Giu 6, 2025 Scritto da 

Schiettezza

1. Nei Vangeli troviamo un altro fatto che attesta la coscienza di Gesù di possedere un’autorità divina, e la persuasione che di tale autorità ebbero gli evangelisti e la prima comunità cristiana. Infatti i Sinottici sono concordi nel dire che gli ascoltatori di Gesù “erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi” (Mc 1, 22; Mt 7, 29; Lc 4, 32). È un’informazione preziosa che Marco ci dà fin dall’inizio del suo Vangelo. Essa ci attesta che la gente aveva colto subito la differenza tra l’insegnamento di Cristo e quello degli scribi israeliti, e non solo nel modo, ma nella stessa sostanza: gli scribi poggiavano il loro insegnamento sul testo della Legge mosaica, della quale erano interpreti e chiosatori; Gesù non seguiva affatto il metodo di un “insegnante” o di un “commentatore” della Legge antica, ma si comportava come un legislatore e, in definitiva, come uno che aveva autorità sulla Legge. Si noti: gli ascoltatori sapevano bene che si trattava della Legge divina, data da Mosè in forza di in potere che Dio stesso gli aveva concesso come a suo rappresentante e mediatore presso il popolo di Israele.

Gli evangelisti e la prima comunità cristiana che riflettevano su quell’osservazione degli ascoltatori circa l’insegnamento di Gesù, si rendevano conto ancor meglio del suo significato integrale, perché potevano confrontarla con tutto il successivo ministero di Cristo. Per i Sinottici e per i loro lettori era quindi logico il passaggio dall’affermazione di un potere sulla Legge mosaica e su tutto l’Antico Testamento a quella della presenza di un’autorità divina in Cristo. E non solo come in un Inviato o Legato di Dio come era stato nel caso di Mosè: Cristo attribuendosi il potere di completare e interpretare autorevolmente o addirittura di dare in modo nuovo la Legge di Dio, mostrava la sua coscienza di essere “uguale a Dio” (cf. Fil 2, 6).

2. Che il potere attribuitosi da Cristo sulla Legge comporti un’autorità divina, lo dimostra il fatto che egli non crea un’altra Legge abolendo l’antica: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per dare compimento” (Mt 5, 17). È chiaro che Dio non potrebbe “abolire” la Legge che egli stesso ha dato. Può invece - come fa Gesù Cristo - chiarire il suo pieno significato, far capire il suo giusto senso, correggere le false interpretazioni e le arbitrarie applicazioni, a cui il popolo e i suoi stessi maestri e dirigenti, cedendo alle debolezze e limitazioni della condizione umana, l’hanno piegata.

Per questo Gesù annunzia, proclama e richiede una “giustizia” superiore a quella degli scribi e dei farisei (cf. Mt 5, 20), la “giustizia” che Dio stesso si è proposto ed esige con l’osservanza fedele della Legge in ordine al “regno dei cieli”. Il Figlio dell’uomo opera dunque come un Dio che ristabilisce ciò che Dio ha voluto e posto una volta per sempre.

3. Difatti della Legge di Dio egli anzitutto proclama: “In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno della legge, senza che tutto sia compiuto” (Mt 5, 18). È una dichiarazione drastica, con la quale Gesù vuole affermare sia l’immutabilità sostanziale della Legge mosaica, sia il compimento messianico che essa riceve nella sua parola. Si tratta di una “pienezza” dell’Antica Legge, che egli, insegnando “come uno che ha autorità” sulla Legge, fa vedere che si manifesta soprattutto nell’amore di Dio e del prossimo. “Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti” (Mt 22, 40). Si tratta di un “compimento” corrispondente allo “spirito” della Legge, che già traspare dalla “lettera” dell’Antico Testamento, che Gesù coglie, sintetizza, e propone con l’autorità di uno che è Signore anche della Legge. I precetti dell’amore, e anche della fede generatrice di speranza nell’opera messianica, che egli aggiunge alla Legge antica esplicitandone il contenuto e sviluppandone le virtualità nascoste, sono pure un compimento.

La sua vita è un modello di questo compimento, sicché Gesù può dire ai suoi discepoli non solo e non tanto: Seguite la mia Legge, ma: Seguite me, imitate me, camminate nella luce che viene da me.

4. Il Discorso della montagna, come è riportato da Matteo, è il luogo del Nuovo Testamento dove si vede affermato chiaramente ed esercitato decisamente da Gesù il potere sulla Legge che Israele ha ricevuto da Dio come cardine dell’alleanza. È là che, dopo avere dichiarato il valore perenne della Legge e il dovere di osservarla (Mt 5, 18-19), Gesù passa ad affermare la necessità di una “giustizia” superiore a “quella degli scribi e dei farisei”, ossia di una osservanza della Legge animata dal nuovo spirito evangelico di carità e di sincerità.

Le esemplificazioni concrete sono note. La prima consiste nella vittoria sull’ira, il risentimento, il malanimo che si annidano facilmente nel cuore umano, anche quando si può esibire un’esteriore osservanza dei precetti mosaici, tra i quali quello di non uccidere: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio” (Mt 5, 21-22). La stessa cosa vale per chi avrà offeso un altro con parole ingiuriose, con scherzi e derisioni. È la condanna di ogni cedimento all’istinto dell’avversione, che potenzialmente è già un atto di lesione e persino di uccisione, almeno spirituale, perché viola l’economia dell’amore nei rapporti umani e fa del male agli altri e a questa condanna Gesù intende contrapporre la Legge della carità che purifica e riordina l’uomo fin nei più intimi sentimenti e movimenti del suo spirito. Della fedeltà a questa Legge Gesù fa una condizione indispensabile della stessa pratica religiosa: “Se dunque presenti la tua offerta all’altare e là ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5, 23-24). Trattandosi di una legge d’amore, è persino irrilevante chi sia ad avere in cuore qualcosa contro l’altro: l’amore predicato da Gesù parifica e unifica tutti nel volere il bene, nello stabilire o ristabilire l’armonia nei rapporti col prossimo, persino in casi di contese e di procedimenti giudiziari (cf. Mt 5, 25).

5. Un’altra esemplificazione di perfezionamento della Legge è quella circa il sesto comandamento del Decalogo, nel quale Mosè proibiva l’adulterio. Con un linguaggio iperbolico e persino paradossale, atto a richiamare l’attenzione e a scuotere lo stato d’animo degli ascoltatori, Gesù annuncia. “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio, ma io vi dico . . .” (Mt 5, 27); e condanna anche gli sguardi e i desideri impuri, mentre raccomanda la fuga delle occasioni, il coraggio della mortificazione, la subordinazione di tutti gli atti e i comportamenti alle esigenze della salvezza dell’anima e di tutto l’uomo (cf. Mt 5, 29-30).

A questo caso se ne ricollega in certo modo un altro che Gesù affronta subito: “Fu anche detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico . . .” e dichiara decaduta la concessione fatta dall’antica Legge al popolo di Israele “per la durezza del cuore” (cf. Mt 19, 8), proibendo anche questa forma di violazione della legge dell’amore in armonia con il ristabilimento della indissolubilità del matrimonio (cf. Mt 19, 9).

6. Con lo stesso procedimento Gesù contrappone all’antico divieto di spergiurare, quello di non giurare affatto (Mt 5, 33-38), e la ragione che emerge abbastanza chiaramente è ancora fondata nell’amore: non si deve essere increduli o diffidenti col prossimo, quando è abitualmente schietto e leale, e piuttosto occorre da una parte e dall’altra seguire questa legge fondamentale del parlare e dell’agire: “Il vostro linguaggio sia , se è sì; no, se è no. Il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37).

[Giovanni Paolo II, Udienza Generale 14 ottobre 1987]

7
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
But the mystery of the Trinity also speaks to us of ourselves, of our relationship with the Father, the Son and the Holy Spirit (Pope Francis)
Ma il mistero della Trinità ci parla anche di noi, del nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (Papa Francesco)
Jesus contrasts the ancient prohibition of perjury with that of not swearing at all (Matthew 5: 33-38), and the reason that emerges quite clearly is still founded in love: one must not be incredulous or distrustful of one's neighbour when he is habitually frank and loyal, and rather one must on the one hand and on the other follow this fundamental law of speech and action: "Let your language be yes if it is yes; no if it is no. The more is from the evil one" (Mt 5:37) [John Paul II]
Gesù contrappone all’antico divieto di spergiurare, quello di non giurare affatto (Mt 5, 33-38), e la ragione che emerge abbastanza chiaramente è ancora fondata nell’amore: non si deve essere increduli o diffidenti col prossimo, quando è abitualmente schietto e leale, e piuttosto occorre da una parte e dall’altra seguire questa legge fondamentale del parlare e dell’agire: “Il vostro linguaggio sia sì, se è sì; no, se è no. Il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37) [Giovanni Paolo II]
And one thing is the woman before Jesus, another thing is the woman after Jesus. Jesus dignifies the woman and puts her on the same level as the man because he takes that first word of the Creator, both are “God’s image and likeness”, both; not first the man and then a little lower the woman, no, both. And the man without the woman next to him - both as mother, as sister, as bride, as work partner, as friend - that man alone is not the image of God (Pope Francis)
E una cosa è la donna prima di Gesù, un’altra cosa è la donna dopo Gesù. Gesù dignifica la donna e la mette allo stesso livello dell’uomo perché prende quella prima parola del Creatore, tutti e due sono “immagine e somiglianza di Dio”, tutti e due; non prima l’uomo e poi un pochino più in basso la donna, no, tutti e due. E l’uomo senza la donna accanto – sia come mamma, come sorella, come sposa, come compagna di lavoro, come amica – quell’uomo solo non è immagine di Dio (Papa Francesco)
Only one creature has already scaled the mountain peak: the Virgin Mary. Through her union with Jesus, her righteousness was perfect: for this reason we invoke her as Speculum iustitiae. Let us entrust ourselves to her so that she may guide our steps in fidelity to Christ’s Law (Pope Benedict)
Una sola creatura è già arrivata alla cima della montagna: la Vergine Maria. Grazie all’unione con Gesù, la sua giustizia è stata perfetta: per questo la invochiamo Speculum iustitiae. Affidiamoci a lei, perché guidi anche i nostri passi nella fedeltà alla Legge di Cristo (Papa Benedetto)
Jesus showed us with a new clarity the unifying centre of the divine laws revealed on Sinai […]  Indeed, in his life and in his Paschal Mystery Jesus brought the entire law to completion.  Uniting himself with us through the gift of the Holy Spirit, he carries with us and in us the “yoke” of the law, which thereby becomes a “light burden” (Pope Benedict)
Gesù ci ha mostrato con una nuova chiarezza il centro unificante delle leggi divine rivelate sul Sinai […] Anzi, Gesù nella sua vita e nel suo mistero pasquale ha portato a compimento tutta la legge. Unendosi con noi mediante il dono dello Spirito Santo, porta con noi e in noi il "giogo" della legge, che così diventa un "carico leggero" (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.