Un adolescente ha viaggiato attaccato a un treno per diversi chilometri.
Non è l’unica né la prima follia tra adolescenti “annoiati e sazi” [non tutti] cui noi genitori abbiamo dato, a mio avviso, troppo.
Ci sono diversi giochi pericolosi in voga: saltare da un balcone all’altro, o gesta simili; abbuffate di alcool, far finta di strangolarsi, appendersi a testa in giù.
Leggo dai social che l’ultima bravata è quella di picchiare i passanti e mettere tutto in rete (non so se è attendibile).
Questi comportamenti anomali forse si potrebbero evitare se i genitori stabilissero dei limiti, ma spesso non li hanno neanche loro.
È pur vero che simili comportamenti possono essere dovuti ad emulazione di qualche falso mito.
Ma al di là di questi comportamenti estremi, giocare è importante per l’essere umano.
Anticamente Aristotele avvicinò il concetto di gioco alla gioia e alla virtù, mentre Kant lo definì attività ’piacevole’.
Nel libro Homo Ludens del 1938 Huizinga dice che la cultura nasce in forma ludica, perché ogni cosa viene sotto forma di gioco; e giocando, il collettivo esprime la spiegazione della vita: il gioco non si cambia in cultura, ma questa ha inizialmente il carattere di gioco.
In psicologia il gioco è protagonista dello sviluppo psicologico del bambino - soprattutto della sua personalità.
Roger Caillois nel suo libro «I giochi e gli uomini» (Ed. Bompiani) raggruppa l’attività giocosa in quattro classi sostanziali, a seconda se nel gioco prevale la competizione, il caso, il simulacro, la vertigine.
Li ha denominati Agon (competizione), Alea (il caso, la sorte), Mimicry (Mimica, travestimento), Ilings (Vertigine). Questa distinzione raggruppa i giochi della stesa specie.
Nel gioco dapprima troviamo divertimento, indisciplinatezza, poco controllo, cui l’autore ha dato il termine “paidia” per giungere successivamente a un’attività disciplinata e osservante delle regole (Ludus).
L’Agon rappresenta il merito personale e lo si manifesta sia nella forma muscolare, sia nella forma intellettiva.
Esempi sono le gare sportive, ma anche giochi di capacità intellettiva. Scopo principale è affermare la propria superiorità.
L’Alea è la parola latina che individua il gioco dei dadi; qui il giocatore è inoperoso e si affida alla sorte, al destino.
La Mimicry include la recita, la mimica, il travestimento. L’uomo abbandona la propria personalità per fingere un’altra.
La mimicry è ideazione; per chi recita, è attirare l’attenzione dell’altro.
L’ultima classe di giochi descritta da Caillois viene chiamata Ilings.
Consiste nel far provare alla coscienza un notevole spavento.
Questo scompiglio è solitamente cercato per se stesso.
Caillois ci fa l’esempio dei dervisci danzanti che cercano l’inebriarsi girando su sé stessi al ritmo crescente di tamburi e la paura consiste in questo girare su di sé frenetico.
D’altronde senza cercare esempi eclatanti, ogni bambino sa l’effetto che si prova girando vorticosamente su di sé.
Questa sorta di giochi non la troviamo unicamente negli esseri umani, ma anche nel mondo animale.
I cani a volte girano su se stessi per afferrarsi la coda, finché non cadono.
L’autore riporta il caso dei camosci come indicativo.
Secondo Karl Groos “essi si arrampicano sui nevai e di lì ognuno si lancia sul pendio mentre gli altri lo stanno a guardare” col rischio di sfracellarsi.
Nell’esercizio della mia professione ho spesso incontrato per la maggior parte adolescenti che mettevano in atto giochi di questo tipo.
Ragazzi che con motorini sfidavano le auto o che passavano con il semaforo rosso. O ancora peggio, che giocavano a camminare in stato di lieve ebbrezza sul ciglio di un ponte.
Negli ultimi anni della professione ho notato che parecchi adolescenti si procuravano dei tagli sul corpo.
Gli episodi che riportano i media su questi comportamenti estremi non vanno ignorati.
Certo tutti abbiamo avuto momenti in cui abbiamo provato un senso di vertigine: mi viene in mente l’altalena da piccoli, o giochi ai vari luna-park.
Con l’aumento del benessere, spesso la società produce macchine e moto sempre più potenti.
E lì [oltre lo status symbol] vi è anche una ricerca conscia o meno di un senso di vertigine.
Ma sarebbe opportuno comprendere che associando la vertigine (ilings) al destino (alea)… il gioco diventa pericolo - a volte mortale.
Francesco Giovannozzi psicologo-psicoterapeuta.