Mar 31, 2025 Scritto da 

Non è il distintivo di una squadra

Farsi «il segno della croce» distrattamente e ostentare «il simbolo dei cristiani» come fosse «il distintivo di una squadra» o «un ornamento», magari con «pietre preziose, gioielli e oro», non ha nulla a che vedere con «il mistero» di Cristo. Tanto che Papa Francesco ha suggerito un esame di coscienza proprio sulla croce, per verificare come ciascuno di noi porta nella quotidianità l’unico vero «strumento di salvezza». Ecco le linee di riflessione che il Pontefice ha proposto nella messa celebrata martedì mattina, 4 aprile, a Santa Marta.

«Attira l’attenzione — ha fatto notare subito, riferendosi al passo dell’evangelista Giovanni (8, 21-30) — che in questo breve passo del Vangelo per tre volte Gesù dice ai dottori della legge, agli scribi, ad alcuni farisei: “Morirete nei vostri peccati”». Lo ripete «tre volte». E «lo dice — ha aggiunto — perché non capivano il mistero di Gesù, perché avevano il cuore chiuso e non erano capaci di aprire un po’, di cercare di capire quel mistero che era il Signore». Infatti, ha spiegato il Papa, «morire nel proprio peccato è una cosa brutta: significa che tutto finisce lì, nella sporcizia del peccato».

Ma poi «questo dialogo — nel quale per tre volte Gesù ripete “morirete nei vostri peccati” — continua e, alla fine, Gesù guarda indietro alla storia della salvezza e fa ricordare loro qualcosa: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso”». Il Signore dice proprio: «quando avrete innalzato il figlio dell’uomo».

Con queste parole — ha affermato il Pontefice, riferendosi al brano tratto dal libro dei Numeri (21, 4-9) — «Gesù fa ricordare quello che è accaduto nel deserto e abbiamo sentito nella prima lettura». È il momento in cui «il popolo annoiato, il popolo che non può sopportare il cammino, si allontana dal Signore, sparla di Mosè e del Signore, e trova quei serpenti che mordono e fanno morire». Allora «il Signore dice a Mosè di fare un serpente di bronzo e innalzarlo, e la persona che subisce una ferita del serpente, e che guarda quello di bronzo, sarà guarita».

«Il serpente — ha proseguito il Papa — è il simbolo del cattivo, è il simbolo del diavolo: era il più astuto degli animali nel paradiso terrestre». Perché «il serpente è quello che è capace di sedurre con le bugie», è «il padre della menzogna: questo è il mistero». Ma allora «dobbiamo guardare il diavolo per salvarci? Il serpente è il padre del peccato, quello che ha fatto peccare l’umanità». In realtà «Gesù dice: “Quando io sarò innalzato in alto, tutti verranno a me”. Ovviamente questo è il mistero della croce».

«Il serpente di bronzo guariva — ha detto Francesco — ma il serpente di bronzo era segno di due cose: del peccato fatto dal serpente, della seduzione del serpente, dell’astuzia del serpente; e anche era segnale della croce di Cristo, era una profezia». E «per questo il Signore dice loro: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono”». Così possiamo dire, ha affermato il Papa, che «Gesù si è “fatto serpente”, Gesù si “è fatto peccato” e ha preso su di sé le sporcizie tutte dell’umanità, le sporcizie tutte del peccato. E si è “fatto peccato”, si è fatto innalzare perché tutta la gente lo guardasse, la gente ferita dal peccato, noi. Questo è il mistero della croce e lo dice Paolo: “Si è fatto peccato” e ha preso l’apparenza del padre del peccato, del serpente astuto».

«Chi non guardava il serpente di bronzo dopo essere ferito da un serpente nel deserto — ha spiegato il Pontefice — moriva nel peccato, il peccato di mormorazione contro Dio e contro Mosè». Allo stesso modo, «chi non riconosce in quell’uomo innalzato, come il serpente, la forza di Dio che si è fatto peccato per guarirci, morirà nel proprio peccato». Perché «la salvezza viene soltanto dalla croce, ma da questa croce che è Dio fatto carne: non c’è salvezza nelle idee, non c’è salvezza nella buona volontà, nella voglia di essere buoni». In realtà, ha insistito il Papa, «l’unica salvezza è in Cristo crocifisso, perché soltanto lui, come il serpente di bronzo significava, è stato capace di prendere tutto il veleno del peccato e ci ha guarito lì».

«Ma cosa è la croce per noi?» è la questione posta da Francesco. «Sì, è il segno dei cristiani, è il simbolo dei cristiani, e noi facciamo il segno della croce ma non sempre lo facciamo bene, alle volte lo facciamo così... perché non abbiamo questa fede alla croce» ha evidenziato il Papa. La croce, poi, ha affermato, «per alcune persone è un distintivo di appartenenza: “Sì, io porto la croce per far vedere che sono cristiano”». E «sta bene», però «non solo come distintivo, come se fosse una squadra, il distintivo di una squadra»; ma, ha detto Francesco, «come memoria di colui che si è fatto peccato, che si è fatto diavolo, serpente, per noi; si è abbassato fino ad annientarsi totalmente».

Inoltre, è vero, «altri portano la croce come un ornamento, portano croci con pietre preziose, per farsi vedere». Ma, ha fatto presente il Pontefice, «Dio disse a Mosè: “Chi guarda il serpente sarà guarito”; Gesù dice ai suoi nemici: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora conoscerete”». In sostanza, ha spiegato, «chi non guarda la croce, così, con fede, morirà nei propri peccati, non riceverà quella salvezza».

«Oggi — ha rilanciato il Papa — la Chiesa ci propone un dialogo con questo mistero della croce, con questo Dio che si è fatto peccato, per amore a me». E «ognuno di noi può dire: “per amore a me”». Così, ha proseguito, è opportuno domandarci: «Come porto io la croce: come un ricordo? Quando faccio il segno della croce, sono consapevole di quello che faccio? Come porto io la croce: soltanto come un simbolo di appartenenza a un gruppo religioso? Come porto io la croce: come ornamento, come un gioiello con tante pietre preziose d’oro?». Oppure «ho imparato a portarla sulle spalle, dove fa male?».

«Ognuno di noi oggi — ha suggerito il Pontefice a conclusione della sua meditazione — guardi il crocifisso, guardi questo Dio che si è fatto peccato perché noi non moriamo nei nostri peccati e risponda a queste domande che io vi ho suggerito».

[Papa Francesco, omelia s. Marta, in L’Osservatore Romano 05/04/2017]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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While he is about to entrust to the Apostles — which in fact means “envoys” — the mission of taking the Gospel to all the world, Jesus promises that they will not be alone. The Holy Spirit, the Counselor, will be with them, and will be beside them, moreover, will be within them, to protect and support them. Jesus returns to the Father but continues to accompany and teach his disciples through the gift of the Holy Spirit (Pope Francis)
Mentre sta per affidare agli Apostoli – che vuol dire appunto “inviati” – la missione di portare l’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, Gesù promette che non rimarranno soli: sarà con loro lo Spirito Santo, il Paraclito, che si porrà accanto ad essi, anzi, sarà in essi, per difenderli e sostenerli. Gesù ritorna al Padre ma continua ad accompagnare e ammaestrare i suoi discepoli mediante il dono dello Spirito Santo (Papa Francesco)
Jesus who is the teacher of love, who liked to talk about love so much, in this Gospel speaks of hate. Exactly of hate. But he liked to call things by the proper name they have (Pope Francis)
Gesù che è maestro dell’amore, al quale piaceva tanto parlare di amore, in questo Vangelo parla di odio. Proprio di odio. Ma a lui piaceva chiamare le cose con il nome proprio che hanno (Papa Francesco)
St Thomas Aquinas says this very succinctly when he writes: "The New Law is the grace of the Holy Spirit" (Summa Theologiae, I-IIae, q.106 a. 1). The New Law is not another commandment more difficult than the others: the New Law is a gift, the New Law is the presence of the Holy Spirit [Pope Benedict]
San Tommaso d’Aquino lo dice in modo molto preciso quando scrive: “La nuova legge è la grazia dello Spirito Santo” (Summa theologiae, I-IIae, q. 106, a. 1). La nuova legge non è un altro comando più difficile degli altri: la nuova legge è un dono, la nuova legge è la presenza dello Spirito Santo [Papa Benedetto]
Even after seeing his people's repeated unfaithfulness to the covenant, this God is still willing to offer his love, creating in man a new heart (John Paul II)
Anche dopo aver registrato nel suo popolo una ripetuta infedeltà all’alleanza, questo Dio è disposto ancora ad offrire il proprio amore, creando nell’uomo un cuore nuovo (Giovanni Paolo II)
«Abide in me, and I in you» (v. 4). This abiding is not a question of abiding passively, of “slumbering” in the Lord, letting oneself be lulled by life [Pope Francis]
«Rimanete in me e io in voi» (v. 4). Questo rimanere non è un rimanere passivo, un “addormentarsi” nel Signore, lasciandosi cullare dalla vita [Papa Francesco]
سَلامي أُعطيكُم – My peace I give to you! (Jn 14:27). This is the true revolution brought by Christ: that of love […] You will come to know inconceivable joy and fulfilment! To answer Christ’s call to each of us: that is the secret of true peace (Pope Benedict)
سَلامي أُعطيكُم [Vi do la mia pace!]. Qui è la vera rivoluzione portata da Cristo, quella dell'amore [...] Conoscerete una gioia ed una pienezza insospettate! Rispondere alla vocazione di Cristo su di sé: qui sta il segreto della vera pace (Papa Benedetto)
Spirit, defined as "another Paraclete" (Jn 14: 16), a Greek word that is equivalent to the Latin "ad-vocatus", an advocate-defender. The first Paraclete is in fact the Incarnate Son who came to defend man (Pope Benedict)
Spirito, definito "un altro Paraclito" (Gv 14,16), termine greco che equivale al latino "ad-vocatus", avvocato difensore. Il primo Paraclito infatti è il Figlio incarnato, venuto per difendere l’uomo (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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