Nov 17, 2025 Scritto da 

 Cristo Re

Lc 23,35-43

 34a Domenica T.O. (anno C)

 

Luca 23:35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto».

Luca 23:36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano:

Luca 23:37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».

Luca 23:38 C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

 

Luca 23:39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!».

Luca 23:40 Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?

Luca 23:41 Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».

Luca 23:42 E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».

Luca 23:43 Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

 

Prima scena: Gesù crocifisso, schernito, è proclamato Cristo e Re dei Giudei (vv. 33-38). 

 

Questi versi riportano la titolatura che delinea l'identità di Gesù e che i presenti attestano ognuno dalla propria prospettiva. I capi del popolo, sensibili alle attese messianiche, sfidano Gesù a mostrarsi per quello che egli attestava di essere, cioè il “Cristo di Dio”. Questo titolo qualifica Gesù quale Messia “eletto” da Dio, legandolo in tal modo ad una missione che egli doveva compiere. 

Questo lascia intendere come in qualche modo la sfida che i capi del popolo avevano lanciato a Gesù non aveva un intento meramente ironico o canzonatorio, ma intendevano provare Gesù nella sua presunta identità di Messia. Una simile richiesta da parte dei giudei rientra nella loro mentalità, quella di cercare delle prove sulle attestazioni di pretese divine o messianiche. 

Il secondo gruppo di persone sono i soldati, che a differenza dei primi, precisa l'evangelista, si prendevano gioco di Gesù.  I soldati lasciano trapelare anche un certo disprezzo nei confronti dei giudei, indicando nel crocifisso il loro re. Una regalità, tuttavia, che, al di là dell'ironia dei soldati e i risentimenti dei giudei, Pilato decreta ufficialmente sul cartiglio posto sulla croce, il quale indicava il motivo della condanna e che il condannato nel suo viaggio verso il luogo del supplizio portava appeso al collo o, talvolta, un servo portava davanti a lui, così che, lungo il cammino, tutti, come monito, venissero a conoscenza del motivo della condanna. Ed è proprio questo decreto ufficiale da parte di Pilato che il titolo di “Re dei Giudei” acquista anche una valenza transtorica.

Questa prima scena viene così ad acquistare una importanza fondamentale ai fini non solo della definizione dell'identità di Gesù, ma anche del senso della sua morte. Tutto ciò acquista per Luca un'importanza tale da porre, fin dall'inizio, a testimonianza di tali eventi, l'intero popolo: “E il popolo stava a vedere”. Di quale popolo si tratta qui? È pensabile quello giudaico. Ma è anche pensabile che Luca vada ben oltre ai ristretti confini della Palestina e veda qui il grande popolo dei credenti, chiamati ad essere testimoni della croce di Cristo.

Seconda scena: Gesù riconosciuto Messia, Re e Salvatore (vv. 39-43).

Se la precedente scena attestava l'identità di Gesù quale Messia e Re, questa costituisce la dimostrazione di quanto attestato. Con il v. 39 l'attenzione viene spostata dagli schernitori giudei e romani, ai due malfattori. Vi è qui un cambio di scena, che in qualche modo si aggancia alla scena precedente. Il malfattore, infatti, riprende l'attestazione del v. 35 con cui si riconosceva Gesù come il Cristo salvatore e cerca di sfruttarla a suo favore.

I vv. 40-41, che riportano l'intervento del secondo malfattore contro il suo compagno, ha la finalità di attestare l'innocenza di Gesù. I vv. 42-43 costituiscono il vertice di questa scena. Dopo la difesa di Gesù da parte del secondo malfattore, questi ora dà la sua piena testimonianza di fede. Una fede che dice apertura e abbandono di se stesso a Gesù, riconosciuto qui implicitamente in quel “tuo regno” quale Re.

La risposta di Gesù è un'attestazione del suo potere salvifico, che non è disgiunto dalla croce, ma si attua nella croce. Una salvezza che non si porrà alla fine dei tempi, ma nell'oggi dell'uomo: “oggi sarai con me”. La risposta che Gesù dà al malfattore, ma forse è meglio ormai chiamarlo discepolo, è particolarmente significativa: “oggi sarai con me nel paradiso”. La salvezza, dunque, consiste nell'essere “con Gesù” e questi si trova “nel paradiso”, cioè nella dimensione stessa di Dio, che è la vita stessa di Dio. Il richiamo genesiaco e più precisamente Gen 2,8, dove nella Bibbia dei LXX compare per la prima volta il termine “paradeison” (paradiso), non è casuale. Lì si legge: “Poi il Signore Dio piantò un giardino (paradeison) in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato”. Il paradiso, dunque, è un luogo di delizie dove Dio ha collocato l'uomo. L'habitat naturale dell'uomo non è, pertanto, questa dimensione spazio-temporale, profondamente segnata dal peccato e soggetta al degrado della morte, ma la dimensione stessa di Dio. La salvezza, allora, consiste nell'azione di Dio di recuperare l'uomo alla sua dimensione originale, allorché l'uomo e con lui l'intera creazione brillavano della luce di Dio. Infatti, quando Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Gen 1,26-27) ha creato un essere che, in quell'immagine e somiglianza, faceva parte della Sua vita. E quel “oggi sarai con me nel paradiso” dice l'attuarsi dell'intenzione di Dio: ricondurre l'uomo in Se stesso, da dove è drammaticamente e tragicamente uscito. E ciò si è attuato ora nel Cristo crocifisso, che è “stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio” (1Cor 1,18).

 

  

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
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70 Ultima modifica il Lunedì, 17 Novembre 2025 23:44
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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We cannot draw energy from a severe setting, contrary to the flowering of our precious uniqueness. New eyes are transmitted only by the one who is Friend. And Christ does it not when we are well placed or when we equip ourselves strongly - remaining in a managerial attitude - but in total listening
Non possiamo trarre energia da un’impostazione severa, contraria alla fioritura della nostra preziosa unicità. Gli occhi nuovi sono trasmessi solo da colui che è Amico. E Cristo lo fa non quando ci collochiamo bene o attrezziamo forte - permanendo in atteggiamento dirigista - bensì nell’ascolto totale
The Evangelists Matthew and Luke (cf. Mt 11:25-30 and Lk 10:21-22) have handed down to us a “jewel” of Jesus’ prayer that is often called the Cry of Exultation or the Cry of Messianic Exultation. It is a prayer of thanksgiving and praise [Pope Benedict]
Gli evangelisti Matteo e Luca (cfr Mt 11,25-30 e Lc 10,21-22) ci hanno tramandato un «gioiello» della preghiera di Gesù, che spesso viene chiamato Inno di giubilo o Inno di giubilo messianico. Si tratta di una preghiera di riconoscenza e di lode [Papa Benedetto]
The human race – every one of us – is the sheep lost in the desert which no longer knows the way. The Son of God will not let this happen; he cannot abandon humanity in so wretched a condition. He leaps to his feet and abandons the glory of heaven, in order to go in search of the sheep and pursue it, all the way to the Cross. He takes it upon his shoulders and carries our humanity (Pope Benedict)
L’umanità – noi tutti - è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanità (Papa Benedetto)
"Too bad! What a pity!" “Sin! What a shame!” - it is said of a missed opportunity: it is the bending of the unicum that we are inside, which every day surrenders its exceptionality to the normalizing and prim outline of common opinion. Divine Appeal of every moment directed Mary's dreams and her innate knowledge - antechamber of her trust, elsewhere
“Peccato!” - si dice di una occasione persa: è la flessione dell’unicum che siamo dentro, che tutti i giorni cede la sua eccezionalità al contorno normalizzante e affettato dell’opinione comune. L’appello divino d’ogni istante orientava altrove i sogni di Maria e il suo sapere innato - anticamera della fiducia
It is a question of leaving behind the comfortable but misleading ways of the idols of this world: success at all costs; power to the detriment of the weak; the desire for wealth; pleasure at any price. And instead, preparing the way of the Lord: this does not take away our freedom (Pope Francis)
Si tratta di lasciare le strade, comode ma fuorvianti, degli idoli di questo mondo: il successo a tutti i costi, il potere a scapito dei più deboli, la sete di ricchezze, il piacere a qualsiasi prezzo. E di aprire invece la strada al Signore che viene: Egli non toglie la nostra libertà (Papa Francesco)
Inside each woman and man resides a volcano of potential energies which are not to be smothered and aligned. The Lord doesn’t level the character; he doesn’t wear out the creatures. He doesn't make them desolate. The Kingdom is Near: it reinstates the imbalances. It does not mortify them, it convert them and enhances them
Dentro ciascuna donna e uomo risiede un vulcano di energie potenziali che non devono essere soffocate e allineate

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

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