Falsari & Co: come se non esistessimo
(Mt 7,15-20)
«Dai loro frutti li riconoscerete […] così ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero guasto fa frutti cattivi» (Mt 7,16-17).
Come al tempo di Gesù, anche oggi ci sono banditori che annunciano messaggi di ogni genere.
Perfino nel dominio ecclesiale ristretto, spesso non è facile valutare le varie interpretazioni.
Sin dai primi tempi il Maestro si è distinto perché non ha imposto una severa selezione fra i suoi seguaci: il campo dell’Amore è quello della Libertà.
La ricchezza dell’onda vitale del Padre resta ovunque esuberante.
Il Signore stesso infatti prediligeva il carattere universale della chiamata… per Nome.
Eppure, malgrado l’ambito di accoglienza a maglie larghe, nel passo di Vangelo odierno Egli sembra assai preoccupato.
In effetti, sin dalla Chiesa delle origini si rese necessario ricorrere a principi di comprensione elementare degli spiriti.
Elementi di discernimento ancora essenziali, a tutela delle persone più deboli: coloro che hanno indole e radici «buone» ma rischiano di essere plagiati da opportunisti.
Il tema ricorre in tutti i tempi: la guida sapiente non sottovaluta l’allievo, non gli inocula paure di non essere all’altezza; valorizza e non scarta ciò che il discepolo ama.
Non gli chiede di sconfiggere subito i “difetti” ma li rende suoi compagni di viaggio e partecipi della realizzazione.
In tal modo l’anima del credente assume la sua ‘panoramica’, prende respiro, conquista equilibrio più completo, si realizza secondo la propria Chiamata. La quale non pretende di far diventare ogni cuore estraneo a se stesso: in ogni vicenda c’è un segreto da rinvenire, e caratteristico.
La guida spirituale secondo Cristo non imporrà di far assomigliare tutti ai suoi modelli preferiti, quindi non ci renderà rigidi [nel pericolo che qualsiasi contrarietà ci spezzi].
E quando non verremo sottovalutati, ci sentiremo adeguati - all’altezza che ci appartiene: i frutti fioriranno spontaneamente.
«Non può un albero buono fare frutti cattivi, né un albero guasto fare frutti buoni» (v.18).
Chi è felice fa il Bene.
«Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in vesti di pecore, ma dentro sono lupi rapaci» (v.15).
I travestiti della santità sono una grave insidia: spengono la nostra firma; identità caratteristica e creativa.
Li si può descrivere quasi come dei veri maestri, perché somigliano e sembrano analoghi agli autentici. In realtà flagellano l’anima di pensieri e gesti che non ci appartengono.
Vale invece la pena di occuparsi delle radici, più delle foglie: prima della linfa che scorre dentro il tronco, solo poi del numero e vistosità di frutti.
La nostra vocazione è stimolata e accompagnata e nasce da un desiderio, una voce e un’immagine dell’anima che fa da guida.
I manipolatori tendono a sostituire la loro suggestione alla nostra, personalissima.
I «falsi profeti» (v.15) non partono verso il futuro, dalla Sorgente intima della persona. Essi vanno sempre a cercare una conferma della loro.
Come se non esistessimo.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa pensi dei lupi in vesti angeliche?
Le asperità chiudono o dilatano le tue scoperte? O ti guidano al compromesso con le forze in campo?
[Mercoledì 12.a sett. T.O. 26 giugno 2024]