11. «Ognuno per la sua via», dice il Concilio. Dunque, non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili. Ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci, ma non perché cerchiamo di copiarle, in quanto ciò potrebbe perfino allontanarci dalla via unica e specifica che il Signore ha in serbo per noi. Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui (cfr 1 Cor 12,7) e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza. Di fatto, quando il grande mistico san Giovanni della Croce scriveva il suo Cantico spirituale, preferiva evitare regole fisse per tutti e spiegava che i suoi versi erano scritti perché ciascuno se ne giovasse «a modo suo». Perché la vita divina si comunica ad alcuni in un modo e ad altri in un altro.
[Gaudete et Exsultate]
Inoltre, i pastori e i laici che accompagnano i loro fratelli e sorelle nella fede o in un percorso di apertura a Dio devono sempre ricordare quello che dice chiaramente il Catechismo della Chiesa Cattolica: ‘L’imputabilità e la responsabilità per un’azione possono essere diminuite o addirittura annullate dall’ignoranza, inconsapevolezza, coercizione, paura, abitudine, attaccamento eccessivo e altri fattori psicologici o sociali’. Di conseguenza, senza allontanarsi dall’ideale evangelico, devono accompagnare con pazienza e misericordia attraverso i vari stadi di crescita personale, quando questi si verificano. Voglio ricordare ai preti che il confessionale non deve essere una camera di tortura, ma piuttosto un luogo di incontro con la misericordia di Dio che ci sprona a fare del nostro meglio. Un piccolo passo, nel mezzo delle nostre umane limitazioni, può fare più piacere a Dio di una vita che apparentemente è perfetta, ma procede senza mai incontrare grandi difficoltà.
[Papa Francesco, in: