Nov 1, 2023 Scritto da 

XXXII Domenica T.O. (anno A)

Mt 25,1-13

Matteo 25:1 Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.

Matteo 25:2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;

Matteo 25:3 le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;

Matteo 25:4 le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.

Matteo 25:5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.

Matteo 25:6 A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!

Matteo 25:7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.

Matteo 25:8 E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.

Matteo 25:9 Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.

Matteo 25:10 Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.

Matteo 25:11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!

Matteo 25:12 Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.

Matteo 25:13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

 

Gesù si serve di una usanza matrimoniale dei suoi tempi come allegoria per insegnare che i suoi veri discepoli saranno sia attenti che preparati al suo ritorno. Ma qui, la stranezza, è che la sposa non c'è, e il rapporto così diretto tra le fanciulle e lo sposo lascia intendere come in realtà siano proprio esse a rappresentare la sposa. Si dice, infatti, che le fanciulle uscirono incontro allo sposo, e questo non trova riscontro nelle usanze del tempo, perché era la sposa che accompagnata dalle sue amiche veniva portata in corteo alla casa dello sposo.

Il regno dei cieli è paragonato alla storia di ciò che accade alle dieci vergini: alla venuta improvvisa del Figlio dell'uomo; alcune sono pronte e altre no. Il simbolismo contenuto nella parabola è abbastanza evidente: il tema è il "regno dei cieli", ovvero la parousia del Signore. Lo sposo quindi rappresenta Gesù che viene a prendere la sua sposa, la chiesa, l'insieme dei redenti, e la porta nella sua casa dove si svolge la cerimonia del matrimonio e il banchetto. Le fanciulle sagge sono quelle che perseverano e rimangono fedeli a Cristo; le stolte sono coloro che non perseverano.

Le fanciulle sono qualificate da un numero, il dieci, che nel linguaggio biblico indica la compiutezza, la pienezza. Basti pensare ai dieci comandamenti, le dieci piaghe d'Egitto, la decima,  ecc. Questo gruppo, quindi, è il gruppo perfetto, è l'universalità dei cristiani; esso è composto da fanciulle, che Matteo definisce "vergini", cioè persone che sono riservate e consacrate in via esclusiva allo sposo. Ciò che le ha rese tali è l'aver preso la lampada, che nella metafora biblica allude a Dio e alla sua Parola. Si tratta, quindi, di una scelta esistenziale che queste hanno compiuto, uscendo incontro allo sposo, cioè orientando la loro vita verso Cristo, a cui l'hanno consacrata nella loro scelta di fede. Questa, ora, illumina i loro passi verso lo sposo, la cui venuta è sentita come imminente.

Il regno dei cieli è dunque visto nella sua prospettiva finale che è l'incontro con lo sposo. Ma già tutta l'esistenza terrena è una uscita incontro allo sposo. C'è una prima uscita dalla madre per venire alla luce della vita; c'è una seconda uscita che dura tutta la vita: l'uscita da sé, dal vecchio uomo, per andare incontro al Signore.

Ma è proprio in questo andare verso il Signore che divergono i comportamenti: c'è chi si mostra saggio e chi stolto. La fine della storia è palesata fin dall'inizio, perché è chiaro che le fanciulle stolte non riusciranno a portare a termine il loro dovere e ne pagheranno le conseguenze. In questo modo Gesù mette subito in primo piano qual è l'esortazione principale della parabola: essere preparati e pronti per la sua venuta.

L'elemento discriminante e che genera i due contrapposti comportamenti è l'olio: le vergini sagge hanno preso dell'olio extra per le loro lampade, mentre le altre trascurarono di prenderlo. Le sagge hanno considerato l'eventualità di un ritardo dello sposo - decise di non farsi cogliere impreparate. Le stolte, invece, non hanno avuto la lungimiranza di prepararsi in caso di ritardo dello sposo.

L'olio, utilizzato in molti modi nell'antichità, assume significati diversi a seconda dei casi. Era ampiamente e variamente usato in tante situazioni, e certamente uno dei suoi usi più comuni era per alimentare le lampade, che, nel simbolismo biblico, è l'immagine di Dio quale contenuto vivo della fede. Bisogna comunque stare attenti a non cadere nella tentazione di allegorizzare troppo tutti i particolari. Il  fulcro della parabola è la semplice questione della preparazione o non preparazione, e la tragicità di quest'ultima.

Le vergini stolte, aspettando lo sposo hanno calcolato i tempi e pensato che l'olio fosse in quantità sufficiente. Invece la parabola è centrata sul non sapere quando arriva lo sposo, sull'incertezza. Le sagge, prevedendo i tempi di attesa, prendono più olio, proprio perché non sanno: allora è bene che le lampade non si spengano, si mantengano accese. Se proprio si vuole dare un significato simbolico all'olio – ma non è necessario per la comprensione della parabola - in questo contesto esso va colto come la metafora dell'alimento spirituale, che serve a tenere sempre viva la fiamma della fede, perché essa non si affievolisca e non venga meno, e così non ci faccia essere impreparati alla Venuta del Signore. Sappiamo poi che l'elemento fondante della fede e tale da generarla, è la parola di Dio.

La discriminante, dunque, tra la stoltezza e la saggezza nel vivere cristiano è la parola di Dio che genera la fede, perché senza fede non si può avere la forza e la pazienza di aspettare e perseverare. La parola di Dio fa la differenza tra la saggezza e la stoltezza, essa è l'unica che può alimentare la fede ed aver per frutto le opere, e insieme fanno ardere e brillare la lampada, cioè mette nella condizione di essere sempre pronti per la parousia. Pertanto, il punto della metafora è quello di prepararsi a sufficienza per il compito da svolgere, senza focalizzarsi troppo sul simbolismo dell'olio, quanto piuttosto sul messaggio generale che è quello della diligente perseveranza nell'attesa dell’avvento di Gesù.

Le fanciulle stolte non hanno calcolato il costo del servizio cristiano, e in tal modo erano mal preparate per ciò che sarebbe stato richiesto loro. In altre parole, le stolte, prendendo le lampade senza portare con sé l'olio, si sono proposte di portare a termine un compito senza considerare ciò che era necessario per la sua realizzazione.

Ecco dunque chi è il saggio e chi è lo stolto. È questo anche il motivo per cui la parabola è narrata per i credenti. Queste vergini sono stolte perché alla fine hanno scoperto di aver creduto in maniera vana. Si crede in maniera vana quando non si vive secondo il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. La parola del vangelo trasformata in nostra vita è quell'olio di grazia e di verità che fa brillare la nostra lampada. Queste vergini hanno vissuto con una fede inutile, come inutile è la lampada senza l'olio. La fede inutile è una fede morta, non conduce al Cielo.

Così, prendiamo atto che nel corpo di Cristo ci sono quelli che hanno una fede vera e una vita che corrisponde alla loro fede, e quelli che hanno solo l'apparenza della fede, senza la potenza di quella fede genuina che produce la perseveranza fino alla fine. La sposa di Cristo custodisce sempre nel proprio cuore la fede e la speranza in Colui che deve venire. Non importa a quale ora.

Questa vita è immersa nel sonno della morte, ma solo per coloro che andranno incontro a Cristo in maniera inadeguata, cioè senza la fede che rende graditi e accetti. I pentimenti tardivi, per paura dell'inferno e non per vero amore, non sono accolti. Non gioverà bussare alle porte del cielo, quando le sue porte sono ormai serrate per sempre. Per questo dobbiamo portare la lampada, che è la nostra fede alimentata dalla parola divina: per non perderci nelle tenebre di questo mondo.

Potremmo anche spingerci a dire che lo stolto è l'uomo che, fiducioso nella luce che gli è stata data, si chiude nella presunzione della propria giustizia e finisce per addormentarsi senza rendersene   conto, perché la luce della fede non si spegne improvvisamente, ma poco a poco. Queste parole non sono dette a tutti, ma ai discepoli, perché da sapienti non diventino stolti. Non possiamo vivere per Cristo e nel contempo trascurare la fede, fiduciosi nel fatto che la fede non è ancora spenta del tutto, e rimandando la pienezza e la serietà di vita al domani. Che non ci accada di svegliarci dall'errore quando è troppo tardi!

 

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Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata

 

  

516 Ultima modifica il Lunedì, 06 Novembre 2023 22:49
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)
Thousands of Christians throughout the world begin the day by singing: “Blessed be the Lord” and end it by proclaiming “the greatness of the Lord, for he has looked with favour on his lowly servant” (Pope Francis)
Migliaia di cristiani in tutto il mondo cominciano la giornata cantando: “Benedetto il Signore” e la concludono “proclamando la sua grandezza perché ha guardato con bontà l’umiltà della sua serva” (Papa Francesco)
The new Creation announced in the suburbs invests the ancient territory, which still hesitates. We too, accepting different horizons than expected, allow the divine soul of the history of salvation to visit us
La nuova Creazione annunciata in periferia investe il territorio antico, che ancora tergiversa. Anche noi, accettando orizzonti differenti dal previsto, consentiamo all’anima divina della storia della salvezza di farci visita
People have a dream: to guess identity and mission. The feast is a sign that the Lord has come to the family
Il popolo ha un Sogno: cogliere la sua identità e missione. La festa è segno che il Signore è giunto in famiglia
“By the Holy Spirit was incarnate of the Virgin Mary”. At this sentence we kneel, for the veil that concealed God is lifted, as it were, and his unfathomable and inaccessible mystery touches us: God becomes the Emmanuel, “God-with-us” (Pope Benedict)
«Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria». A questa frase ci inginocchiamo perché il velo che nascondeva Dio, viene, per così dire, aperto e il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca: Dio diventa l’Emmanuele, “Dio con noi” (Papa Benedetto)
The ancient priest stagnates, and evaluates based on categories of possibilities; reluctant to the Spirit who moves situationsi
Il sacerdote antico ristagna, e valuta basando su categorie di possibilità; riluttante allo Spirito che smuove le situazioni
«Even through Joseph’s fears, God’s will, his history and his plan were at work. Joseph, then, teaches us that faith in God includes believing that he can work even through our fears, our frailties and our weaknesses. He also teaches us that amid the tempests of life, we must never be afraid to let the Lord steer our course. At times, we want to be in complete control, yet God always sees the bigger picture» (Patris Corde, n.2).
«Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande» (Patris Corde, n.2).
Man is the surname of God: the Lord in fact takes his name from each of us - whether we are saints or sinners - to make him our surname (Pope Francis). God's fidelity to the Promise is realized not only through men, but with them (Pope Benedict).

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