Nel capitolo venti del Vangelo di Matteo, Gesù paragona il Regno dei cieli ad un padrone che chiama e accoglie a lavorare nella sua vigna a tutte le ore, perfino quanti arrivano all’ultima ora. Senza nulla togliere a quelli che hanno lavorato duramente tutto il giorno, il Signore accoglie pienamente anche coloro che arrivano tardi, secondo l’orologio umano.
Dio, nella sua bontà, valuta in base ad un criterio diverso dai pregiudizi degli uomini.
Per questo: «gli ultimi saranno i primi e i primi, ultimi» (Mt 20,16).
Nelle Fonti Francescane troviamo un Poverello che amava la laboriosità e non il pregiudizio, rifuggendo l’ozio.
Aveva però compreso che il nostro Dio non è dispotico, bensì dispensa i suoi beni in totale gratuità.
Il Minore guardava sempre alla Bontà dell’Artefice di ogni cosa, che ha cura di ciascuno, e tutti vuole condurre nel suo Regno.
Esortava i suoi frati a lavorare con sollecitudine nella Vigna del Signore, accogliendo chiunque e stando lontano solo da chi oziava.
Le Fonti raccontano:
“Quando i frati dimoravano a Rivotorto, c’era uno di loro che poco pregava, non lavorava e si rifiutava di andare alla cerca perché si vergognava: mangiava forte, però.
Considerando una simile condotta, Francesco capì con la luce dello Spirito Santo che quello era un uomo carnale. E gli rivolse queste parole:
«Va’ per la tua strada, fratello Mosca! Tu vuoi mangiare il lavoro dei tuoi fratelli, ma sei ozioso nel servizio di Dio. Sei come il fuco, che non lavora e non raccoglie, e divora il frutto della fatica delle api operose».
Quel tale se ne andò per la sua strada, senza nemmeno chiedere scusa, da quell’uomo carnale che era” (FF 1612).
Tuttavia Francesco non aveva pregiudizi, e sempre contemplava la Suprema Bontà di Dio, risalendo all’Origine salvifica di ogni cosa.
In tal guisa “esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere” (FF 1162).
Quindi non mancava di ammonire i suoi frati a non essere invidiosi di quanto il Signore operava nel prossimo:
“Chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene” (FF 157 Ammonizioni).
E ancora:
“Voglio che i miei frati lavorino e si tengano esercitati. Così non andranno in giro, oziando con il cuore e con la lingua, a pascersi di cose illecite” (FF1093).
Mercoledì della 20.a sett. T.O. (Mt 20,1-16)