Gesù richiama i suoi alla mitezza ed umiltà di cuore come luogo di ristoro da ogni fatica, imparando da Lui.
A riguardo della mitezza di Dio, negli scritti del Povero d’Assisi (Lodi di Dio Altissimo) troviamo questa meravigliosa espressione:
«Tu sei umiltà […] Tu sei bellezza. Tu sei Mansuetudine» (FF 261).
Francesco, Alter Christus, era davvero un uomo mite e tutto ciò che gli richiamava la mansuetudine di Gesù lo guardava e riveriva con grande rispetto e scrupolo.
Lo stesso Tommaso da Celano, uno dei suoi principali biografi, descrive Francesco così:
“Quanto era bello, stupendo e glorioso nella sua innocenza, nella semplicità della sua parola […] Di carattere mite, di indole calmo, affabile nel parlare, cauto nell’ammonire” (FF 464).
Per la sua malattia agli occhi, dinanzi al chirurgo che arroventava il ferro per cauterizzare la parte malata, Francesco così si rivolge a «frate focu»:
"Il Padre per confortare il corpo già scosso dal terrore, così parla al fuoco:
«Frate mio fuoco, di bellezza invidiabile fra tutte le creature, l’Altissimo ti ha creato vigoroso, bello e utile. Sii propizio a me in quest’ora, sii cortese! Perché da gran tempo ti ho amato nel Signore. Prego il Signore grande, che ti ha creato di temperare ora il tuo calore in modo che io possa sopportarlo, se mi bruci con dolcezza».
Terminata la preghiera, traccia un segno di croce sul fuoco e poi aspetta intrepido. Il Santo si offre pronto e sorridente al ferro.
I frati presenti, inorriditi e tremanti si erano allontanati. Tornati che furono, dopo l’operazione, Francesco si rivolge loro:
«Pusillanimi e di poco coraggio, perché siete fuggiti? In verità vi dico, non ho provato né l’ardore del fuoco né alcun dolore della carne».
E rivolto al medico:
«Se la carne non è bene cauterizzata, brucia di nuovo».
Con stupore di questi che, rivolto ai frati, disse: “Vi dico, frati, che oggi ho visto cose mirabili" (FF 752).
E Chiara, nel suo Testamento, raccomanda alle sorelle, in primo luogo a chi presiede la comunità, l’atteggiamento e lo stile del Vangelo:
«Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza, come crederanno meglio, per sé o a favore delle sorelle» (FF 2848).
Questi due Giganti del Vangelo si nutrirono di umiltà e mitezza trovando in esse la loro difesa.
«Imparate da me, che sono mite e tapino di cuore, e troverete riposo per le vite vostre» (Mt 11,29).
Mercoledì 2.a sett. Avvento (Mt 11,28-30)