Conversione e Tempi
(Lc 13,1-9)
Conversione si riferisce a un processo che scuote l’anima, a motivo di un Incontro. Un ritrovarsi che apre alla conoscenza di noi stessi.
Un dialogo che proietta mente e azioni sulla realtà e sul Mistero, i quali rimandano incessantemente a un nuovo Esodo.
Ancora oggi, la controparte paludosa della vita di Fede s’incunea come un tarlo costante, ed è simboleggiata da un confronto arido, espresso nell’assenza di frutti sopra un albero inutilmente frondoso.
La vigna è icona del popolo eletto e il fico della sua prosperità centrale. Qui evoca il Tempio, in particolare il suo nucleo liturgico: il Santuario.
Secondo pregiudizi religiosi - di ceto, condizioni di purità, ministero, scremature progressive - all’interno di perimetri rigorosamente delimitati si rendeva omaggio al Dio d’Israele.
Il culto che si svolgeva nella zona sacra della vasta area del monte Sion doveva esprimere la lode d’un popolo in continuo ascolto, chiamato a una vita di condivisione e fraternità.
I frutti deliziosi che il Signore attendeva avrebbero dovuto essere dolci e teneri (come fichi), viceversa risultavano duri e immangiabili. Il suo Appello era stato lasciato cadere nel vuoto.
Le tante e vistose “foglie” del rito devotissimo non celebravano una vita di accoglienza e comprensione, bensì tendevano proprio a nascondere le bacche amare d’uno stile in nulla conforme al progetto divino.
Ci chiediamo: quanto tempo abbiamo a disposizione per emendarci e non regredire, vivendo appieno il presente? L’azione di governo del Padre è punitiva o solo responsabile e vivificante?
Nella parabola del fico sterile apprendiamo: unica condizione che può mutare una storia d’infertilità e squallore - nonché il pericolo del formalismo - è il tempo ancora necessario per assimilare la Parola.
Processo in avanti, legato all’imprevedibile modalità in cui il Richiamo vitale del Seme e il particolare protendersi delle sue radici s’intreccia alla terra dell’anima, quindi trabocca in relazione agli accadimenti.
Appello che non cessa; nel cui riverbero si elabora e rafforza il cambiamento di mentalità che introduce nel reciproco ospitale delle convivialità e nel disegno di liberazione per un mondo alternativo: il Regno di Dio.
Ormai in mano a una casta inutile e corrotta che aveva lasciato spegnere il rapporto vitale, i fili dell’ignorato disegno di Salvezza e Giustizia (nel senso anzitutto di autentiche posizioni Dio-uomo e rapporti giusti) vengono riannodati dall’intensità di relazione Padre-Figlio.
Dopo i tre anni di vita pubblica, c’è un “quarto anno” che si estende alla storia della Chiesa (vv.7-9).
Essa non vuole celare il rigoglio della vita ma farla sbocciare, e senza posa richiama una crescita fiorente; per un sentimento di Famiglia dal frutto dolcissimo, che non s’accontenta di pratiche esteriori.
Onde superare condizionamenti, sospetti, blocchi, insuccessi, c’è bisogno di respiro: si tratta di calcare una lunga via di esplorazioni.
Non esistono scorciatoie, né utili conversioni a U secondo il codice di autorità ufficiali, perennemente impegnate ad attenuare e omologare i picchi carismatici.
Gesù aveva infatti invitato le folle ad avere capacità di pensiero e giudizio autonomi (Lc 12,57: «Ora, perché non giudicate anche da voi stessi quel ch’è giusto?»).
Guai a farsi assoggettare, accettando l’omertà per calcolo o paura. Ne va della nostra dignità e della ricchezza missionaria cui Dio chiama.
Per questo motivo le autorità consideravano Gesù alla stregua d’un galileo: sovversivo e rivoltoso.
Egli subisce un’altra intimidazione da parte di mandatari dei capi religiosi (Lc 13,1). Sembra di assistere a una sceneggiata di prevaricazioni che forse conosciamo.
Come sottolinea l’enciclica Fratelli Tutti, il Signore sogna ancora un progetto «con grandi obiettivi, per lo sviluppo di tutta l'umanità (n.16)».
A tale scopo «abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci» (n.17).
La logica precipitosa - come pure la fretta epidermica della società degli eventi - crea sperequazioni, non solo in campo mercantile.
Insomma, tutto diventa opportunità di fioritura e terreno d’azione dell’Eterno, storia davvero nostra: magistero di teologia autentica e umanizzazione - se la vicenda del popolo si dispiega in cammino.
Nei processi che innescano una storia di redenzione secondo logica evangelica, la memoria del passato non estrania ma interpella: non fornisce banalmente inerti criteri indefettibili per giudicare il presente e ottenere ripercussioni o capacità di pronostico per il futuro.
Il credo dell’idealismo filosofico-religioso può essere un bozzolo in cui cullarsi, ma dalla Fede attenta e propulsiva scaturisce una vita d’amore anche imprevedibile, capace di recuperi inspiegabili: esige giudizio personale e nuova grinta in situazione.
Dannoso rispolverare e riadattare cose antiche o sogni unilaterali.
È necessario avere occhi aperti e insieme dare tempo, affinché superiamo i fatalismi del monoteismo arcaico, i sentimenti che confondono l’emotivismo intimista con la passione per le cose di Dio, i fondamentalismi riduzionisti e schematici, le illusioni di essere già a posto sul sentiero della conversione.
Il Dio della religione antica ha le sue pretese e non appare longanime. Il Padre di Gesù sa attendere. Tollera sia la cocciutaggine che le incaute accelerazioni.
Non s’irrita, non cede alla frenesia del colpo su colpo. Non si disinteressa, però non si lagna; né si vendica.
Propone soluzioni.
Ribadisce occasioni che sciolgano la dura tempra dei nostri idoli - per una evoluzione verso un rinnovato capolavoro di celestiale Pazienza.
Ha lo stile della mamma o comunque del genitore - parente stretto - che a furia di carezze e baci convince il ragazzino capriccioso affinché si nutra di quel cibo che lo farà crescere (con calma) e così superarsi.
In tal modo non provoca guai irreparabili - anzi ci sbalordirà.
Per una nuova Primavera, in cui il fico dia il suo irripetibile frutto zuccherino [mai già asciutto o essiccato] succoso e altamente energetico - prima delle molte foglie.
Affinché la fraternità non permanga «tutt’al più come un’espressione romantica» (FT, 109).
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Come tuteli in Cristo il vissuto comunitario e le tue trasposizioni di Fede? Qual è il punto di omologazione nelle soddisfazioni, e dove collochi la tua Preziosità?