Set 12, 2024 Scritto da 

I passi per conoscere Gesù

«Sarà una bella abitudine se tutti i giorni, in qualche momento, potessimo dire: “Signore, che ti conosca e mi conosca” e così andare avanti». È il suggerimento proposto da Papa Francesco nella messa celebrata giovedì 25 ottobre a Santa Marta. Non servono «cristiani a parole» che dicono il Credo «a pappagallo», ha affermato il Pontefice, invitando a vivere l’esperienza di sentirsi sul serio peccatori.

«Se qualcuno — ha esordito Francesco — ci domanda “chi è Gesù Cristo”, noi sicuramente diremo quello che abbiamo imparato nella catechesi, come lui è venuto a salvare il mondo, diremo la vera dottrina su Gesù: è il salvatore del mondo, il Figlio del Padre, Dio, uomo, quello che recitiamo nel Credo». Ma, ha fatto presente, «un po’ più difficile sarà rispondere alla domanda: “È vero, ma per te, chi è Gesù Cristo?”». E questa è una «domanda» che «ci mette un po’ in imbarazzo, perché devo pensare e arrivare al mio cuore per dare la risposta».

Dunque, ha rilanciato il Papa, «per me, chi è Gesù Cristo? La conoscenza di Gesù Cristo che io ho, quale è? Quando dico che per me Gesù Cristo è il Salvatore, è così — ha affermato il Pontefice — ma ognuno di noi deve rispondere anche dal cuore, quello che sa e sente di Gesù Cristo, perché tutti sappiamo che è il salvatore del mondo, che è il Figlio di Dio, che è venuto sulla terra per salvarci, e anche possiamo raccontare tanti passi del Vangelo».

Resta, però, la domanda diretta: ma «per me» chi è Gesù Cristo? Proprio «questo è il lavoro di Paolo» ha spiegato Francesco in riferimento al passo liturgico tratto dalla lettera agli Efesini (3, 14-21), facendo notare che l’apostolo «ha questa inquietudine di trasmettere la propria esperienza di Gesù Cristo». In effetti, ha insistito Francesco, Paolo «non ha conosciuto Gesù Cristo cominciando dagli studi teologici; poi, è andato a vedere come nella Scrittura era annunciato Gesù Cristo». Al contrario, «lui ha conosciuto Gesù Cristo per propria esperienza, quando è caduto da cavallo, quando il Signore gli ha parlato al cuore, direttamente». E «quello che Paolo ha sentito vuole che noi cristiani lo sentiamo».

Se fosse possibile domandare a Paolo «chi è Cristo per te?», ecco che, ha affermato il Papa, lui racconterebbe «la propria esperienza, semplice: “Mi amò e si è consegnato per me”». Ma Paolo «è coinvolto con Cristo, che ha pagato per lui», e «questa esperienza Paolo vuole che i cristiani — in questo caso i cristiani di Efeso — la abbiano, entrino in questa esperienza al punto che ognuno possa dire: “Mi amò e si consegnò per me”». Però è importante «dirlo con l’esperienza propria» ha suggerito il Papa.

Francesco ha voluto rileggere un passo della lettera agli Efesini proposta come prima lettura: «Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere — lì va Paolo — quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio».

«Paolo vuole condurre tutti noi a questa esperienza» ha spiegato il Pontefice, perché è «l’esperienza che lui ha avuto di Gesù Cristo: l’incontro con Gesù Cristo gli ha fatto capire questa cosa grande».

Ma «come si può arrivare a questo, qual è la strada?» è la questione proposta dal Papa. Forse, ha aggiunto, «devo recitare il Credo tante volte? Sì, ma non è proprio la migliore strada giusta per arrivare a questa esperienza: aiuterà, ma non è quella giusta». Infatti, ha affermato Francesco, «Paolo quando dice che Gesù si è consegnato per lui, che è morto per lui, vuole dire “ha pagato per me” e racconta tante volte nelle sue lettere la propria esperienza: “Io ero un peccatore”, “io perseguitavo i cristiani”».

Per farlo, ha proseguito il Papa, egli «parte dal proprio peccato, dalla propria esistenza peccatrice, e la prima definizione che dà Paolo di se stesso è “peccatore”: scelto per amore, ma peccatore». Così, ha fatto presente il Pontefice, «il primo passo per la conoscenza di Cristo, per entrare in questo mistero, è la conoscenza del proprio peccato, dei propri peccati».

«Tutti noi ci accostiamo al sacramento della riconciliazione e noi diciamo i nostri peccati» ha proseguito Francesco. «Ma — ha specificato — una cosa è dire i peccati, riconoscere i peccati e un’altra cosa è riconoscersi “peccatore”, di natura “peccatore”, capace di fare qualsiasi cosa». Insomma, «riconoscersi una sporcizia». E «Paolo ha questa esperienza».

Ci vuole, perciò, la consapevolezza che «il primo passo per la conoscenza di Gesù Cristo è la conoscenza propria, della propria miseria, che ha bisogno di essere redenta, che ha bisogno di qualcuno che paghi: paghi il diritto a dirsi “figlio di Dio”». In realtà, ha spiegato il Papa, «tutti lo siamo, ma» per «dirlo, sentirlo, c’era bisogno del sacrificio di Cristo e, partendo da questo, Paolo va avanti con queste esperienze religiose che lui ha, una dietro l’altra, tramite la preghiera e la carità».

Ecco allora, ha riaffermato il Pontefice, che «il primo passo» è «riconoscersi peccatori, ma non in teoria, in pratica». Dire «ho incominciato a fare questo, mi sono fermato, ma se io fossi andato più su questa strada, sarei finito male, molto male» è «la radice del peccato che ti porta avanti». Dunque «il primo passo è questo: riconoscersi peccatore e dire a se stesso le proprie miserie, vergognarsi di se stesso: è il primo passo».

«Il secondo passo per conoscere Gesù è la contemplazione, la preghiera» ha affermato il Papa, proponendo la semplice invocazione: «“Signore, che io ti conosca”». E aggiungendo che «c’è una preghiera bella, di un santo: “Signore, che ti conosca e mi conosca”». Si tratta, ha spiegato Francesco, di «conoscere se stessi e conoscere Gesù». E «qui si dà questo rapporto di salvezza: la preghiera» ha rilanciato il Pontefice, invitando a «non accontentarsi con il dire tre, quattro parole giuste su Gesù» perché «conoscere Gesù è un’avventura, ma un’avventura sul serio, non un’avventura da ragazzino».

Conoscere Gesù, ha proseguito il Papa, «è un’avventura che ti porta tutta la vita, perché l’amore di Gesù è senza limiti». Lo ricorda Paolo sempre nella lettera agli Efesini: «Quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità» è un’espressione per indicare, appunto, che «non ha limiti». Ma «questo soltanto con l’aiuto dello Spirito Santo possiamo trovarlo: è l’esperienza di un cristiano». E «Paolo stesso lo dice: Lui ha tutto il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare. Ha la potenza di farlo». Però «dobbiamo domandarlo: “Signore, che io ti conosca; che quando io parlerò di te, dica non parole da pappagallo, dica parole nate nella mia esperienza, e come Paolo possa dire: “Mi amò e si è consegnato per me” e dirlo con convinzione». Proprio questa è la nostra forza, questa è la nostra testimonianza».

«Cristiani di parole, ne abbiamo tanti; anche noi, tante volte lo siamo» ha messo in guardia Francesco. Ma «questa non è la santità: santità è essere cristiani che operano nella vita quello che Gesù ha insegnato e quello che Gesù ha seminato nel cuore». Per farlo occorre «conoscere Gesù» con «quella conoscenza che non ha limiti: l’altezza, la lunghezza, la pienezza, tutto».

Il «primo passo» ha ripetuto il Papa, resta «conoscere se stessi peccatori: senza questa conoscenza, e anche senza questa confessione interiore che sono un peccatore, non possiamo andare avanti». Poi, ha ricordato, il «secondo passo» è «la preghiera al Signore che, con la sua potenza, ci faccia conoscere questo mistero di Gesù che è il fuoco che lui ha portato sulla terra».

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 26/10/2018]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«And therefore, it is rightly stated that he [st Francis of Assisi] is symbolized in the figure of the angel who rises from the east and bears within him the seal of the living God» (FS 1022)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)
This is where the challenge for your life lies! It is here that you can manifest your faith, your hope and your love! [John Paul II at the Tala Leprosarium, Manila]
È qui la sfida per la vostra vita! È qui che potete manifestare la vostra fede, la vostra speranza e il vostro amore! [Giovanni Paolo II al Lebbrosario di Tala, Manila]
The more we do for others, the more we understand and can appropriate the words of Christ: “We are useless servants” (Lk 17:10). We recognize that we are not acting on the basis of any superiority or greater personal efficiency, but because the Lord has graciously enabled us to do so [Pope Benedict, Deus Caritas est n.35]
Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10). Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono [Papa Benedetto, Deus Caritas est n.35]
A mustard seed is tiny, yet Jesus says that faith this size, small but true and sincere, suffices to achieve what is humanly impossible, unthinkable (Pope Francis)
Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili (Papa Francesco)
Hypocrisy: indeed, while they display great piety they are exploiting the poor, imposing obligations that they themselves do not observe (Pope Benedict)
Ipocrisia: essi, infatti, mentre ostentano grande religiosità, sfruttano la povera gente imponendo obblighi che loro stessi non osservano (Papa Benedetto)
Each time we celebrate the dedication of a church, an essential truth is recalled: the physical temple made of brick and mortar is a sign of the living Church serving in history (Pope Francis)
Ogni volta che celebriamo la dedicazione di una chiesa, ci viene richiamata una verità essenziale: il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia (Papa Francesco)
As St. Ambrose put it: You are not making a gift of what is yours to the poor man, but you are giving him back what is his (Pope Paul VI, Populorum Progressio n.23)
Non è del tuo avere, afferma sant’Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene (Papa Paolo VI, Populorum Progressio n.23)
Here is the entire Gospel! Here! The whole Gospel, all of Christianity, is here! But make sure that it is not sentiment, it is not being a “do-gooder”! (Pope Francis))
Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è “buonismo”! (Papa Francesco)
Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]

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