Mag 5, 2025 Scritto da 

4a Domenica di Pasqua (Ap 7,9.14b-17)

(Ap 7,9.14b-17)

4a Domenica di Pasqua (anno C)

 

Apocalisse 7:9 Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani.

Apocalisse 7:14 ...E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello.

Apocalisse 7:15 Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.

 

Una moltitudine immensa proveniente da tutti i popoli e nazioni sta davanti al trono di Dio e dell'Agnello. Da chi è costituita? Il gruppo è composto da cristiani perché, secondo il v. 14, essi "hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". La moltitudine immensa dei salvati è di provenienza universale. 

Le vesti candide (en leukois, "in bianco") simboleggiano la dignità di appartenere al cielo. Il bianco s'indossava durante le occasioni festive perché si credeva fosse il colore di cui si vestivano gli esseri celesti, incluso Dio stesso. 

La palma è il segno della vittoria. Anche nel mondo greco ai vincitori degli antichi giochi si dava spesso una palma. In tutto il mondo mediterraneo la palma significava "vittoria". Quando la folla accolse Gesù a Gerusalemme agitando rami di palma, era in occasione della festa di Pasqua.  

Il popolo dei credenti è ormai introdotto nella gloria del Dio vivente e partecipa alla liturgia celeste; una liturgia grandiosa, stupenda, che viene celebrata davanti al trono e all'Agnello. Stanno di fronte al trono (una circonlocuzione per il nome di Dio), ma anche di fronte all'Agnello, di cui sono stati imitatori, riportando la palma della vittoria. 

Lo stare in piedi, secondo il simbolismo di questa posizione, significa essere in uno stato di risurrezione. Essi partecipano della stessa vita di Dio e dell'Agnello. Questo è il popolo dei credenti nel suo aspetto glorioso, ovvero la Chiesa trionfante che in cielo partecipa della vittoria di Cristo. Sono coloro che hanno portato a termine il viaggio, coloro che già condividono la vittoria piena e definitiva dell'Agnello.  

 

"Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello". La presentazione dei salvati sottolinea la loro provenienza e li definisce con un participio presente: "coloro che vengono" (hoi erchomenoi), strettamente affine alla formula divina "ho erchomenos" ("Colui che viene"). Ormai sono una sola cosa con l'Agnello perché hanno realizzato, attraverso la loro tribolazione, la chiamata ad immergersi nella morte e nella risurrezione del Figlio di Dio.  

La grande tribolazione è la persecuzione, il martirio. La grande tribolazione alludeva storicamente alle persecuzioni subite dai cristiani, di cui quella di Nerone fu il prototipo, ma si riferisce in maniera particolare alla grande tribolazione che precederà il giudizio finale. 

Questa tribolazione viene chiamata «grande» perché supererà in intensità tutte le precedenti, sarà la più terribile di tutte, è quella che si estenderà ai credenti del mondo intero e in cui Satana si servirà dei suoi più potenti strumenti e metterà in opera i mezzi più efficaci per abbattere la fede cristiana. La Chiesa è sempre perseguitata, ma negli ultimi tempi lo sarà ancora di più, e ogni vero cristiano deve aspettarsi una parte più o meno grande di tribolazione. 

Poiché la moltitudine immensa viene dalla grande tribolazione, è ragionevole dedurre che essi, o almeno la maggioranza di essi, siano martiri.  

“Hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello”. Notiamo una cosa interessante: il testo non dice che hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il versamento del proprio sangue, ma con il sangue dell'Agnello. Costoro hanno lavato le loro vesti (gr.: stolàs) nel sangue dell'Agnello, ossia si sono santificati e hanno purificato la loro anima (stola) mediante i meriti di Gesù al quale si sono avvicinati con fede. È implicito, nel loro «hanno lavato», che le stole/vesti erano sporche, cioè che essi erano peccatori. Se ora possono comparire in vesti bianche alla presenza di Dio, ciò non è dovuto ai loro meriti, ma alla virtù espiatrice e purificatrice del sangue di Cristo.  

Con questa immagine paradossale del sangue dell'Agnello che rende bianche le vesti dei credenti, si vuol dire che essi partecipano al valore salvifico della morte espiatrice di Gesù, in virtù della quale sono stati preservati dal soccombere nella prova. Non sono dunque solo i martiri, ma  tutti i membri della Chiesa che sono rimasti fedeli nella persecuzione. Infatti, ripetiamo ancora una volta: non è scritto che hanno lavato le loro vesti nel loro stesso sangue, bensì in quello dell'Agnello. Il "sangue" è simbolo della morte di Cristo e dell'efficacia della sua opera salvifica. Il greco ha "en tō" ("nel sangue"), formula che probabilmente deriva dalla liturgia eucaristica (1 Cor 11,25 "nel mio sangue").

I cristiani non sono giustificati per una qualsiasi osservanza della Legge o per adempienza di tutti quei riti che fanno da corollario alla fede, ma per la loro assimilazione alla croce di Cristo.

 

"Per questo stanno davanti al trono di Dio". "Per questo", non per altro: dovrebbe farci riflettere seriamente. In un tempo in cui si parla molto di ecumenismo, va ribadita la centralità del Cristo crocifisso come conditio sine qua non per la salvezza. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
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474 Ultima modifica il Lunedì, 05 Maggio 2025 10:49
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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This belonging to each other and to him is not some ideal, imaginary, symbolic relationship, but – I would almost want to say – a biological, life-transmitting state of belonging to Jesus Christ (Pope Benedict)
Questo appartenere l’uno all’altro e a Lui non è una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma – vorrei quasi dire – un appartenere a Gesù Cristo in senso biologico, pienamente vitale (Papa Benedetto)
She is finally called by her name: “Mary!” (v. 16). How nice it is to think that the first apparition of the Risen One — according to the Gospels — took place in such a personal way! [Pope Francis]
Viene chiamata per nome: «Maria!» (v. 16). Com’è bello pensare che la prima apparizione del Risorto – secondo i Vangeli – sia avvenuta in un modo così personale! [Papa Francesco]
Jesus invites us to discern the words and deeds which bear witness to the imminent coming of the Father’s kingdom. Indeed, he indicates and concentrates all the signs in the enigmatic “sign of Jonah”. By doing so, he overturns the worldly logic aimed at seeking signs that would confirm the human desire for self-affirmation and power (Pope John Paul II)
Gesù invita al discernimento in rapporto alle parole ed opere, che testimoniano l'imminente avvento del Regno del Padre. Anzi, Egli indirizza e concentra tutti i segni nell'enigmatico "segno di Giona". E con ciò rovescia la logica mondana tesa a cercare segni che confermino il desiderio di autoaffermazione e di potenza dell'uomo (Papa Giovanni Paolo II)
Without love, even the most important activities lose their value and give no joy. Without a profound meaning, all our activities are reduced to sterile and unorganised activism (Pope Benedict)
Senza amore, anche le attività più importanti perdono di valore, e non danno gioia. Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato (Papa Benedetto)
In reality, an abstract, distant god is more comfortable, one that doesn’t get himself involved in situations and who accepts a faith that is far from life, from problems, from society. Or we would even like to believe in a ‘special effects’ god (Pope Francis)
In realtà, è più comodo un dio astratto, distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società. Oppure ci piace credere a un dio “dagli effetti speciali” (Papa Francesco)
It is as though you were given a parcel with a gift inside and, rather than going to open the gift, you look only at the paper it is wrapped in: only appearances, the form, and not the core of the grace, of the gift that is given! (Pope Francis)
È come se a te regalassero un pacchetto con dentro un dono e tu, invece di andare a cercare il dono, guardi soltanto la carta nel quale è incartato: soltanto le apparenze, la forma, e non il nocciolo della grazia, del dono che viene dato! (Papa Francesco)
The Evangelists Matthew and Luke (cf. Mt 11:25-30 and Lk 10:21-22) have handed down to us a “jewel” of Jesus’ prayer that is often called the Cry of Exultation or the Cry of Messianic Exultation. It is a prayer of thanksgiving and praise [Pope Benedict]
Gli evangelisti Matteo e Luca (cfr Mt 11,25-30 e Lc 10, 21-22) ci hanno tramandato un «gioiello» della preghiera di Gesù, che spesso viene chiamato Inno di giubilo o Inno di giubilo messianico. Si tratta di una preghiera di riconoscenza e di lode [Papa Benedetto]

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