Set 17, 2024 Scritto da 

Per evitare la passeggiata della vita “nella piazza”, intrappolati lì come in un labirinto

La riflessione del Papa ha preso spunto dalla prima lettura del giorno, tratta dal libro dell’Esodo (23, 20-23), nella quale «il Signore promette un aiuto molto particolare al suo popolo e a tutti noi che camminiamo sulla strada della vita». Si legge infatti: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e farti entrare nel luogo che ho preparato». E la Chiesa celebra appunto questi «nostri compagni di cammino, i nostri protettori nel cammino: gli angeli, che ci custodiscono e sono proprio con noi, nel cammino». Perché, ha aggiunto Francesco, «è vero: la vita è un cammino, e dobbiamo essere aiutati a camminare bene, perché nel cammino ci sono insidie, ci sono pericoli». Un percorso in cui l’uomo rischia facilmente di perdere le coordinate: «Abbiamo bisogno di una bussola: ma di una bussola umana, o una bussola che assomigli all’umano e che ci aiuti a guardare dove dobbiamo andare».

Innanzitutto l’uomo deve far fronte a un primo pericolo: quello «di non camminare». Infatti, «quanta gente si stabilisce e non cammina, e tutta la vita è ferma, senza muoversi, senza fare niente... È un pericolo». Si tratta, ha spiegato il Pontefice, di situazioni simili a quella descritta nei vangeli, dove si parla dell’uomo «che aveva paura di investire il talento». Dopo averlo sotterrato si ripeteva: «Io sono in pace, sono tranquillo. Non potrò fare uno sbaglio. Così non rischio». Ugualmente accade a tanta gente che «non sa come camminare o ha paura di rischiare e si ferma». Ma, ha detto il Papa, «noi sappiamo che la regola è che chi nella vita è fermo, finisce per corrompersi. Come l’acqua: quando l’acqua è ferma lì, vengono le zanzare, mettono le uova, e tutto si corrompe. Tutto». È proprio in simili circostanze, ha aggiunto, che «l’angelo ci aiuta, ci spinge a camminare».

Ma non è questo l’unico rischio nell’itinerario della vita. «C’è un altro pericolo», che è quello «di sbagliare strada». Anche qui Francesco ha richiamato esperienze comuni a tutte le persone: «Anche noi — diciamo la verità — quante volte abbiamo sbagliato strada, per non ascoltare l’ispirazione del nostro compagno di cammino o i consigli dei fratelli e le sorelle». Di nuovo, l’uomo è confortato da una certezza: «L’angelo è lì per aiutarci a non sbagliare strada. È con noi per questo: perché se tu sbagli strada, all’inizio è facile correggere, ma dopo tanti anni — tanti anni — te ne vai lontano, da un’altra parte rispetto a dove tu dovresti andare».

Continuando la riflessione, il Pontefice ha individuato un ulteriore atteggiamento pericoloso. Infatti, ha detto, «ci sono alcuni che camminano, ma non sulla strada: camminano nella piazza. Fanno la passeggiata della vita nella piazza. E vanno, vanno alla piazza, sempre così. E alcuni sono più creativi: entrano nella piazza, ma dentro la piazza vanno da una parte e dall’altra, come in un labirinto». Ancora una volta un’immagine concreta per richiamare e far comprendere meglio una realtà interiore, spirituale: «Il labirinto mai ti porta alla fine: rimani lì intrappolato». Accade perciò che l’uomo sia convinto: «Io non sono fermo, cammino», ma non si accorge che non sta camminando «sulla strada». Anche in questa situazione l’angelo viene ad «aiutarci a camminare per la strada».

Certo, ha spiegato il Papa, quella dell’angelo è una realtà che va riconosciuta: «Noi dobbiamo pregarlo: “Ma aiutami”». Anche nella Scrittura si legge: «Abbi rispetto della sua presenza». Perché «l’angelo è autorevole, ha autorità per guidarci», ma occorre «ascoltarlo», occorre «ascoltare le ispirazioni, che sono sempre dallo Spirito Santo, ma è l’angelo a ispirarcele».

A questo punto Francesco si è rivolto direttamente ai presenti: «Ma io vorrei fare a tutti voi una domanda: voi parlate con il vostro angelo? Voi sapete il nome che ha il vostro angelo? Voi ascoltate il vostro angelo? Vi lasciate portare per mano sulla strada o spingere per muovervi?». Si è trattato di una sollecitazione per portare tutti a una presa di coscienza importante, perché «la presenza dell’angelo nella nostra vita non solo è per aiutarci nella strada» ma anche per «farci vedere dove dobbiamo arrivare».

A tale riguardo il Pontefice ha richiamato anche il vangelo del giorno (Matteo, 18, 1-5.10) in cui Gesù, di fronte ai discepoli che si domandano: «Ma chi è il più grande nel regno dei cieli?», prende un bambino e dice «una cosa molto bella». Afferma infatti: «Questo è il più grande» e, proseguendo, invita a non disprezzare i bambini perché «i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». È questo, un dettaglio importante: «Il nostro angelo — ha sottolineato il Papa — non solo è con noi, ma vede Dio Padre. È in rapporto con lui. È il ponte quotidiano, dall’ora che ci alziamo all’ora che andiamo a letto, che ci accompagna ed è in legame fra noi e Dio Padre». Quindi «l’angelo è la porta quotidiana alla trascendenza, all’incontro con il Padre»: egli cioè «mi aiuta ad andare perché guarda il Padre e conosce la strada».

Da qui l’esortazione finale di Francesco — «non dimentichiamo questi compagni di cammino» — e il consiglio: «Ognuno pensi: io prego il mio angelo? Ascolto le ispirazioni? Mi fermo quando sento che c’è qualcosa che mi sta dicendo? E so, sono sicuro che lui è un ponte per arrivare al Padre, perché lui sta guardando il Padre?». Questa la preghiera conclusiva del Papa: «Il Signore dia a tutti noi, in questa festa degli angeli custodi, la grazia di capire questo mistero della custodia dell’angelo, della compagnia nella strada, e della contemplazione dell’angelo. La contemplazione a Dio Padre».

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 03/10/2018]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The family in the modern world, as much as and perhaps more than any other institution, has been beset by the many profound and rapid changes that have affected society and culture. Many families are living this situation in fidelity to those values that constitute the foundation of the institution of the family. Others have become uncertain and bewildered over their role or even doubtful and almost unaware of the ultimate meaning and truth of conjugal and family life. Finally, there are others who are hindered by various situations of injustice in the realization of their fundamental rights [Familiaris Consortio n.1]
La famiglia nei tempi odierni è stata, come e forse più di altre istituzioni, investita dalle ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura. Molte famiglie vivono questa situazione nella fedeltà a quei valori che costituiscono il fondamento dell'istituto familiare. Altre sono divenute incerte e smarrite di fronte ai loro compiti o, addirittura, dubbiose e quasi ignare del significato ultimo e della verità della vita coniugale e familiare. Altre, infine, sono impedite da svariate situazioni di ingiustizia nella realizzazione dei loro fondamentali diritti [Familiaris Consortio n.1]
"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

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