d’Incarnazione non s’identifica con astuzie, calcoli opportunisti, né tradizioni popolaresche, o convenzioni d’élite.

Il Signore si faceva semplicemente Presente in modo profondo - nell’io superiore di ciascuno e nel suo Popolo.

 

Ciascuno deve avere accesso e vita nuova.

Così la turba affranta può diventare chiesa di nuove armonie, di altre alleanze - ma a partire dalla sua debolezza integrata, conciliata - non più per via d’ignoranza e sottrazione, o psicosi.

Aderendo a Cristo, convivenza, comunione, qualità di sostegno, vocazione, naturalezza, carattere personale e concretezza si abbinano.

Il Signore non avrebbe voluto una istituzione servile e adulatrice, né spiritata e vuota - che possa creare scalpori o piramidi, e mettere soggezione.

Neppure magniloquente, forte, capace di dettare condizioni, ideologia e norme - bensì ridotta a «piccola barca» [v.9 testo greco].

Per questo motivo, mai Gesù ha sopportato la ricerca di fama o l’esibizionismo (v.12) inconcludenti.

La sua Amicizia non paternalista ci accompagna, comprende, sovviene, recupera, e sta pure un passo indietro.

Ecco la Fraternità particolare e Chiesa stessa in grado di amalgamare; dalla configurazione intima, che accosta e congiunge tutti. Unica condizione convincente e amabile.

 

Dice il Tao Tê Ching (xxxviii):

«L’uomo autentico resta in ciò che è solido e non si sofferma in ciò che è labile, resta nel frutto e non si sofferma nel fiore».

E il maestro Ho-shang Kung commenta: «Il saggio che pratica la Via resta in ciò che nel Tao [Via] è solido: significa che fa restare la propria persona nella semplicità».

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Cosa ti libera dalle ossessioni? C’è bisogno di una configurazione d’appoggio rassicurante, o fluida?

Secondo te, come si può far confluire le folle attorno a Gesù affinché si formino personalità libere, e cresca un apostolato e una ecclesiologia di comunione, nel rispetto delle differenze?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]
In one of his most celebrated sermons, Saint Bernard of Clairvaux “recreates”, as it were, the scene where God and humanity wait for Mary to say “yes”. Turning to her he begs: “[…] Arise, run, open up! Arise with faith, run with your devotion, open up with your consent!” [Pope Benedict]
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «[…] Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» [Papa Benedetto]
«The "blasphemy" [in question] does not really consist in offending the Holy Spirit with words; it consists, instead, in the refusal to accept the salvation that God offers to man through the Holy Spirit, and which works by virtue of the sacrifice of the cross [It] does not allow man to get out of his self-imprisonment and to open himself to the divine sources of purification» (John Paul II, General Audience July 25, 1990))
«La “bestemmia” [di cui si tratta] non consiste propriamente nell’offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece, nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all’uomo mediante lo Spirito Santo, e che opera in virtù del sacrificio della croce [Esso] non permette all’uomo di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della purificazione» (Giovanni Paolo II, Udienza Generale 25 luglio 1990)
Every moment can be the propitious “day” for our conversion. Every day (kathēmeran) can become the today of our salvation, because salvation is a story that is ongoing for the Church and for every disciple of Christ. This is the Christian meaning of “carpe diem”: seize the day in which God is calling you to give you salvation! (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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