(Mt 6,19-23)
«Dove è il tuo Tesoro, là sarà il tuo cuore» (v.21). Non è un problema personale o istituzionale insipido; anzi, indispensabile per ritrovarsi.
Ignorarlo significa concedergli ulteriore respiro, facendolo crescere a dismisura; rendendolo ancor più fuori tempo e difficile leggerlo - e individuarne le terapie.
Per comprendersi e attivare differenti risorse, ogni comunità deve attraversare i momenti della verifica più severa - superando l’incaglio ‘in avanti’, “in uscita”.
Nella forma della Relazione, tutto apre la vita intensa - che integra e valica l’amor proprio, la sete di dominio.
Ciò libera dal “vecchio”, ossia chiude un ciclo di percorsi già messi a punto - per farci tornare come neonati.
La Speranza che ha peso smantella l’inessenziale; espelle il rumore dei pensieri che non sono più in sintonia con la nostra crescita, e introduce energie sognanti, una ricchezza di possibilità.
Ci saranno resistenze iniziali, ma lo sviluppo si predispone.
La Speranza sacrifica le zavorre e ci attiva secondo il ‘divino interiore’. Spalanca le porte a una nuova fase, più luminosa e corrispondente.
I tesori della terra rapidamente accecano; allo stesso modo passano: d’improvviso. L’età della crisi globale ce lo sbatte in faccia.
Eppure, è un dolore necessario.
Capiamo: i nuovi percorsi non sono tracciati dai beni, ma dal Vuoto che fa da intercapedine.
La religiosità buona per tutte le stagioni cede il passo alla vita inedita di Fede.
Qui si colloca l’Arte del discernimento e della pastorale: dovrebbe saper introdurre nuove energie competitive, difformi - cosmiche e personali - che preparano sintesi inedite, aperte, gratuite.
Lo sappiamo, eppure in alcune cerchie e cordate intriganti [direbbe Papa Francesco] la bramosia di possedere non consente di vedere chiaro.
L’ottundimento degli occhi malati di rapina ha prevalso. Prima qua e là, via via occupando l’anima.
Come dire: c’è un’altra esperienza del “divino”, dozzinale.
E cartina al tornasole è proprio quello scrutare meschino (vv.22-23) che trattiene. Con lo sguardo che chiude l’orizzonte dell’esistenza.
Invece, nei tentativi e nei percorsi di Fede che non si accontentano, la vita diventa luminosa d’Amore creativo che rifiorisce, e mette tutti a proprio agio.
Anche il vecchio potrà riemergere in questo nuovo spirito, stavolta perenne. Perché ci sono altre Altezze. Perché ciò che rende intimi a Dio non è nulla di esterno.
L’autentica Chiesa suscitata da ‘visioni’ limpide rivela sempre qualcosa di portentoso: la fecondità dalla nullità, la vita dall’effusione di essa, la nascita dall’apparente sterilità.
Un fiume di sintonie impensate riallaccerà la lettura degli accadimenti e l’azione dei credenti all’opera dello Spirito, senza barriere.
Perché quando qualcuno cede il pensiero normalizzato, e si deposita, il nuovo avanza.
La scelta è ormai inesorabile: tra morte e vita; fra bramosia e «tenebra» (v.23), o Felicità.
Il primo passo è ammettere di dover fare un cammino.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Dov’è il tuo Tesoro? Il tuo cuore e il tuo occhio sono semplici?
Hai mai fatto esperienza di lati che altri giudicano inconcludenti [dal punto di vista materiale] e che invece hanno preparato i tuoi nuovi percorsi?
[Venerdì 11.a sett. T.O. 21 giugno 2024]