Gesù vuole la guarigione totale dell’uomo e una fede autentica: compagna di cammino.
Per divina rivelazione, Francesco, da buon conoscitore della Parola, negli eventi narrati dalle Fonti sottolinea tutto questo, facendo emergere l’opera di salvezza del Redentore.
Intanto vale rammentare quanto il suo biografo Celano esprime nella Vita prima e che, in relazione al brano di Vangelo considerato, porge una cornice significativa per capire il fatto in sé.
Il Celano parla delle ali del Serafino in connessione con il Poverello.
Leggiamo:
“Se […] sull’esempio del beato Francesco conserveremo in ogni opera buona purezza di intenzione e rettitudine di azione, così da rivolgere [le ali] a Dio, impegnandoci senza stanchezza a seguire in tutto il suo volere […] Il secondo paio di ali simboleggia il duplice precetto della carità verso il prossimo: confortare l’anima con la Parola di Dio e aiutare il corpo con i mezzi materiali.
Difficilmente esse si congiungono, perché assai di rado un’unica persona può attendere ai due compiti [aiuto comunitario, dunque!]
Le loro penne rappresentano le diverse opere per svolgere la funzione di consiglio e soccorso al prossimo.
Le due ali devono coprire il corpo ogni volta che questo, denudato a causa del peccato, viene di nuovo rivestito dell’innocenza mediante il pentimento e la confessione.
Le loro penne raffigurano tutti i buoni affetti e desideri suscitati nell’anima dalla esecrazione delle colpe e dal desiderio di giustizia” (FF 520).
Tale condizione si realizzò nel beato padre Francesco, che mai si staccava da fatiche e sofferenze, vivendo crocifisso.
Anche lui, all’inizio, paralitico nell’anima e guarito nei peccati perdonati da Cristo, attestò con la vita di fede e penitenza che Dio sana il corpo ma ancor più l’interiorità rattrappita dell’uomo, e che nel consiglio e nel soccorso dato al prossimo risiede la concretezza della fede operosa.
Al Povero d’Assisi, a cui Cristo aveva detto «Francesco alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina. Ti sono perdonati i tuoi peccati», per la Misericordia che testimonia la divinità del Figlio, Francesco stesso divenne strumento di guarigione per molti.
“Nel territorio di Narni viveva un fanciullo con una tibia talmente deformata che non poteva muoversi se non appoggiandosi su due stampelle. Era povero e viveva di elemosine, poiché era ammalato da molti anni e non conosceva neppure suo padre e sua madre. Per i meriti del beatissimo padre nostro Francesco riacquistò piena salute, e camminava liberamente, senza bastone, lodando e benedicendo Iddio e il suo Servo fedele” (FF 545).
«Vedendo la loro fede, disse: Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati. Alzati e torna a casa tua» (Lc 5,20.24).
Lunedì 2.a sett. di Avvento (Lc 5,17-26)