Mar 21, 2025 Scritto da 

Preghiera di Fede, o di maniera. Io-fariseo e io-pubblicano

(Lc 18,9-14)

 

Il meccanismo della retribuzione nega l’esperienza essenziale della vita di Fede: ‘lasciarsi salvare, vivendo di Mistero’ - invece del cerchio concluso d’anguste “giustizie” che non sanno dove andare.

Per introdursi nella novità di Cristo basta aver incontrato se stessi ed essere sinceri: strana santità, accessibile a tutti.

Essa giunge alla realtà, anche più intima: non siamo onnipotenti nel bene; non riusciamo a fare granché di buono a partire dalle sofisticazioni, dalle idee, dai muscoli.

Lasciando spazio all’intervento del Padre, impariamo a confidare in ciò che si riceve, assai più che poggiare sulle aspettative anche altrui, o su quel che ci si propone e impone.

La nostra storia concreta può riflettersi in forma di Preghiera. Ma se il dialogo con Dio non affiora da una percezione penetrante e s’accontenta dei traguardi esterni, l’Ascolto diventa vuoto.

Lo spirito di grandezza anche morale e spirituale, sprofonda inesorabile - e nella miseria vera: quella epidermica.

Non vede l’eccezionalità del Padre: Colui che trasmette vita.

Chi vive di paragoni e ha una sprezzante valutazione dei considerati inferiori, non gode di aperture.

Resta senza spazio né tempo per l’azione dell’essere poliedrico, nella varietà di situazioni.

Sbaglia posto davanti a Dio e al prossimo - negandosi la gioia del Gratis e della Novità.

In tal guisa, mai confida in ciò che è più affidabile di una visione del mondo, o delle proprie iniziative dirigiste.

Non coglie nulla che già non sa, perché non legge dentro.

È in costante monologo: con se stesso [mai giungendo sino in fondo di sé] e quelli della propria cerchia.

Così non contagia felicità - che deriva dallo stupore.

Ultimamente, trova solo teatro, un rimbombo d’eco di voci altrui e a contorno.

Non l'intimità di persona eccezionale e amata così com’è.

Il soggetto della vita religiosa arcaica è infatti il “nostro” - l’io.

Se Gesù avesse chiesto chi dei due potesse tornare a casa giustificato, tutti avrebbero immaginato il fariseo, il ritagliato a parte.

Nella vita di Fede il Soggetto è invece il Mistero, l’Eterno, il Vivente.

È Lui che opera, creando: e anche qui agisce solo Lui.

Giustifica, ossia pone giustizia dov’essa non c’è. L’autosufficiente non ha bisogno.

Questo il reale e regale Principio, motore della nostra realizzazione e della preghiera-ascolto autentica, spoglia di meriti e vanto ma capace di recuperare i ‘lati opposti’.

Dio teme le liturgie e le orazioni individuali inappuntabili, in cui non avviene nulla e da cui si esce senza aver sperimentato la sua «Azione Creatrice» e il suo perdono.

Opera non nostra. Energia e pungolo che anche nell’intimo ci porta Alleanza di ‘volti’, convivialità delle differenze.

Nella vita spirituale e sociale del “poliedro” e del sommario, siamo abilitati a tradurre l’esigenza del ‘con-sentimento’, che il Padre comunica in modo largo e dandoci tempo.

Ben più che una lotta fra opposte visioni del mondo: la Giustizia divina è inedita e crescente - non la si compera con le opere di maniera.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Quando mi colgo fariseo e quando pubblicano?

Come posso incontrare me stesso contemplando Dio? E incontrando gli altri?

 

 

[Sabato 3.a sett. Quaresima, 29 marzo 2025]

537 Ultima modifica il Sabato, 29 Marzo 2025 12:00
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

St Teresa of Avila wrote: “the last thing we should do is to withdraw from our greatest good and blessing, which is the most sacred humanity of Our Lord Jesus Christ” (cf. The Interior Castle, 6, ch. 7) [Pope Benedict]
Santa Teresa d’Avila scrive che «non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo» (Castello interiore, 7, 6) [Papa Benedetto]
Dear friends, the mission of the Church bears fruit because Christ is truly present among us in a quite special way in the Holy Eucharist. His is a dynamic presence which grasps us in order to make us his, to liken us to him. Christ draws us to himself, he brings us out of ourselves to make us all one with him. In this way he also inserts us into the community of brothers and sisters: communion with the Lord is always also communion with others (Pope Benedict)
Cari amici, la missione della Chiesa porta frutto perché Cristo è realmente presente tra noi, in modo del tutto particolare nella Santa Eucaristia. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a Sé. Cristo ci attira a Sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli: la comunione con il Signore è sempre anche comunione con gli altri (Papa Benedetto)
Jesus asks us to abide in his love, to dwell in his love, not in our ideas, not in our own self-worship. Those who dwell in self-worship live in the mirror: always looking at themselves. He asks us to overcome the ambition to control and manage others. Not controlling, serving them (Pope Francis)
Gesù ci chiede di rimanere nel suo amore, abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi. Chi abita nel culto di sé stesso, abita nello specchio: sempre a guardarsi. Ci chiede di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri. Non controllare, servirli (Papa Francesco)
In this passage, the Lord tells us three things about the true shepherd:  he gives his own life for his sheep; he knows them and they know him; he is at the service of unity [Pope Benedict]
In questo brano il Signore ci dice tre cose sul vero pastore: egli dà la propria vita per le pecore; le conosce ed esse lo conoscono; sta a servizio dell'unità [Papa Benedetto]
Jesus, Good Shepherd and door of the sheep, is a leader whose authority is expressed in service, a leader who, in order to command, gives his life and does not ask others to sacrifice theirs. One can trust in a leader like this (Pope Francis)
Gesù, pastore buono e porta delle pecore, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla. Di un capo così ci si può fidare (Papa Francesco)
In today’s Gospel passage (cf. Jn 10:27-30) Jesus is presented to us as the true Shepherd of the People of God. He speaks about the relationship that binds him to the sheep of the flock, namely, to his disciples, and he emphasizes the fact that it is a relationship of mutual recognition […] we see that Jesus’ work is explained in several actions: Jesus speaks; Jesus knows; Jesus gives eternal life; Jesus safeguards (Pope Francis)
Nel Vangelo di oggi (cfr Gv 10,27-30) Gesù si presenta come il vero Pastore del popolo di Dio. Egli parla del rapporto che lo lega alle pecore del gregge, cioè ai suoi discepoli, e insiste sul fatto che è un rapporto di conoscenza reciproca […] vediamo che l’opera di Gesù si esplica in alcune azioni: Gesù parla, Gesù conosce, Gesù dà la vita eterna, Gesù custodisce (Papa Francesco)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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