L’io inferiore senza Fede, teatrante
Mt 6,1-6.16-18 (.19-23)
Trombe, grancasse e recitanti, o strumenti perfetti
«Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro» (Mt 6,1). Gesù, nel Vangelo di oggi, rilegge le tre opere fondamentali di pietà previste dalla legge mosaica. L’elemosina, la preghiera e il digiuno caratterizzano l’ebreo osservante della legge. Nel corso del tempo, queste prescrizioni erano state intaccate dalla ruggine del formalismo esteriore, o addirittura si erano mutate in un segno di superiorità. Gesù mette in evidenza in queste tre opere di pietà una tentazione comune. Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce il desiderio di essere stimati e ammirati per la buona azione, di avere cioè una soddisfazione. E questo, da una parte rinchiude in se stessi, dall’altra porta fuori da se stessi, perché si vive proiettati verso quello che gli altri pensano di noi e ammirano in noi. Nel riproporre queste prescrizioni, il Signore Gesù non chiede un rispetto formale ad una legge estranea all'uomo, imposta da un legislatore severo come fardello pesante, ma invita a riscoprire queste tre opere di pietà vivendole in modo più profondo, non per amore proprio, ma per amore di Dio, come mezzi nel cammino di conversione a Lui. Elemosina, preghiera e digiuno: è il tracciato della pedagogia divina che ci accompagna, non solo in Quaresima, verso l’incontro con il Signore Risorto; un tracciato da percorrere senza ostentazione, nella certezza che il Padre celeste sa leggere e vedere anche nel segreto del nostro cuore».
[Papa Benedetto, omelia 9 marzo 2011]
«Ma tu quando preghi, entra nella tua camera e chiusa la tua porta [Is 26,20; 2Re 4,33] prega il Padre tuo che è nel segreto» (Mt 6,6).
Dice il Tao: «Chi tenta di splendere, oscura la sua stessa Luce» e «Se ti preoccupi delle opinioni della gente, sarai loro prigioniero».
I discepoli sono chiamati a una rettitudine d’intenzione (perfezione) superiore a quella di scribi e farisei - i quali adempivano in funzione dell’apparenza, dell’opinione pubblica, della retribuzione.
Gesù non mette in forse le pratiche religiose in sé, ma il loro scopo e modo.
Obbiettivo: [fra i veterani ancora giudaizzanti, delle sue comunità di Galilea e Siria] smascherare gli insistenti dell’adempiere esteriore.
Perché scaltrezza e recita della santità riescono a imbrogliare l’immaginario di molti... almeno per un periodo.
Ma le astuzie che siamo abilissimi allestire per mendicare riconoscimenti non possiedono il passo della Sapienza.
Digiuno, penitenza e preghiera sono opere fondamentali, eppure del tutto prive di valore e significato, se non sono rese vive dalla carità e accompagnate da giustizia.
La vita nello Spirito si distacca dalla pratica delle cose “spirituali” - da mostrare… per illudere anche se stessi.
Infine, l’artificio (tutto accidentale) della santa doppiezza diventa vago; prima o poi un boomerang.
A quel tempo l’impegno per le Elemosine era tenuto in gran conto, ma era divenuto generale l’uso di annunciare le iniziative più importanti - in sinagoga e perfino nelle strade.
Per Gesù la pubblicità intacca quel che ci appartiene profondamente [non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra] ed è onorevole.
Pure agli uomini di spettacolo anche “devotamente” funambolo, o politici di mestiere cui inizia a mancare lo spunto, piace farsi considerare benefattori dell’umanità. Ma il loro vero obbiettivo è andare in scena - non la diffusione d’uno spirito di disinteresse.
Intendono essere riconosciuti e di nuovo acclamati - per questo usano un modo assolutamente vistoso, esibizionista e pacchiano.
Raggiunta la loro vera mèta opportunista e individualista, malgrado l’altruismo di facciata pianterebbero tutto lì.
Ogni adempimento convinto dovrebbe fiorire spontaneo e nascosto, invece che nel sovraccarico - ma figuriamoci che gusto, non farlo sapere [...].
In realtà, rinunciando alla propaganda di facciata per promuovere dimensioni contrarie, si spegnerebbero lacerazioni intime e conflitti; si libererebbero energie nascoste. Si allargherebbe la consapevolezza più feconda.
Un medesimo orientamento vale per la Preghiera, molto meglio se inapparente. La vita interiore non è recita innaturale.
L'orazione dei figli non si riduce a una ripetizione di nenie, né a una richiesta di favori; tantomeno passerella esibizionista e affettata, per farsi considerare persone pie, “a modo” e “a posto”.
Nel Tempio i sacrifici erano accompagnati da pubbliche formule. A tale effetto, anche le sinagoghe erano considerate un prolungamento del Tempio. E nelle ore stabilite si faceva orazione anche per strada.
Chi era in grado di recitare lunghe litanie a memoria poteva così ostentare la propria virtù e farsi ammirare.
Ma il Dialogo con Dio non è prestazione, bensì Ascolto essenziale: radice del rinnovamento; distinguo di criteri e azione.
Intesa ed empatia, percezione intima e intelligenza profonda delle cose ci recuperano al senso della vita personale - discrimine della nostra crescita e dell’amore per i fratelli.
Perché abbiamo sete di questo sapere, che si coglie nella sua purezza esclusiva unicamente in uno spazio di solitudine?
Per il fatto che l’anima - sovrastata di fracassi - non coglierebbe altrimenti la guida dell’Amico innato, né la sua stessa qualità essenziale.
Ci sono domande ineludibili, fuori della portata del nostro io inferiore, ossia delle nostre attività cerebrali o pratiche.
Qual è la nostra Via? Come accogliere ciò che ha peso specifico e caratterizza?
Non vale la pena risolvere i problemi precipitosamente, a tutti i costi, in modo conformista o esasperato.
Certo, non sempre si va d’accordo con Dio che pure vuole farci fiorire. Qual è l’antidoto?
L’orazione aperta stabilisce le persone in questa atmosfera intima, segreta, nascosta, che ci appartiene radicalmente,
Nello Spirito s’intreccia alle fibre più profonde, ancestrali - e via via fa affiorare il percorso e destino celato.
La preghiera personale è creativa.
Non solo cancella l’idea che ci siamo fatti della vita, dei dolori, delle mète, delle relazioni, delle sconfitte, dei giudizi…
(Le amarezze sembra non facciano volare la vita - ma invitano a spostare l’occhio).
E l’Ascolto d’attenzione ci trasmette una nuova Lettura; fa uscire dai confini. Mette in contatto con altre energie e virtù.
Un più alto livello di umanità viene a noi solo nello stupore di tale consiglio differente, dell’intuizione inattesa; d’una realtà che spiazza.
Principio di Liberazione che lascia incontrare i nostri stessi lati profondi, e li ricorda a noi stessi, facendo percorrere il territorio affine - che ancora non sappiamo.
Bisogna comprendere più a fondo di quanto consentono i meccanismi azione-reazione, ricolmi di tensione distratta - assente dalla propria Chiamata per Nome, che ci donerebbe entusiasmo.
Non di rado, l’anima stessa - che detesta certi esiti con cui la società [anche ecclesiale] dell’esterno vorrebbe lasciarci convivere - si rivolta, attacca e porta al fallimento degli obbiettivi troppo normali.
Persino i disagi giungono per il semplice fatto che non siamo sulla Via delle profonde sintonie: “punta” che flette le sue contrazioni verso di noi, per aver scelto la strada larga ma artificiale dei compromessi.
Vi sono inclinazioni fondamentali per ciascuno: ad esse sarebbe costruttivo cedere - e lasciarsi guidare.
Il nostro esistere completo non è un percorso tracciato dal “dove dovremmo andare”.
È opportuno non intestardire, e imparare a ospitare l'attività di metamorfosi che vuole vivere; esprimersi in noi - per guidarci e talora deviare dal “come dovremmo essere”.
La donna e l’uomo che si raccolgono in preghiera vengono strappati dall’omologazione dei codici interpretativi, e dalla malattia della società dell’apparire - tutta seduta nei pareri e nel tempo del minimale.
Identica impostazione di visuale per il tema del Digiuno: pratica considerata manifestazione della conversione a Dio.
Ma con sorpresa notiamo che il richiamo di Gesù vale in specie per i religiosi dall’aria forzatamente pensosa e disfatta.
Non pochi devoti d’ogni credo usano atteggiarsi in modo stravagante - pacchiana espressione dei propri problemi affettivi.
Infatti, qua e là, anche in ambiti giovanili, sembra ci sia qualche rigurgito di ascesi artificiosa.
Ma così i credenti percorrono solo la via delle rinunce di maniera [quelle che Dio non chiede], artefatte. E per l’esatto contrario, rendendo isterica l’onda vitale.
Siamo invece chiamati ad essere in compagnia: di se stessi e dei fratelli. Perfino la rinuncia è per la convivenza armonica, senza forzature che dissocino le linee portanti della personalità.
Anche qui il discernimento degli spiriti diventa occasione propizia per creare spazio alla vocazione umanizzante.
Già il profeta Isaia aveva distinto fra digiuno autentico e falso [Is 58] ossia non finalizzato alla vita di giustizia e comunione, quindi alla festa e alla gioia.
Inutile sottoporsi a pratiche che non cambiano il cuore.
Lungo la strada poco spontanea o col trucco - abnorme, o adultoide (del plagio subìto o imposto di testa propria all’anima) il belare dell’agnellino prima o poi diverrà un ruggire o un ragliare. Questione di tempo.
Nel discernimento degli spiriti, è l’atteggiamento che rivela la fiction di chi in realtà pensa solo il potere (nell’avidità) e grandi cose, proprio quelle da superiori megalomani, o eletti.
Tutto ciò usando il povero Gesù e i piccoli, ovvero un qualsiasi credo purchessia, come paraventi - appunto, per il viceversa.
Elemosina, digiuno e preghiera sono attitudini, non pratiche conoscibili fuori del linguaggio irripetibile di Dio stesso e del suo modo eccezionale di comunicare con ogni persona.
Dialogo d’una eccentrica, preziosa, ineffabile, fantastica, insuperabile unicità, che non si lascia attrarre da esteriorità di vetrine, né dal livellamento da branco, o grancasse.
Mettendo sullo sfondo il tempo del chiasso ambiguo.
«Proprio perché grande, la mia Via sembra non sia simile a nulla [...] Non ardisco esser primo nel mondo, perciò posso essere capo degli strumenti perfetti» [Tao Tê Ching, Lxvii].
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
La tua vita spirituale è tempo di chiasso... o periodo e terreno fecondo, occasione propizia per interiorizzare, incontrare se stessi, la propria essenza, e Dio nei fratelli?