Apr 7, 2025 Scritto da 

Dare la vita e rapidamente tradire

(Gv 13,21-33.36-38)

 

«Darò la mia vita per te» - pur di comandare.

Il Signore desidera che ciascuno di noi commensali si ponga il quesito se per caso non siamo implicati in qualche tradimento.

Non per colpevolizzare e piantarsi lì, ma per incontrarci: ciascuno è ammiratore ‘e’ avversario del Maestro.

Siamo fulgore ‘e’ tenebra - fianchi compresenti, più o meno integrati; anche competitivi.

Aspetti che diventano come cibi da neonato, per ogni nuova ‘genesi’ - i quali una volta emersi possono diventare punti di forza.

La strada si blocca solo davanti alla persona che continua a farsi condizionare. Lì non si rivela nulla; non avverrà il prodigio della trasmutazione del nostro abisso.

 

La liturgia della Parola ci mette a contatto con un Gesù pervaso dal senso di debolezza; la sua solitudine si fa acuta.

In missione, anche noi siamo talvolta in balia dello sconforto: forse Dio ci ha ingannati, trascinandoci in una impresa assurda?

No, non siamo ingaggiati e abbandonati a una logica ignobile, a una generazione perversa: la stessa forza della Vita è disseminata di ‘pietre tombali’ ed ha varie facce. Influssi benefici.

Il cammino favorevole è spoglio di prestigio, di mansioni riconosciute e maestà: esse tendono a placarci, e non scavare.

Spesso sono proprio i disturbi che migliorano la capacità di giudizio.

Lo stillicidio può suscitare la Voce della parte più autentica di noi stessi; farsi ‘eco’ incisivo per ritrovarsi e completarsi - portando avanti il cuore pioniere, invece di trattenerlo.

La strada della prova e dello squilibrio ci desta dall’invecchiamento nocivo dello spirito. Recupera le energie contrarie, i versanti opposti, i desideri incompatibili, le passioni [alleate] cui non abbiamo dato spazio.

 

Anche nell’esperienza torturante del limite, Dio vuole raggiungere la nostra ‘semente’ variegata, affinché essa non si lasci depredare - neppure dallo sgomento di aver attinto insieme il «boccone» ed essere stati noi i traditori.

Nulla è invalidante.

 

C’è un solo ambito tossico, cronico, di morte, che annienta tutto e non ha insito nessun germe attivo: quello che offusca e detesta il cambiamento primario.

Lì l’orizzonte si stringe e rimane solo un baratro - o il blando che contagia per farci mollare e arretrare.

Restano infine solo le paure, le mezze scelte, le nevrosi tacitate dal compromesso che tenta di colmare il prezioso senso di vuoto.

La storia dell’incomprensibile solitudine del Cristo accanto al traditore e al rinnegato ci sta scritta nel cuore. È tutta realtà - ma per la salvezza, per una rinnovata intimità e convinzione.

La vocazione missionaria si spegne e ristagna solo nelle zavorre del calcolo e della mentalità comune - ove non si scuote (né tintinna) la nuda povertà dell’essere discorde che siamo.

 

Senza l’abbandono subìto, l’uomo non diventa universale, anzi tende ad attenuare i migliori strumenti della potenza di Dio.

Su quel terreno stepposo il Signore ci sta donando l’amicizia di uno spostamento di sguardo.

Senza l’inquietudine del turbamento profondo e umiliante, senza la consegna della propria umanità - nell’estrema debolezza - la nostra marionetta insoddisfatta indugia, accontentandosi.

Malgrado l’ammirazione per i valori, diviene anch’essa larva residuale. Una caricatura dell’essere che potevamo: donne e uomini dall’occhio contemplativo.

Compiuti a partire da dentro, come Gesù.

 

 

[Martedì Santo, 15 aprile 2025]

353 Ultima modifica il Martedì, 15 Aprile 2025 12:00
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The Church keeps watch. And the world keeps watch. The hour of Christ's victory over death is the greatest hour in history (John Paul II)
Veglia la Chiesa. E veglia il mondo. L’ora della vittoria di Cristo sulla morte è l’ora più grande della storia (Giovanni Paolo II)
Before the Cross of Jesus, we apprehend in a way that we can almost touch with our hands how much we are eternally loved; before the Cross we feel that we are “children” and not “things” or “objects” [Pope Francis, via Crucis at the Colosseum 2014]
Di fronte alla Croce di Gesù, vediamo quasi fino a toccare con le mani quanto siamo amati eternamente; di fronte alla Croce ci sentiamo “figli” e non “cose” o “oggetti” [Papa Francesco, via Crucis al Colosseo 2014]
The devotional and external purifications purify man ritually but leave him as he is replaced by a new bathing (Pope Benedict)
Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l’uomo ritualmente, lasciandolo tuttavia così com’è, subentra il bagno nuovo (Papa Benedetto)
If, on the one hand, the liturgy of these days makes us offer a hymn of thanksgiving to the Lord, conqueror of death, at the same time it asks us to eliminate from our lives all that prevents us from conforming ourselves to him (John Paul II)
La liturgia di questi giorni, se da un lato ci fa elevare al Signore, vincitore della morte, un inno di ringraziamento, ci chiede, al tempo stesso, di eliminare dalla nostra vita tutto ciò che ci impedisce di conformarci a lui (Giovanni Paolo II)
The school of faith is not a triumphal march but a journey marked daily by suffering and love, trials and faithfulness. Peter, who promised absolute fidelity, knew the bitterness and humiliation of denial:  the arrogant man learns the costly lesson of humility (Pope Benedict)
La scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno. Pietro che aveva promesso fedeltà assoluta, conosce l’amarezza e l’umiliazione del rinnegamento: lo spavaldo apprende a sue spese l’umiltà (Papa Benedetto)
We are here touching the heart of the problem. In Holy Scripture and according to the evangelical categories, "alms" means in the first place an interior gift. It means the attitude of opening "to the other" (John Paul II)
Qui tocchiamo il nucleo centrale del problema. Nella Sacra Scrittura e secondo le categorie evangeliche, “elemosina” significa anzitutto dono interiore. Significa l’atteggiamento di apertura “verso l’altro” (Giovanni Paolo II)
Jesus shows us how to face moments of difficulty and the most insidious of temptations by preserving in our hearts a peace that is neither detachment nor superhuman impassivity (Pope Francis)
Gesù ci mostra come affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità o superomismo (Papa Francesco)
If, in his prophecy about the shepherd, Ezekiel was aiming to restore unity among the dispersed tribes of Israel (cf. Ez 34: 22-24), here it is a question not only of the unification of a dispersed Israel but of the unification of all the children of God, of humanity - of the Church of Jews and of pagans [Pope Benedict]
Se Ezechiele nella sua profezia sul pastore aveva di mira il ripristino dell'unità tra le tribù disperse d'Israele (cfr Ez 34, 22-24), si tratta ora non solo più dell'unificazione dell'Israele disperso, ma dell'unificazione di tutti i figli di Dio, dell'umanità - della Chiesa di giudei e di pagani [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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