Gesù invia 72 discepoli alla grande messe che è il mondo, invitandoli a pregare il Signore della messe perché non manchino mai operai nella sua messe (cfr Lc 10,1-3); ma non li invia con mezzi potenti, bensì “come agnelli in mezzo ai lupi“ (v.3), senza borsa, bisaccia, né sandali (cfr v.4).
San Giovanni Crisostomo, in una delle sue omelie, commenta: “Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore“ (Omelia 33,1: PG 57,389). I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria. E questo ha come conseguenza, per chi vuole essere discepolo del signore, suo inviato, l’essere pronto anche alla passione e al martirio, a perdere la propria vita per Lui, perché nel mondo trionfino il bene, l’amore, la pace. È questa la condizione per poter dire, entrando in ogni realtà: “Pace a questa casa” (Lc 10,5).
[Papa Benedetto, Preghiera in preparazione all’Incontro di Assisi, 26 ottobre 2011]