(Mc 3,7-12)
Il Regno del Padre annunciato da Gesù non era affatto legato a un credo qualsiasi: Dio non aveva solo un Volto diverso dal sistema impero e dal gran Sovrano delle religioni, ma addirittura opposto.
Questo il senso della lieta notizia che il suo Corpo vivente pressato da ogni dove e sballottato dalle onde [le sue fraternità, allora assediate] è sempre chiamato a proclamare con le opere di recupero delle persone in difficoltà, escluse dal giro dei forti.
In questo senso assai concreto, il Vangelo di Mc insiste sulla espulsione dei demoni - a partire da un genere di neutralizzazione che si radichi in una qualità di sguardo interiore e di rapporti eminenti, privi dell’istinto alla concorrenza. Persino laddove può sembrare impossibile.
In Cristo, medico dell'umanità sofferente, le cose dell’anima appaiono diverse, e così i rapporti. Tutto ciò porta il suo gruppo a una differente visione di sé, della storia, del mondo, delle moltitudini (vv.7-9) e dei problemi.
Cosa incredibile, il Vangelo suggerisce di ripartire dalle masse abbandonate dalle loro guide, dai loro “pastori”!
In tal modo - secondo l’ideale dei Profeti - il Signore stesso raduna e forma l'autentico resto d’Israele. Non accetta il tessuto politico e confessionale a portata di mano.
E con Lui in mezzo, i suoi intimi si configurano come nucleo di una società dai modi semplici, ma finalmente dal discernimento solido, e relazioni divine.
Al tempo di Mc, con il moltiplicarsi delle congiure di palazzo e la guerra civile, a Roma tutti avevano ampia coscienza che la Pax Romana era ormai solo un antico ricordo, una cruda illusione.
In un momento di consapevolezza dello sgretolamento dell’età dell’oro promessa dal regime, ecco accentuarsi la paura popolare e la credenza nel predominio degli spiriti immondi sul bene.
D’altro canto, invece di liberare la gente, tutte le autorità delle varie espressioni religiose dell’epoca ne risucchiavano le energie - diffondendo fantasie e timori che finivano per alimentare angosce diffuse, in specie le ansie (pie ma tormentose) delle persone inconsapevoli.
Sulla base dell’insegnamento alternativo e dell’opera del suo Maestro, la Chiesa si sente investita dal compito di liberare il popolo dei soggiogati.
Le torture al cardiopalmo e gli incubi devotissimi andavano in ogni caso posti sullo sfondo, affinché affievolissero spontaneamente.
Se di matrice autentica, in ogni tempo la nuova proposta di vita non farà più leva sui sensi d’indegnità e le fobie del castigo degli dèi.
L’esempio concreto del Cristo vivente è la Barchetta, qui al v.9 [testo greco]: la minuscola Assemblea dei figli, in cui Egli permane.
Essa doveva non lasciarsi schiacciare dalle inquietudini epocali e da ossessioni di colpa, d’inadeguatezza, che le false guide spirituali del tempo inculcavano nel popolo bisognoso di tutto - e grazie alla loro diseducazione, reso ancor più radicalmente insufficiente.
Oltre gli schiavi, in quel momento altri miserabili erano i sottomessi del mondo spietato dell’Impero, nonché asserviti a dottrine puntigliose, strampalate, pedanti, delle varie “autorità” religiose.
Perché intimidite, le folle non riuscivano a vedere possibilità di emancipazione da un’esistenza pedissequa, spaventata, smarrita, sopraffatta - fatta di paure superstiziose portate all’eccesso.
Slegati dalle antiche prigionie e capaci di assumere ansie e speranze di ogni folla, i credenti facevano leva sulla fiducia.
La loro potenza di guarigione non si adagiava sulle capacità manipolatorie o di persuasione occulta degli imbonitori.
Nella folla dei semplici, costoro incutevano scrupoli a non finire.
Viceversa, i minimi acquisivano una visione limpida della storia e della vita. Ciò grazie alle relazioni conviviali e alla nuova Fede che disintegrava le ottusità del pensiero comune.
Così potevano rinvenire energie personali e comunitarie latenti, aiutarsi l’un l’altro, e sostenere altre persone a sollevarsi da ogni vicenda.
In tal guisa, rubando al potere del male tutta l'umanità prigioniera degl’idoli paralizzanti, o falsamente consolatori.
Ancora oggi, i fedeli autentici mai pretendono di rimpolpare l’adesione alla propria convivialità di sorelle e fratelli, allineandosi al clima di timori sul quale - ancora, a tutto spiano - fanno leva alcune credenze in campo e altri leaders.
«Il» Figlio di Dio atteso - con l'articolo determinativo [v.11 testo greco: «quello»] doveva essere una sorta di Re dei prìncipi della terra (proprio secondo la formula d’imposizione delle tiare - finalmente musealizzate).
«Il» Messia atteso veniva immaginato alla stregua d’un personaggio eccezionale, che doveva imporsi in modo perentorio.
L’Unto del Signore avrebbe definitivamente spazzato via i problemi, garantendo al popolo eletto uno straordinario benessere a scapito altrui.
Invece, la logica d’Incarnazione non s’identifica con astuzie, calcoli opportunisti, né tradizioni popolaresche, o convenzioni d’élite.
Il Signore si faceva semplicemente Presente in modo profondo - nell’io superiore di ciascuno e nel suo Popolo.
Ciascuno deve avere accesso e vita nuova.
Così la turba affranta può diventare chiesa di nuove armonie, di altre alleanze - ma a partire dalla sua debolezza integrata, conciliata - non più per via d’ignoranza e sottrazione, o psicosi.
Aderendo a Cristo, convivenza, comunione, qualità di sostegno, vocazione, naturalezza, carattere personale e concretezza si abbinano.
Il Signore non avrebbe voluto una istituzione servile e adulatrice, né spiritata e vuota - che possa creare scalpori o piramidi, e mettere soggezione.
Neppure magniloquente, forte, capace di dettare condizioni, ideologia e norme - bensì ridotta a «piccola barca» [v.9 testo greco].
Per questo motivo, mai Gesù ha sopportato la ricerca di fama o l’esibizionismo (v.12) inconcludenti.
La sua Amicizia non paternalista ci accompagna, comprende, sovviene, recupera, e sta pure un passo indietro.
Ecco la Fraternità particolare e Chiesa stessa in grado di amalgamare; dalla configurazione intima, che accosta e congiunge tutti. Unica condizione convincente e amabile.
Dice il Tao Tê Ching (xxxviii):
«L’uomo autentico resta in ciò che è solido e non si sofferma in ciò che è labile, resta nel frutto e non si sofferma nel fiore».
E il maestro Ho-shang Kung commenta: «Il saggio che pratica la Via resta in ciò che nel Tao [Via] è solido: significa che fa restare la propria persona nella semplicità».
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa ti libera dalle ossessioni? C’è bisogno di una configurazione d’appoggio rassicurante, o fluida?
Secondo te, come si può far confluire le folle attorno a Gesù affinché si formino personalità libere, e cresca un apostolato e una ecclesiologia di comunione, nel rispetto delle differenze?