Le due parabole illustrate nel brano di Luca mettono in rilievo le caratteristiche del Regno di Dio: nascondimento e piccolezza, in grado di far lievitare la Buona Novella.
Francesco aveva compreso che Gesù nel Vangelo chiama a divenire uomini e donne capaci di far regnare nella propria vita e in quella degli altri la Parola.
Il nascondimento è tema portante dell’odierno Vangelo e i due Poveri d’Assisi avevano intuito che la grandezza di Dio è contenere nel piccolo e nell’insignificante l’incontenibile che è Dio stesso.
Nelle Fonti ci sono descrizioni che mettono in evidenza tutto questo.
Ad esempio nella Bolla papale di canonizzazione di S. Chiara leggiamo:
«Invero questa luce si teneva chiusa nel nascondimento della vita claustrale, e fuori irradiava bagliori luminosi […]
Si custodiva dentro: e si diffondeva fuori.
Chiara, infatti si nascondeva: ma la sua vita era nota a tutti.
Chiara taceva: ma la sua fama gridava.
Si teneva nascosta nella sua cella: eppure nelle città si predicava di lei» (FF 3284).
«Questo fu l’albero alto, proteso verso il cielo, dai rami dilatati […] e alla cui ombra piacevole e amena molte seguaci accorsero da ogni parte, e tuttora accorrono per gustarne i frutti» (FF 3294).
Lo stesso Francesco rifuggiva quando poteva dalla compagnia degli uomini, trovando dimora negli eremi, ben sapendo che nella solitudine e sepoltura il seme gettato produce germogli copiosi.
Le Fonti c’informano:
“Mentre Francesco, rifuggendo come era sua abitudine dalla vista e dalla compagnia degli uomini si trovava in un eremo, un falco che aveva lì il suo nido strinse con lui un solenne patto di amicizia” (FF 754).
In realtà il Regno dei cieli s’annida laddove risplende l’apparente piccolezza, dando sapore ad ogni cosa.
«A che cosa paragonerò il Regno di Dio? È simile a del lievito, che una donna avendo preso nascose in tre staia di farina, finché tutta fu lievitata» (Lc 13,20-21).
Martedì 30.a sett. T.O. (Lc 13,18-21)