Francesco d’Assisi fu sempre molto sensibile al tema della fede che dà luce alla cecità interiore.
Lui stesso soffrì molto per via della sua malattia agli occhi e non per niente il Cantico delle Creature è capolavoro di quel tempo di sofferenza.
“Spesso, alzandosi dall’orazione, aveva gli occhi che parevano pieni di sangue, tanto erano arrossati a forza di piangere” (FF 1413).
Ebbe sempre tanta predilezione verso chi cieco anelava a vedere di nuovo.
Ci sono episodi delle Fonti che raccontano questa realtà.
“Una donna […] abitante di Narni, colpita da cecità, riacquistò il dono della vista mediante il segno della croce che il beato Francesco tracciò sui suoi occhi (FF 438).
Inoltre “il figlio di un nobile, nato cieco, ricevette, per i meriti di S. Francesco, la vista tanto desiderata e, a ricordo dell’evento, ricevette il nome di Illuminato.
Riconoscente per il beneficio ricevuto, all’età adatta entrò nell’Ordine di S. Francesco e fece grande progresso nella luce della Grazia e della virtù, mostrando di essere figlio della luce vera” (FF 1304).
Il Povero assisano, sulle orme di Cristo, sanò molti che credettero o nutrirono una maggiore fede in Dio perché guariti nel cuore.
Nelle Fonti leggiamo:
“Nel convento dei frati minori di Napoli vi era un frate, di nome Roberto, cieco da molti anni.
Ad un certo punto sopra gli occhi gli si formò un’escrescenza carnosa, che gli impediva di muovere e sollevare le palpebre.
Un giorno si radunarono in quel convento molti frati forestieri, diretti in diverse parti del mondo.
Ebbene, il beato padre nostro Francesco, specchio di santa obbedienza, quasi per incuorarli al viaggio con la novità di un miracolo, volle guarire quel frate, alla loro presenza, nel modo che segue.
Questo frate Roberto era ammalato a morte, tanto che ormai gli era stata raccomandata l’anima; quand’ecco gli si presentò il beato Padre, in compagnia di tre frati, modelli d’ogni santità: sant’Antonio, frate Agostino e frate Giacomo d’Assisi, che ora, dopo la morte, lo accompagnavano premurosamente, così come lo avevano seguito perfettamente durante la vita.
Prendendo un coltello, San Francesco gli tagliò via la carne superflua, restituendogli la vista e strappandolo alle fauci della morte; poi gli disse:
«O figlio Roberto, la grazia che ti ho fatto è un segno per i frati che partono per lontane genti: è il segno che io li precederò e guiderò nel loro cammino. Partano con gioia e adempiano con animo pronto l’obbedienza ricevuta!» (FF 1299).
Il Cantico scritto da S. Francesco [Cantico di frate Sole] è un inno alla vita e alla luce nel momento in cui aveva perso la vista ed era stato guarito nel cuore.
Francesco, dopo la conversione, tornò a vederci di nuovo e divenne luce per tutti, faro nella notte dei tempi.
Cristo ridonava la vista attraverso di lui.
«E Gesù gli disse: Va’, la tua fede ti ha salvato» (Mc 10,52).
30.a Domenica T.O. B (Mc 10,46-52)