Mag 15, 2024 Scritto da 

Nella Galilea: primato pastorale, primato d’amore

Diletti Figli e Figlie!

Noi non possiamo dimenticare, parlando a voi dalla tomba dell’apostolo Pietro, la pagina del Vangelo, che Noi abbiamo letta durante la santa Messa, questa mattina, mercoledì dopo Pasqua; pagina impressionante e inebriante, posta a conclusione del racconto evangelico di San Giovanni, nel quale egli ci descrive l’incontro di sette discepoli con Cristo risorto, in una mattina radiosa sul lago di Tiberiade, in Galilea, un Cristo misterioso, ma vivo e reale al punto da provocare su ordine suo una pesca straordinaria, documentata con particolari precisi, e da invitare i discepoli esterrefatti a riunirsi intorno al fuoco, che doveva essere stato acceso dallo stesso Gesù, ed a mangiare con Lui del pane da Lui offerto e del pesce testé arrostito, mentre la presenza misteriosa di Lui teneva gli animi sospesi del piccolo gruppo. «Poi, quando ebbero mangiato - continua il Vangelo - Gesù disse a Simone Pietro: Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?» (Io. 21, 15). Una domanda estremamente carica d’immenso significato, che i conoscitori del Vangelo non cessano d’esplorare e gli amici della psicologia di Cristo non si stancano di indagare. Una domanda affettuosa, ma ammonitrice per Pietro, che aveva con inesperta baldanza professato fedeltà eroica a Gesù, nella notte dell’ultima cena; e poi, poco dopo, tre volte, nel Getsemani, non si svegliò all’accorato invito del Signore di vegliare e pregare con Lui, e tre volte, ancora poco dopo, nell’atrio della casa del sommo Sacerdote, vilmente negò perfino di conoscerlo; e tre volte, singolarissima circostanza, nella storia evangelica, la domanda si ripeté: «Simone di Giovanni, mi ami tu?».

IL PRIMATO DI FEDE E DI AMORE

Che cosa voleva Gesù con quella insolita domanda, proposta all’afflitto discepolo? riabilitarlo? Sì, anche per lui Pietro era necessario un perdono, già accordato forse con lo sguardo dolente a lui diretto da Cristo dopo le sue negazioni (Luc. 22, 61), col ricordo per lui destinato subito dopo la risurrezione (Marc. 16, 7) e con una prima apparizione, di cui abbiamo solo un cenno nel Vangelo di San Luca (24, 34), ma ancora non abbastanza manifestato, non celebrato nell’amore, come poi sempre dovrà avvenire per chiunque desideri ottenere la remissione dei peccati (cf. Luc. 7, 47).

Ma indubbiamente il Signore voleva di più. Egli domandava all’Apostolo, primo confessore della fede nella divina messianità di Gesù (cf. Matth. 16, 16), il complemento che fa viva e operante la fede (Gal. 5, 6), l’amore, la carità; ciò che farà dire a S. Agostino una delle sue memorabili parole sintetizzanti: «Hoc est enim credere in Christum, diligere Christum»; questo vuoi dire finalmente credere in Cristo, amare Cristo (Enarr. in Ps. 130, 1; P.L. 37, 1704). Ma l’intenzione del Signore, palese in questo interrogatorio sull’amore di Pietro a Gesù, termina ad un’altra e definitiva lezione, insegnamento, comando, investitura insieme; termina al trasferimento dell’amore, che l’Apostolo, con umile sicurezza non più smentita, professava per il suo Maestro e Signore, da Gesù al gregge di Gesù. «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore», tre volte disse il Signore all’Apostolo, ormai dichiarato suo continuatore, suo vicario nell’ufficio pastorale, che Gesù stesso indicò come sua caratteristica e preferita missione: «Io sono il buon Pastore» (Io. 10, 11). Il primato di Pietro, nella guida e nel servizio del popolo cristiano, sarebbe stato un primato pastorale, un primato d’amore. Nell’amore, ormai inestinguibile, di Pietro a Cristo sarebbero fondate la natura e la forza della funzione pastorale del primato apostolico. Dall’amore di Cristo e per l’amore ai seguaci di Cristo la potestà di reggere, di ammaestrare, di santificare la Chiesa di Cristo. Una potestà che non è lecito né contestare, né ingannare (cf. Act. 5); ma una potestà nascente dalla carità, nella carità esercitata e per la carità. Una potestà, di cui Pietro lascerà eredi i suoi successori su questa sua cattedra romana, ed a cui egli darà nel sangue la suprema testimonianza: «Cum autem senueris, extendes manus tuas, et te alius cinget et ducet quo tu non vis»; «quando poi sarai invecchiato, - sono parole di Gesù a Pietro al termine del fatto evangelico ricordato - tenderai le mani, e un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vorresti. Disse questo (il Signore) per indicare con quale morte egli (Pietro) avrebbe reso gloria a Dio. E, detto ciò, gli soggiunse: Seguimi» (Io. 21, 18-19).

INDEFETTIBILE E SUPREMA LA PAROLA DEL MAESTRO: «TU ME SEQUERE»

Sono cose note; ma non fanno palpitare il cuore a ripensarle qui, dove l’apostolo e martire Simone di Giovanni, detto Pietro da Gesù, ebbe il suo umilissimo sepolcro, e sopra questo fu eretta questa Basilica? qui, dove quelle parole di Gesù risuonano ancora, e ancora sono operanti? Le vedete scritte a caratteri cubitali nella grande fascia che gira sopra i pennacchi e sotto i cornicioni interni della Basilica. E non sorge nel pensiero l’idea che ben più grande, ben più potente, ben più bella di questa architettura michelangiolesca è l’architettura, di cui questa vuol essere immagine ed onore, concepita da Cristo Signore, quando disse a Pietro: «Sopra questa pietra costruirò la mia Chiesa» (Matth. 16, 18), edificata nell’amore? Dura ancora l’edificio escatologico, dura ancora la Chiesa, e sempre la carità è la sua vita. Oh! pregate, Figli carissimi, affinché possiamo tutti comprendere questo prodigioso disegno divino; e pregate affinché Chi a Pietro succede possa ancora e sempre dimostrare, anche con l’evidenza esteriore, oltre che con l’intangibile realtà che in Lui si personifica, ch’Egli è quello che è per l’amore che a Cristo Lo unisce, e per la parola che Cristo a Pietro consegnò: Tu seguimi! Pregate! E la Nostra Benedizione Apostolica sia con voi.

[Papa Paolo VI, Udienza Generale 29 marzo 1967]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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