Gv 12,24-26 (20-26)
«Se il granello di frumento caduto a terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto» [Gv 12,24].
Ci chiediamo: in che modo è possibile in qualsiasi situazione far germogliare cose preziose? Come diventare fecondi?
E il piacere di vivere? Possiamo sperimentare almeno brevi momenti di eternità?
Nell’avanzamento del cammino spirituale, scopriamo che non basta essere lontani dagli idoli: desideriamo fare passi successivi.
Vogliamo pienezza e gioia; non rimanere soffocati nelle mansioni senza incanto, nei meccanismi privi di passo lirico.
Cristo è davvero in grado di fornire alla nostra esistenza un colpo d’ala, far esplodere vita - gestire gli impegni in modo diverso, e trasalire di felicità?
Oppure ci scava definitivamente la fossa, col suo Nascondimento … che sembra un’opzione di morte?
Vorremmo approfondire, e magari da semplici ammiratori diventare Apostoli - coinvolti nel segreto brioso e crescente di Gesù.
Il modo migliore di «vedere» il Signore [v.21b - ossia capire e sperimentare il suo Volto generatore di Vita] sembra quello di accostarsi a un processo naturale. E l’immagine è presa dal mondo agricolo.
Affinché in un campo possano germogliare spighe, è necessario che i chicchi scompaiano nella terra.
Solo da una trasmutazione può sbocciare il prodigio d’un processo di nuova genesi, e quella nascita che porge il ‘cento per uno’.
La posta in palio è sconcertante: la vita non sviluppa a partire da un qualche proposito (artificioso) bensì dalla ‘natura’ stessa del Seme che dentro ha tutta una vitalità particolare.
Per realizzare ciò che ci caratterizza, il successo o la capacità di farsi “direttori” di sé non c’entra. Anzi, forse è meglio imparare ad attendere, e agire con lentezza, ospitando la Linfa che ‘viene’.
Neppure possiamo cavarcela con un’osservanza religiosa sostitutiva, la quale spesso [cercando di mettere le cose a posto, all’istante, all’esterno] si tramuta in serbatoio d’intimi disagi e nevrosi.
La crescita vocazionale in pienezza di persona e di essere, contrasta ogni opinione lontana dalle Radici dell’essenza e delle sue metamorfosi.
Sulla base della propria esperienza, Gesù vuol dire:
Compagna di vita del profeta che corrisponde alla propria “assurda” Chiamata è la solitudine, lo stare all’angolo, il non essere cercato - e sentirsi trattare come inadeguato, disonorevole o fallito (proprio dagli esperti e da gente di rango).
Non è previsto che si possa sbrigare questo tipo di pratica schietta con se stessi, con Dio e gli uomini imboccando scorciatoie di zucchero filato: bisogna incontrare i nostri e altrui “piani bassi”.
La via dei rapporti fatui - di facciata, spesso subiti e di sovrappeso - non ci corrisponderà mai.
Proprio così: andremo dritti all’obbiettivo solo entrando in una nuova normalità, e restando concentrati sulla nostra autentica trama caratteriale, ove si annida la Chiamata di Dio.
Qui le situazioni amare si riveleranno transitorie.
E se nel frattempo non ci saremo lasciati andare a motivo di qualche mancato riconoscimento o appartenenza, la storia ci troverà da un’altra parte.
Ma facciamo continuamente attenzione alle proposte spirituali poco evangeliche - appunto, carenti di ri-Nascite.
La dimensione sapiente del «Chicco che muore» non riguarda il volontarismo e l’autocontrollo, che ci faranno sconcertare dentro, sminuendo la sacra Unicità dell’anima e della Vocazione.
La disciplina di maniera che assume a ‘modello’ il già stabilito [e “come dovremmo essere”] trametterà solo lacerazioni; ci farà ammalare!
L’eccesso di controllo infatti, in ogni circostanza concreta attenuerà la nostra eccezionale inclinazione dell’essere variegato, dissanguerà il Mistero personale, e la crescente fioritura di Vita nuova.
Invece, il Signore ci vuole Pronti a ricreare noi stessi e far rigenerare il mondo - anche nel tempo della crisi globale.
[S. Lorenzo, 10 agosto 2024]