Dic 17, 2025 Scritto da 

4a Domenica di Avvento (anno A)

(Mt 1,18-24)

Matteo 1:19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.

Quando si legge questo versetto, ognuno si sente autorizzato a entrare nella mente di Giuseppe, prenderne il posto e riflettere nel testo i propri pensieri, le proprie congetture, le proprie fantasie.

Giuseppe è qui definito "uomo giusto", dikaios; e in questo versetto si esprime il dramma di Giuseppe, è il dramma di ogni giusto. A cosa allude esattamente questa giustizia? Certamente non al fatto che egli ha deciso tra sé di non esporre Maria a un qualche giudizio, con possibili conseguenze tragiche per lei; né al fatto di volerla ripudiare segretamente, dato che Giuseppe era già “giusto” prima che accadessero queste cose. Il "giusto", biblicamente, è colui che mette in pratica fedelmente la Torah. La religione ebraica, infatti, è la religione dell'ortoprassi, la corretta esecuzione di ciò che Dio comanda, senza voler prima comprendere. Il comandamento di Dio è una volontà che va soltanto eseguita. Giusto è colui, quindi, che sa conformarsi ed eseguire fedelmente quanto la Torah comanda. Eppure in questo caso Giuseppe non applica la Torah, la quale richiederebbe il ripudio, il divorzio, e l’eventuale lapidazione.

Allora in che senso Giuseppe è giusto? Secondo una interpretazione, "giusto" dovrebbe essere inteso nel senso di "buono": Giuseppe ha dei sospetti, ma è un uomo "buono", ha un "cuore buono", non farà una sceneggiata e si separerà da Maria in silenzio. Ma dikaios non ha mai il significato di "buono".

In realtà, "giusto" deve avere il senso tipico di Matteo, cioè accettazione del piano di Dio per quanto sconcertante possa essere. Giuseppe essendo uomo giusto, dall’altezza della sua giustizia pensa solo il bene, ma non al suo bene, bensì a quello di Maria. E qual è il bene per Maria? È quello di non ripudiarla con atto pubblico. Questo avrebbe esposto Maria come minimo al ludibrio della gente. Il bene, dunque, consiste nell’uscire in punta di piedi, in silenzio, dalla vita di Maria. Questo significa "licenziarla in segreto". Lui si sarebbe ritirato senza che nessuno sapesse niente. L’uomo "giusto" è colui che si ritira rispettosamente davanti all’intervento di Dio.

“Non voleva ripudiarla”, traduce il verbo greco “deigmatìsai”, un verbo molto raro. Per cui si trovano traduzioni e interpretazioni divergenti: "non voleva esporla ad infamia"; "non voleva infamare pubblicamente"; "non voleva esporla al pubblico ludibrio", tutte versioni che sembrano implicare che Giuseppe considerasse Maria colpevole.
La questione è di sapere se questo raro verbo greco deve avere un significato peggiorativo o no. In uno dei suoi scritti, lo storico della chiesa Eusebio di Cesarea osserva che “deigmatisai” significa semplicemente: "far  conoscere", "portare alla luce". Una cosa che non è conosciuta e che viene in seguito rivelata può essere buona o cattiva, edificante o vergognosa; ma la parola in sé significa "esporre, o proporre come esempio", "apparire", "mostrare". Quindi Giuseppe non vuole esporre il fatto, non vuole farlo apparire, non vuole mostrarlo pubblicamente.

“Decise di licenziarla” traduce il greco “apolysai”, che rimanda al senso di «liberare», «sciogliere», «prosciogliere». Quindi può significare semplicemente «lasciar libero», «lasciar andare», ma può avere anche il senso di  «sciogliere, rompere i legami matrimoniali». Potrebbe dunque – secondo alcuni – significare «ripudiare», «divorziare». In questo caso bisognerebbe interpretarlo come se Giuseppe volesse consegnare a Maria un attestato di ripudio da sottoporre al tribunale in vista di ottenere il divorzio. Ma questa è un’interpretazione secondo la linea dura. Tecnicamente parlando, la parola può significare «divorziare» soltanto con una certa forzatura. Ma siccome il divorzio è un atto pubblico, fatto davanti a dei testimoni, e qui il verbo è accompagnato dall’avverbio “lathra” ("segretamente, occultamente"), un atto pubblico non si può fare in segreto.

Traduzione alternativa: "Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva esporla, decise di separarsi da lei in segreto". Se noi leggiamo il versetto in questa prospettiva, esso cambia completamente tono. Giuseppe non poteva dire in pubblico ciò che Maria gli aveva rivelato in confidenza, doveva conservarlo nel suo cuore come un segreto prezioso. Ma lui, cosa doveva fare? Pieno di timore religioso davanti al mistero che si è compiuto in Maria sua sposa, Giuseppe non vede in questo momento nessun’altra via d’uscita che quella di ritirarsi discretamente. Dunque l’idea stessa di una denuncia svanisce completamente. L’ottica è radicalmente rovesciata. Pieno di rispetto per Maria, nella quale lo Spirito Santo aveva realizzato cose così grandi, Giuseppe è pronto a cederla totalmente a Dio.

Altre interpretazioni partono da presupposti del tipo che Giuseppe non fosse stato informato del concepimento verginale di Maria. Essendo giusto, non poteva in coscienza convivere con una peccatrice, in contrasto con la legge del Signore. È questa l’ipotesi tradizionale, ma che non tiene conto dell’intento cristologico e non storiografico dell’evangelista. Quindi due direzioni opposte sono possibili nell’interpretazione: una severa e un’altra più moderata, che lascia aperta la via a una spiegazione favorevole.

Dobbiamo aprirci a qualcosa di molto più grande di quanto noi possiamo immaginare. Lo stesso concepimento verginale di Maria deve essere vissuto da ogni credente, cioè l'essere disposti ad accogliere qualcosa di infinito. Solo così possiamo ricevere il dono di Dio. Perché Maria ha concepito il Verbo di Dio? Semplicemente perché essendo umile, sapendo di non meritarlo, non dice: non lo merito e quindi lo rifiuto; ma essendo umile dice: lo ricevo come dono.

L’umile desidera Dio, mentre l’orgoglioso desidera qualche cosa che può fare lui. Paradossalmente sarebbe l’orgoglioso ad essere giusto perché conosce i suoi limiti, i suoi doveri, i suoi obblighi; visto che è giusto si ferma lì: Io mi conosco, so qual è il mio limite e mi fermo. E Giuseppe fa questo ragionamento. Questa cosa è troppo grande per me, non è per me, quindi resto fuori dal dono di Dio. Sarebbe come se vai a lavorare un’ora e ti danno cinque milioni; dici: no, non è giusto. Così è della grazia: richiede umiltà per accettarla. 

Pensiamo se Maria, quando l’angelo le disse “il Signore è con te, tu concepirai un figlio”, Maria avesse risposto: forse ti stai sbagliando, io non sono degna, vai da un'altra. Noi diciamo spesso così! Vuol dire che la Parola non è radicata in noi, per questo nostro senso di indegnità che non viene da Dio. Dio non dà il senso di indegnità, dà il senso di umiltà e ci accoglie affinché noi possiamo accogliere il dono. Quindi si entra nel vangelo con questa apertura d’animo ad accogliere l’impossibile, perché il dono che Dio ci dà è impossibile, è Sé stesso.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

(Disponibili su Amazon)

69 Ultima modifica il Mercoledì, 17 Dicembre 2025 00:02
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

Email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
The ancient priest stagnates, and evaluates based on categories of possibilities; reluctant to the Spirit who moves situations
Il sacerdote antico ristagna, e valuta basando su categorie di possibilità; riluttante allo Spirito che smuove le situazioni
«Even through Joseph’s fears, God’s will, his history and his plan were at work. Joseph, then, teaches us that faith in God includes believing that he can work even through our fears, our frailties and our weaknesses. He also teaches us that amid the tempests of life, we must never be afraid to let the Lord steer our course. At times, we want to be in complete control, yet God always sees the bigger picture» (Patris Corde, n.2)
«Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande» (Patris Corde, n.2)
Man is the surname of God: the Lord in fact takes his name from each of us - whether we are saints or sinners - to make him our surname (Pope Francis). God's fidelity to the Promise is realized not only through men, but with them (Pope Benedict).
L’uomo è il cognome di Dio: il Signore infatti prende il nome da ognuno di noi — sia che siamo santi, sia che siamo peccatori — per farlo diventare il proprio cognome (Papa Francesco). La fedeltà di Dio alla Promessa si attua non soltanto mediante gli uomini, ma con loro (Papa Benedetto)
In the communities of Galilee and Syria the pagans quickly became a majority - elevated to the rank of sons. They did not submit to nerve-wracking processes, but spontaneously were recognizing the Lord
Nelle comunità di Galilea e Siria i pagani diventavano rapidamente maggioranza - elevati al rango di figli. Essi non si sottoponevano a trafile snervanti, ma spontaneamente riconoscevano il Signore
And thus we must see Christ again and ask Christ: “Is it you?” The Lord, in his own silent way, answers: “You see what I did, I did not start a bloody revolution, I did not change the world with force; but lit many I, which in the meantime form a pathway of light through the millenniums” (Pope Benedict)
E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: “Sei tu?”. Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: “Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni” (Papa Benedetto)
Experts in the Holy Scriptures believed that Elijah's return should anticipate and prepare for the advent of the Kingdom of God. Since the Lord was present, the first disciples wondered what the value of that teaching was. Among the people coming from Judaism the question arose about the value of ancient doctrines…
Gli esperti delle sacre Scritture ritenevano che il ritorno di Elia dovesse anticipare e preparare l’avvento del Regno di Dio. Poiché il Signore era presente, i primi discepoli si chiedevano quale fosse il valore di quell’insegnamento. Tra i provenienti dal giudaismo sorgeva il quesito circa il peso delle dottrine antiche...
Gospels make their way, advance and free, making us understand the enormous difference between any creed and the proposal of Jesus

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.