Mag 18, 2024 Scritto da 

Gerusalemme, città del dono dello Spirito Santo

Pentecoste (19 maggio ’24)

1. ”Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. La prima lettura oggi mette in evidenza che Gerusalemme è la città del dono dello Spirito Santo. Non è soltanto la città dove Gesù ha instituito l’Eucaristia e la città del Risorto, ma anche la città dove lo Spirito è stato diffuso sull’intera umanità. 

La Pentecoste dei giudei era all’epoca una festa molto importante perchè si celebrava il dono della Legge mosaica, una delle tre feste dell’anno durante la quale ci si recava in pellegrinaggio a Gerusalemme da ogni parte come ben lo mostra la liste  dei pellegrini di cui parlano gli Atti degli Apostoli: “Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea  e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia…Giudei e proseliti, Cretesi e Arabi”. Gerusalemme era dunque in quel momento brulicante di persone provenienti d’ogni parte del mondo, gente che probabilmente in gran parte non aveva sentito parlare della morte di Gesù di Nazareth e anche i discepoli, come tutti, si trovavano a Gerusalemme per la stessa ragione. E quel giorno con la discesa dello Spirito Santo fu l’inizio della Chiesa missionaria nel mondo. San Luca narra che successe qualcosa di assolutamente nuovo e imprevisto che possiamo ben comprendere alla luce di tre riferimenti biblici dell’Antico Testamento: il dono della Legge consegnata sul Sinai, la profezia di Gioele (3,1-5) che parla dell’effusione dello Spirito che tutto rinnova con il suo “soffio creatore” l’episodio della torre di Babele (Cf.Gn.11,1-9). Le lingue di fuoco che si posarono sulla testa di ciascuno e il vento impetuoso richiamano il Sinai quando Dio donò le tavole della legge a Mosé (cf. Es.19,16-19). San Luca fa così comprendere che la Pentecoste, che oggi celebriamo, fu molto più di un pellegrinaggio tradizionale degli Ebrei, ma addirittura un nuovo Sinai: come Dio aveva dato la Legge al suo popolo insegnando loro a vivere fedelmente l’alleanza, così ora Egli fa dono del suo Spirito perché apra i cuori alla nuova legge divina, la legge del suo Amore, che è il vero segreto per una vita felice, legge scritta non su tavole di pietra ma infusa nell’intimo dell’uomo. E questo aveva preannunciato il profeta Gioele: ”Spanderò il mio spirito su ogni essere di carne” (cf.3,1), cioè su ogni essere umano. L’umanità intera è simboleggiata a Pentecoste dalla molteplice presenza di gente d’ogni parte del modo allora conosciuto a indicare che “il Giorno del Signore” tanto atteso era finalmente giunto. E il riferimento alla torre di Babele può sintetizzarsi in due immagini. A Babele tutti gli uomini parlavano la stessa lingua e si attivarono per la costruzione di una torre altissima che penetrasse il cielo. Dio intervenne disperdendoli sulla faccia della terra e i popoli cominciarono a parlare lingue diverse. Con il corso dei secoli gli uomini arriveranno però spesso a non più comprendersi. Dio aveva voluto evitare che l’umanità percorresse una falsa pista, quella che oggi noi indichiamo con la tentazione purtroppo assai diffusa del pensiero unico dominante, del progetto unico che spegne la libertà e porta all’omologazione delle coscienze. Anche quando ci si professa animati dal desiderio di unità non bisogna sbagliare strada: l’unità non è uniformità e omologazione; la vera unità nell’amore valorizza sempre le diversità. Scriveva don Tonino Bello: “La pace è convivialità delle differenze. È mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi. E l'altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell'omologazione, dell'appiattimento”. A Pentecoste avvenne dunque una vera rivoluzione per la salvezza dell’intera umanità. Se a Babele l’umanità imparò la diversità, a Pentecoste viene donato il segreto per il cammino dell’unità nella diversità. Grazie al dono straordinario dello Spirito Santo tutti i popoli possono ascoltare e proclamare nelle loro molteplici e diverse lingue l’unico messaggio evangelico: “le meraviglie di Dio”. Don Tonino Bello scrive in una sua preghiera: «Il genere umano, Signore, è chiamato a vivere sulla terra ciò che le tre Persone divine vivono nel cielo: la convivialità delle differenze. Nel cielo, più persone mettono tutto in comunione sul tavolo della stessa divinità, così che fra loro rimane intrasferibile solo l’identikit personale di ciascuno, che è rispettivamente l’essere Padre, l’essere Figlio, l’essere Spirito Santo. Sulla terra, gli uomini sono chiamati a vivere secondo questo archetipo trinitario: a mettere, cioè, tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità, trattenendo per sé solo ciò che fa parte del proprio identikit personale”.

2. Il vangelo ci riconduce oggi nel Cenacolo dove cinque volte, nel corso del suo ultimo discorso, Gesù promette lo Spirito Santo che diventerà il vero sostegno dei suoi discepoli. Lo chiama il « Paraclito », Colui che sarà nel cuore dei fedeli e mai li abbandonerà per guiderli a tutta la verità ; sarà il loro difensore e il loro consolatore che, precisa il Cristo, “darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio”. Dare testimonianza: ecco il compito d’ogni battezzato. E se Gesù insiste così tanto sul dono dello Spirito è per infondere conforto e coraggio ai suoi discepoli che, dopo la sua partenza, dovranno proseguire la sua opera nel mondo, incontrando le stesse difficoltà che lui ha dovuto affrontare. Mai ci saranno tempi facili per i discepoli di Cristo, sembra affermare in maniera chiara Gesù, ma al tempo stesso invita a non avere paura, a non scandalizzarsi di nulla: vi cacceranno dalle sinagoghe, vi uccideranno e io, aggiunge il divino Maestro, vi dico tutto questo perché nell’ora della prova vi ricordiate di queste mie parole e riceviate conforto. Il Signore sa bene che ai discepoli verrà riservato lo stesso trattamento che ha ricevuto lui, e allora sarebbe un’illusione pensare che la vita del cristiano in questo mondo possa essere una passeggiata di piacere. Se essere testimoni di Cristo è la vocazione di tutti i battezzati, lo Spirito Santo rende capaci di farlo con la vita più che con le parole e così aiutare tutti a incontrare Gesù e in lui conoscere il volto paterno del vero Dio, Trinità Santissima e Misericordia Infinita. 

Proprio perché si tratta d’una missione non facile, viene in nostro soccorso lo Spirito Santo, donatoci il giorno della Pentecoste che trasformò gli apostoli da pavidi amici di Gesù in suoi intrepidi discepoli pronti a morire per lui. Sappiamo bene che l’alleanza definitiva fra Dio e l’umanità potrà instaurarsi soltanto quando tutti gli uomini conosceranno, nel senso di riconoscere, il Dio di Gesù Cristo come il proprio Dio. La mancanza di fede intesa come amicizia e fiducia tra Dio è l’uomo è un fatto sempre presente nella storia sin dalle origini. Lo vediamo chiaramente in tutta la Bibbia: a partire dal paradiso terrestre quando Adamo, tentato dal serpente, sospetta e immagina Dio geloso di lui; mancanza di fiducia segna il popolo nel deserto del Sinai che rimprovera Dio perché l’ha fatto uscire dall’Egitto e così in tanti momenti della storia fino a coloro che hanno crocifisso Gesù. All’origine c’è sempre la stessa mancanza di riconoscere Dio che i profeti nell’Antico Testamento in tanti modi hanno evidenziato. Il Signore però non si è stancato ben sapendo che noi esseri umani siamo incapaci da soli, nonostante ogni sforzo, di entrare in contatto e in comunione con Lui se Egli stesso non si rivela e viene incontro a ciascuno di noi. E’ in questa prospettiva che meglio percepiamo la ricchezza incommensurabile del dono dello Spirito Santo e il valore e il significato per ognuno di noi della Pentecoste che prosegue nella Chiesa. I Padri della Chiesa chiamavano lo Spirito Sono, il “Dono” e anzi, come ben lo evidenzia la IV Preghiera Eucaristica “lo Spirito Santo è il primo dono fatto ai credenti” affinché tutti gli uomini possano giungere alla conoscenza del vero Dio e realizzare nel mondo il suo regno di giustizia e di pace, di verità e di amore.

3. Nella Pentecoste la preghiera della Madre di Gesù con gli Apostoli fu come una fiamma pura che riempì il Cenacolo di calore e di luce. San Luca non ci dice che parlò agli apostoli nel Cenacolo; ci dice solo che lei e gli apostoli con lei, perseveravano nella preghiera.  La sua preghiera, perfettamente in sintonia con la preghiera sacerdotale di suo Figlio, è l'espressione immacolata di ciò che san Paolo chiama ineffabili sospiri e aneliti dello Spirito Santo. “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, lo Spirito stesso intercede per noi, con gemiti inesprimibili" (Romani 8,26). L'Immacolata Vergine Maria era ed è l'unica creatura umana in cui il movimento dello Spirito Santo e la sua intercessione divina per i santi non hanno trovato nessun impedimento, nessuna resistenza, e nessuna ombra di ignoranza, debolezza o paura. Per questo motivo la chiamiamo avvocata nostra, nome propriamente dato allo Spirito Santo. 

Sebbene dunque san Luca non attribuisca alcun discorso a Maria nel Cenacolo, alcune tradizioni iconografiche la raffigurano mentre parla agli apostoli. Penso, in particolare, alla splendida immagine della Pentecoste del cosiddetto Maestro di Vyšší Brod. La Madonna tiene un libro aperto dal quale sembra istruire san Pietro. San Giovanni, che tiene il suo libro chiuso, è seduto dietro la Madonna mentre la ascolta con attenzione e, allo stesso tempo, sembra dire a Pietro: “Pietro, ascolta bene ciò che la Madre sta dicendo”. Il libro della Madonna avrebbe potuto essere aperto al secondo capitolo del profeta Gioele, lo stesso testo che san Pietro proclama nel suo discorso di Pentecoste: “E avverrà poi che io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni e i vostri giovani avranno visioni. Inoltre sui miei servi e sulle mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito”. (Gioele 2:28-29). 

Mi permetto di consigliare, in questo periodo dell'anno liturgico, di rileggere alcune pagine del Trattato della Vera Devozione alla Beata Vergine Maria di San Luigi Maria Grignion de Montfort. Condiviso qui qualche sua espressione: “A Maria, sua fedele sposa, Dio Spirito Santo ha comunicato i suoi doni indicibili; e l'ha scelta per essere la dispensatrice di tutto ciò che possiede, in modo tale da distribuire a chi vuole, quanto vuole, come vuole e quando vuole, tutti i suoi doni e le sue grazie. Lo Spirito Santo non dà agli uomini nessun dono celeste che non passi attraverso le sue mani verginali. Il volere di Dio è, infatti, che tutto ci venga donato per mezzo di Maria”. 

Non c'è modo migliore di vivere la Pentecoste che rinnovare la nostra consacrazione alla Madonna. Arriverei persino a dire che la nostra partecipazione alle grazie di Pentecoste sarà direttamente proporzionale al nostro abbandono alla beata Vergine Maria. E ancora san Luigi di Montfort: “Quando lo Spirito Santo, suo Sposo, la trova in un'anima, vi vola, vi entra pienamente, si comunica a quest'anima tanto più abbondantemente quanto più posto essa dà alla sua Sposa; e una delle grandi ragioni per cui lo Spirito Santo non compie adesso meraviglie sorprendenti nelle anime, è che non vi trova un'unione abbastanza grande con la sua fedele e indissolubile Sposa. Dico: indissolubile Sposa, perché da quando quest'Amore sostanziale del Padre e del Figlio ha sposato Maria per generare Gesù Cristo, il capo degli eletti e Gesù Cristo negli eletti, non l'ha mai ripudiata, perché ella è sempre stata fedele e feconda”.

+ Giovanni D’Ercole

66 Ultima modifica il Sabato, 18 Maggio 2024 06:06
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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