Nov 14, 2024 Scritto da 

Un marchesato non mi basta, io miro un Regno

2. Lodiamo Dio insieme col salmista: egli “è fedele per sempre”: il Dio dell’alleanza.
Egli è colui che “rende giustizia agli oppressi”, che “dà il pane agli affamati” - come gli chiediamo ogni giorno.
Dio è colui che “ridona la vista ai ciechi”: ridona in particolare la vista dello spirito.
Egli “rialza chi è caduto”.
Egli “sostiene l’orfano e la vedova” . . . (Sal 146 [145], 6-9).

3. Proprio la vedova si trova al centro della odierna liturgia della Parola. Questa è una ben nota figura del Vangelo: la povera vedova che gettò nel tesoro “due spiccioli, cioè un quattrino” (Mc 12, 42) - (quale è il valore approssimativo di questa moneta?).
Gesù osservava “come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte” (Mc 12, 41).

Vedendo la vedova e la sua offerta disse ai discepoli: “Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri . . . Tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 43-44).

4. La vedova del Vangelo ha il suo parallelo nell’antica alleanza. La prima lettura della liturgia dal libro dei Re, ricorda un’altra vedova, quella di Zarepta, che su richiesta del profeta Elia divise con lui tutto ciò che aveva per sé e per suo figlio: il pane e l’olio, anche se ciò che aveva bastava solo per loro due.

Ed ecco - secondo la predizione di Elia - avvenne il miracolo: la farina della giara non si esaurì e l’orcio dell’olio non si svuotò . . . e così fu per diversi giorni (cf. 1 Re 17, 14-17).

5. Una comune caratteristica unisce ambedue le vedove - quella dell’antica e quella della nuova alleanza -. Tutte e due sono povere e al tempo stesso generose: danno tutto quello che è nella loro possibilità. Tutto ciò che possiedono. Tale generosità del cuore è una manifestazione del totale affidamento a Dio. E perciò la liturgia odierna giustamente ricollega queste due figure con la prima beatitudine del discorso della montagna di Cristo:

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5, 3).
I “poveri in spirito” - così come quella vedova di Zarepta ai tempi di Elia, e quell’altra del tempio di Gerusalemme, ai tempi di Cristo - dimostrano nella loro povertà una grande ricchezza dello spirito.
Infatti: il povero in spirito è ricco nello spirito. E proprio solo colui che è ricco in spirito può arricchire gli altri.
Cristo insegna che “di essi è il Regno dei cieli”.

6. Per noi che partecipiamo al sacrificio eucaristico questa indicazione è particolarmente importante. Solo quando la nostra presenza qui rivela quella “povertà in spirito” di cui parla la beatitudine di Cristo, solo allora possiamo offrire la nostra offerta al grande “tesoro spirituale” della Chiesa: possiamo portare questa offerta all’altare in quello spirito che Dio, nostro creatore, e Cristo, nostro redentore, s’aspettano da noi.

La lettera agli Ebrei parla di Cristo, eterno sacerdote, che intercede in nostro favore presentando al cospetto di Dio Padre il sacrificio della croce sul Golgota.
E questo unico, santissimo e indefinito valore del sacrificio di Cristo abbraccia anche le offerte che noi portiamo all’altare.
Occorre che queste offerte siano simili allo spicciolo di quella vedova del tempio gerosolimitano, ed anche all’offerta della vedova di Zarepta dei tempi di Elia.
Occorre che queste nostre offerte presentate all’altare - la nostra partecipazione all’Eucaristia - portino in sé un segno della beatitudine di Cristo circa i “poveri in spirito”.

7. La Chiesa intera oggi medita la verità racchiusa in queste parole della liturgia. Mi è dato oggi, come Vescovo di Roma, meditarle insieme con voi fedeli della parrocchia di san Luigi Gonzaga, ai Parioli. Il vostro patrono, san Luigi, ha vissuto in pienezza ia beatitudine evangelica della povertà in spirito, cioè dello spogliamento degli onori e dei beni terreni per conquistare la vera ricchezza, che è il Regno di Dio. Diceva infatti al padre, marchese di Castiglione delle Stiviere: “Un marchesato non mi basta, io miro un regno”; intendeva riferirsi evidentemente al Regno dei cieli. Per attuare questo suo desiderio Luigi rinunciò al titolo e all’eredità paterna per entrare nel noviziato romano della Compagnia di Gesù. Si fece povero per diventare ricco. Annoterà più tardi in un suo scritto: “Anche i principi sono cenere, come i poveri”. Così come la “povera vedova”, diede tutto al Signore con generosità e slancio, che ha dell’eroismo. Scelse infatti per sé le incombenze più umili, dedicandosi al servizio degli ammalati, soprattutto nell’epidemia di peste che colpì Roma nel 1590, e dando la sua vita per essi.

[Papa Giovanni Paolo II, omelia alla parrocchia s. Luigi Gonzaga, 6 novembre 1988]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The "widow" represents the soul of the People from whom God, the Bridegroom, has been stolen. The "poor" is such because she is the victim of a deviant teaching: a doctrine that arouses fear, more than humility or a spirit of totality. Jesus mourns the condition of she who should have been helped by the Temple instead of impoverished
La “vedova” raffigura l’anima del Popolo cui è stato sottratto Dio, lo Sposo. La “povera” è tale perché vittima di un insegnamento deviante: dottrina che suscita timore, più che umiltà o spirito di totalità. Gesù piange la condizione di colei che dal Tempio avrebbe dovuto essere aiutata, invece che impoverita
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Today, as yesterday, the Church needs you and turns to you. The Church tells you with our voice: don’t let such a fruitful alliance break! Do not refuse to put your talents at the service of divine truth! Do not close your spirit to the breath of the Holy Spirit! (Pope Paul VI)
Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo! (Papa Paolo VI)
Sometimes we try to correct or convert a sinner by scolding him, by pointing out his mistakes and wrongful behaviour. Jesus’ attitude toward Zacchaeus shows us another way: that of showing those who err their value, the value that God continues to see in spite of everything (Pope Francis)
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che continua a vedere malgrado tutto (Papa Francesco)

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