Feb 15, 2025 Scritto da 

"La carità non tiene conto del male ricevuto" (1 Cor 13, 5) 

1. "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme" (Mc 10, 33). Con queste parole il Signore invita i discepoli a percorrere con Lui il cammino che dalla Galilea conduce al luogo dove si consumerà la sua missione redentrice. Questo cammino verso Gerusalemme, che gli Evangelisti presentano come il coronamento dell'itinerario terreno di Gesù, costituisce il modello della vita del cristiano, impegnato a seguire il Maestro sulla via della Croce. Anche agli uomini e alle donne di oggi Cristo rivolge l'invito a "salire a Gerusalemme". Lo rivolge con forza particolare in Quaresima, tempo favorevole per convertirsi e ritrovare la piena comunione con Lui, partecipando intimamente al mistero della sua morte e risurrezione.  

La Quaresima, pertanto, rappresenta per i credenti l'occasione propizia di una profonda revisione di vita. Nel mondo contemporaneo, accanto a generosi testimoni del Vangelo, non mancano battezzati che, dinanzi all'esigente appello ad intraprendere la "salita verso Gerusalemme", assumono un atteggiamento di sorda resistenza ed a volte anche di aperta ribellione. Sono situazioni in cui l'esperienza della preghiera è vissuta in modo piuttosto superficiale, così che la parola di Dio non incide nell'esistenza. Lo stesso Sacramento della Penitenza è ritenuto da molti insignificante e la Celebrazione eucaristica domenicale soltanto un dovere da assolvere. 

Come accogliere l'invito alla conversione che Gesù ci rivolge anche in questa Quaresima? Come realizzare un serio cambiamento di vita? Occorre innanzitutto aprire il cuore ai toccanti messaggi della liturgia. Il periodo che prepara alla Pasqua rappresenta un provvidenziale dono del Signore ed una preziosa possibilità per avvicinarsi a Lui, rientrando in se stessi e mettendosi in ascolto dei suoi interiori suggerimenti. 

2. Ci sono cristiani che pensano di poter fare a meno di tale costante sforzo spirituale, perché non avvertono l'urgenza di confrontarsi con la verità del Vangelo. Essi tentano di svuotare e rendere innocue, perché non turbino il loro modo di vivere, parole come: "Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano" (Lc 6, 27). Tali parole, per queste persone, risuonano quanto mai difficili da accettare e da tradurre in coerenti comportamenti di vita. Sono infatti parole che, se prese sul serio, obbligano ad una radicale conversione. Invece, quando si è offesi e feriti, si è tentati di cedere ai meccanismi psicologici dell'autocompassione e della rivalsa, ignorando l'invito di Gesù ad amare il proprio nemico. Eppure le vicende umane d'ogni giorno mettono in luce, con grande evidenza, quanto il perdono e la riconciliazione siano irrinunciabili per porre in essere un reale rinnovamento personale e sociale. Questo vale nelle relazioni interpersonali, ma anche nei rapporti fra comunità e fra nazioni. 

3. I numerosi e tragici conflitti che dilaniano l'umanità, scaturiti talvolta anche da malintesi motivi religiosi, hanno scavato solchi di odio e di violenza tra popoli e popoli. A volte, questo avviene anche tra gruppi e fazioni all'interno di una stessa nazione. Si assiste infatti talora, con un doloroso senso di impotenza, al riaffiorare di lotte che si credevano definitivamente sopite e si ha l'impressione che alcuni popoli siano coinvolti in una spirale di violenza inarrestabile, che continuerà a mietere vittime e vittime, senza una concreta prospettiva di soluzione. E gli auspici di pace, che si levano da ogni parte del mondo, risultano inefficaci: l'impegno necessario per avviare verso la desiderata concordia non riesce ad affermarsi. 

Di fronte a questo inquietante scenario, i cristiani non possono restare indifferenti. E' per questo che, nell'Anno giubilare appena concluso, mi sono fatto voce della richiesta di perdono della Chiesa a Dio per i peccati dei suoi figli. Siamo ben consapevoli che le colpe dei cristiani ne hanno purtroppo offuscato il volto immacolato, ma, confidando nell'amore misericordioso di Dio che non tiene conto del male in vista del pentimento, sappiamo anche di poter continuamente riprendere fiduciosi il cammino. L'amore di Dio trova la sua espressione più alta proprio quando l'uomo, peccatore e ingrato, viene riammesso alla piena comunione con Lui. In quest'ottica, la "purificazione della memoria" costituisce soprattutto la rinnovata confessione della misericordia divina, una confessione che la Chiesa, ai suoi diversi livelli, è chiamata ogni volta a fare propria con rinnovata convinzione. 

 4. L'unica via della pace è il perdono. Accettare e donare il perdono rende possibile una nuova qualità di rapporti tra gli uomini, interrompe la spirale dell'odio e della vendetta e spezza le catene del male, che avvincono il cuore dei contendenti. Per le nazioni in cerca di riconciliazione e per quanti auspicano una coesistenza pacifica tra individui e popoli, non c'è altra via che questa: il perdono ricevuto ed offerto. Quanto ricche di salutari insegnamenti risuonano le parole del Signore: "Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" (Mt 5, 44-45)! Amare chi ci ha offesi disarma l'avversario e può trasformare in un luogo di solidale cooperazione anche un campo di battaglia.  

E' una sfida, questa, che concerne le singole persone, ma anche le comunità, i popoli e l'intera umanità. Interessa, in modo speciale, le famiglie. Non è facile convertirsi al perdono ed alla riconciliazione. Riconciliarsi può già apparire problematico quando all'origine c'è una propria colpa. Se poi la colpa è dell'altro, riconciliarsi può essere visto addirittura come irragionevole umiliazione. Per fare un simile passo è necessario un cammino di interiore conversione; occorre il coraggio dell'umile obbedienza al comando di Gesù. La sua parola non lascia dubbi: non solo chi provoca l'inimicizia, ma anche chi la subisce deve cercare la riconciliazione (cfr Mt 5, 23-24). Il cristiano deve fare la pace anche quando si sente vittima di chi l'ha ingiustamente offeso e percosso. Il Signore stesso ha agito così. Egli attende che il discepolo lo segua, cooperando in tal modo alla redenzione del fratello. 

In questo nostro tempo, il perdono appare sempre più come dimensione necessaria per un autentico rinnovamento sociale e per il consolidarsi della pace nel mondo. La Chiesa, annunciando il perdono e l'amore per i nemici, è consapevole di immettere nel patrimonio spirituale dell'intera umanità un modo nuovo di rapportarsi agli altri; un modo certo faticoso, ma ricco di speranza. In questo essa sa di poter contare sull'aiuto del Signore, che mai abbandona chi a Lui ricorre nelle difficoltà.  

5. "La carità non tiene conto del male ricevuto" (1 Cor 13,5). In questa espressione della prima Lettera ai Corinti, l'apostolo Paolo ricorda che il perdono è una delle forme più elevate dell'esercizio della carità. Il periodo quaresimale rappresenta un tempo propizio per meglio approfondire la portata di questa verità. Mediante il Sacramento della riconciliazione, il Padre ci dona in Cristo il suo perdono e questo ci spinge a vivere nella carità, considerando l'altro non come un nemico, ma come un fratello. 

Possa questo tempo di penitenza e di riconciliazione incoraggiare i credenti a pensare e ad operare nel segno di una carità autentica, aperta a tutte le dimensioni dell'uomo. Questo atteggiamento interiore li condurrà a portare i frutti dello Spirito (cfr Gal 5, 22) e ad offrire con cuore nuovo l'aiuto materiale a chi è nel bisogno. 

Un cuore riconciliato con Dio e con il prossimo è un cuore generoso. Nei giorni sacri della Quaresima la ‘colletta’ assume un significativo valore, perché non si tratta di donare qualcosa del superfluo per tranquillizzare la propria coscienza, ma di farsi carico con sollecitudine solidale della miseria presente nel mondo. Considerare il volto dolorante e le condizioni di sofferenza di tanti fratelli e sorelle non può non spingere a condividere almeno parte dei propri beni con chi è in difficoltà. E l'offerta quaresimale risulta ancor più ricca di valore, se chi la compie si è liberato dal risentimento e dall'indifferenza, ostacoli che tengono lontani dalla comunione con Dio e con i fratelli. 

Il mondo attende dai cristiani una coerente testimonianza di comunione e di solidarietà. Sono al riguardo quanto mai illuminanti le parole dell'apostolo Giovanni: "Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (1 Gv 3, 17). 

Fratelli e Sorelle! San Giovanni Crisostomo, commentando l'insegnamento del Signore sul cammino verso Gerusalemme, ricorda che Cristo non lascia i discepoli ignari delle lotte e dei sacrifici che li attendono. Egli sottolinea che rinunciare al proprio ‘io’ è difficile, ma non impossibile quando si può contare sull'aiuto di Dio a noi concesso "mediante la comunione con la persona di Cristo" (PG 58, 619 s).  

Ecco perché, in questa Quaresima, desidero invitare tutti i credenti ad un'ardente e fiduciosa preghiera al Signore, perché conceda a ciascuno di fare una rinnovata esperienza della sua misericordia. Solo questo dono ci aiuterà ad accogliere e vivere in modo sempre più gioioso e generoso la carità di Cristo, che "non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità" (1 Cor 13, 5-6). 

Con questi sentimenti invoco la protezione della Madre della Misericordia sul cammino quaresimale dell'intera Comunità dei credenti e di cuore imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica. 

Dal Vaticano, 7 Gennaio 2001

[Papa Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima 2001]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The works of mercy are “handcrafted”, in the sense that none of them is alike. Our hands can craft them in a thousand different ways, and even though the one God inspires them, and they are all fashioned from the same “material”, mercy itself, each one takes on a different form (Misericordia et misera, n.20)
Le opere di misericordia sono “artigianali”: nessuna di esse è uguale all’altra; le nostre mani possono modellarle in mille modi, e anche se unico è Dio che le ispira e unica la “materia” di cui sono fatte, cioè la misericordia stessa, ciascuna acquista una forma diversa (Misericordia et misera, n.20)
At this moment, the Lord repeats his question to each of us: “who do you say that I am?” (Mt 16:15). A clear and direct question, which one cannot avoid or remain neutral to, nor can one remand it or delegate the response to someone else. In this question there is nothing inquisitional (Pope Francis)
In questo momento, ad ognuno di noi il Signore Gesù ripete la sua domanda: «Voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Una domanda chiara e diretta, di fronte alla quale non è possibile sfuggire o rimanere neutrali, né rimandare la risposta o delegarla a qualcun altro. Ma in essa non c’è nulla di inquisitorio (Papa Francesco)
Love is indeed “ecstasy”, not in the sense of a moment of intoxication, but rather as a journey, an ongoing exodus out of the closed inward-looking self towards its liberation through self-giving, and thus towards authentic self-discovery and indeed the discovery of God (Deus Caritas est n.6)
Sì, amore è « estasi », ma estasi non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi come cammino, come esodo permanente dall'io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio (Deus Caritas est n.6)
Before asking them, the Twelve, directly, Jesus wants to hear from them what the people think about him, and he is well aware that the disciples are very sensitive to the Teacher’s renown! Therefore, he asks: “Who do men say that I am?” (v. 27). It comes to light that Jesus is considered by the people as a great prophet. But, in reality, he is not interested in the opinions and gossip of the people (Pope Francis)
Prima di interpellare direttamente loro, i Dodici, Gesù vuole sentire da loro che cosa pensa di Lui la gente – e sa bene che i discepoli sono molto sensibili alla popolarità del Maestro! Perciò domanda: «La gente, chi dice che io sia?» (v. 27). Ne emerge che Gesù è considerato dal popolo un grande profeta. Ma, in realtà, a Lui non interessano i sondaggi e le chiacchiere della gente (Papa Francesco)
In the rite of Baptism, the presentation of the candle lit from the large Paschal candle, a symbol of the Risen Christ, is a sign that helps us to understand what happens in the Sacrament. When our lives are enlightened by the mystery of Christ, we experience the joy of being liberated from all that threatens the full realization (Pope Benedict)
Nel rito del Battesimo, la consegna della candela, accesa al grande cero pasquale simbolo di Cristo Risorto, è un segno che aiuta a cogliere ciò che avviene nel Sacramento. Quando la nostra vita si lascia illuminare dal mistero di Cristo, sperimenta la gioia di essere liberata da tutto ciò che ne minaccia la piena realizzazione (Papa Benedetto)
And he continues: «Think of salvation, of what God has done for us, and choose well!». But the disciples "did not understand why the heart was hardened by this passion, by this wickedness of arguing among themselves and seeing who was guilty of that forgetfulness of the bread" (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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