Dio ci benedica e la Vergine ci protegga!
Una riflessione sull’Avvento oggi e domani sera il breve commento alle letture bibliche della prima domenica di Avvento.
*Domenica prossima 1° dicembre inizia il tempo dell’Avvento che non è solo preparazione al santo Natale di Gesù, ma invito ricorrente ogni anno a orientare tutta l’esistenza cristiana come un’attesa vigile e orante di Cristo che è Colui che viene. La parola Avvento è mutuata dal latino adventus che indicava l’arrivo solenne del re, dell’imperatore o di un generale vittorioso, con celebrazioni e riti speciali. Era quindi un tempo di attesa e di preparazione per accogliere alte figure di prestigio. Per noi cristiani è tempo di speranza e di rinnovamento spirituale: facciamo memoria della nascita di Gesù a Betlemme, ma sappiamo che si fa presente costantemente in modo spirituale nelle nostre vite e ne attendiamo con speranza e vigile fede il ritorno nella gloria.
San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) descrive le tre venute di Cristo nel contesto della spiritualità cristiana e della riflessione teologica. La prima venuta è quella storica, quando Cristo si è incarnato ed è nato a Betlemme. Avvento di Cristo nella carne narrata nei vangeli. La sua seconda venuta intermedia è quella che avviene continuamente nel cuore dei credenti attraverso la grazia, i sacramenti e la vita spirituale. Si tratta d’una venuta invisibile e personale, poiché Cristo si manifesta nell’anima di chi lo accoglie. La terza venuta sarà futura e gloriosa alla fine dei tempi, quando Cristo ritornerà per giudicare il mondo e instaurare il suo regno definitivo. Osserva in sintesi san Bernardo: “Nella prima venuta, Cristo è venuto nella carne e nella debolezza; nella seconda, viene nello spirito e nella potenza; nella terza, verrà nella gloria e nella maestà.” L’intera esistenza del cristiano diviene così un avvento e ogni anno il periodo dell’Avvento ce lo ricorda: viviamo l’Avvento non solo come preparazione alla commemorazione del Natale (prima venuta), ma anche come occasione per accogliere Cristo nella nostra vita (venuta intermedia) e come attesa del compimento ultimo della nostra salvezza (terza venuta).
* Festeggiare l'Avvento significa saper attendere: attendere è un'arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li ha delusi. Chi non conosce la beatitudine acerba dell'attendere, cioè il mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera dell'adempimento.
Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell'attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all'amicizia e all'amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all'altro fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime. Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo. Max Weber, Festeggiare l’Avvento (Editrice Queriniana, Brescia 2007, p. 37)
*L’Arte dell’attesa. Se l’Avvento non è solo prepararsi alla celebrazione della nascita di Cristo o a festeggiare un Natale diventato molto più laico che cristiano, vuol dire che può diventare un’occasione propizia per riscoprire il senso, il valore e la profondità dell’attesa stessa nella nostra vita. Non possiamo vivere se non attendiamo qualcuno! Nel nostro tempo, dominato dalla velocità e dall’impazienza, l’attesa è spesso percepita come un ostacolo o un vuoto da riempire. Invece, l’Avvento ci insegna che saper attendere significa vivere con consapevolezza e speranza, accettando il mistero del tempo e aprendoci con la curiosità dei semplici al compiersi dei piani di Dio. Attendere è anche fidarsi. Per questo l’arte dell’attesa implica imparare: imparare anzitutto il martirio della Pazienza che è riconoscere che le cose importanti richiedono tempo per maturare. Ci vuole l’esercizio importante della Speranza: Vivere con fiducia, anche quando il compimento delle promesse divine non è immediatamente visibile e non lasciarsi dominare dal demone della fretta e dello scoraggiamento. E’ scoprire il gusto di una Preparazione interiore: Usare il tempo dell’attesa per la riflessione, la preghiera e la crescita spirituale, ma anche per prepararsi a scoprire ogni novità nei riti abituali della vita d’ogni giorno. Tutto diventa nuovo per occhi nuovi, come il sole che è eterno eppure ogni giorno assolutamente nuovo. L’Avvento, quindi, non è solo un’attesa passiva, ma un tempo attivo, in cui si coltivano virtù fondamentali per accogliere pienamente il dono di Dio. C’è anche un senso laicamente sacro dell’Avvento quando si può imparare ad essere “artisti dell’attesa”. Imparare ad attendere da tutto e da tutti un soffio di speranza che alimenta il coraggio della vita; succhiare il piacere della gioia anche dalle sofferenze e dai dolori; attendere amore anche dove ci sembra impossibile. Attendere per imparare a saper attendere perché, come scrive il saggio Qoelet “c’è un tempo per tutto, un tempo per ogni cosa sotto il cielo” (3,1).
Buon tempo di Avvento!
+Giovanni D’Ercole