(Gv 6,44-51)
Dio non attira con forza perentoria o ricatti, bensì con l’invito (v.44).
E il credere sincero si attiva a partire da una prima testimonianza in se stessi (v.44).
Il Padre non ci lascia cronicizzare. Agisce nell’intimo di ciascuno per rimodulare convinzioni, adesioni, progetti.
Tutto opera in direzione di noi stessi, non in modo innaturale.
Egli agisce presente in ogni persona nel modo più spontaneo e insieme affine a principi individuanti; più rispettoso delle inclinazioni, delle caratteristiche reali, delle energie.
Tale insegnamento (v.45) è interiore: impersonato da Cristo nella Parola che non snatura nulla - implicito nella sua Persona e vicenda.
In tal guisa il dono della vita è legato all’assimilare e farsi Uno con quell’Alimento.
Cibo che non incrina la persona, ma la convince, sostiene, fermenta e orienta - in modo irripetibile, per Nome.
Quel Pane manducato uccide il conformismo e l’estinzione.
Possiede la virtù di riannodare i fili che contraddistinguono il carattere di Persona, la qualità innata, l’essenza vocazionale, la capacità propulsiva [Vita dell’Eterno].
Il pane della terra conserva la vita ma non aggiorna, non ci rigenera incessantemente, né apre una strada attraverso la morte.
Il Pane che riattualizza per noi il dono estremo del Figlio, nutre l’esistere d’una qualità indistruttibile che non sfuma, perché Oro divino del nostro essere sorgivo.
I profeti avevano annunciato: negli ultimi tempi non si sarebbe conosciuto Dio per sentito dire ma per esperienza personale.
Dopo il fallimento dei re e della classe sacerdotale gli uomini sarebbero stati ammaestrati direttamente dal Signore.
L’espressione «Pane disceso dal Cielo» designa Gesù stesso in relazione con il Padre e [appunto] nella sua missione di recare agli uomini Sapienza, e Vita esuberante.
Vita divina, priva di limiti, che si riversa immediatamente in ciascuno - senza le incertezze o interpretazioni velate dai difetti di vista dei “mediatori”, i quali viceversa porterebbero al crollo.
Presenza che nel tempo della complessità accende anche in noi il desiderio di essere istruiti da Dio-in-Persona, guidati dall’Amico interiore. Percorsi da intuizioni rigeneranti, nel suo Spirito.
Egli c’inclina a non dare ascolto a una natura che ricerca e «mormora» solo per il corrivo “sapore” del sostentamento: «manna nel deserto» (v.49); ovvero interesse, reputazione, titoli, banalità di soddisfazioni.
«Io Sono il Pane il Vivente, quello disceso dal cielo. Se uno mangia da questo Pane vivrà la Vita dell’Eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita piena del mondo» (v.51).
Lo Spirito che interiorizza e attualizza è principale Soggetto della storia anche domestica, sommaria, quotidiana, della salvezza. Facendosi nostro.
Evangelizzandoci e crescendo nell’Amicizia - «istruiti da Dio» (v.45) - l’azione nutriente del Maestro immette la nostra carne fermentata nella Vita nuova.
Il Figlio affianco cambia il nostro ‘gusto’ e familiarizza di Sé la stessa ‘Natura’.
Così anche noi assimilati e identificati al Pane-Persona fattosi intimo, sveliamo totalità in atto, eternità vivente, la Fonte originaria.
[Giovedì 3.a sett. di Pasqua, 8 maggio 2025]