L’altra Via Verità Vita, nella dimensione umana
(Gv 14,6-14)
Le mani divine hanno piaghe d’amore, non sono artigli. Percorrono la «via» alternativa del lavoro, dell’edificare e accogliere; traiettoria davvero speciale, disinteressata, priva di ribalta.
Mani segnate da ciò che si desidera per il mondo: aperte, non chiuse a pugno - semmai con quella leggera stretta che dice: «Sono con Te».
Accompagnano «la via» che fa diventare forte il debole. «Via» che ci dilata l’orizzonte per conquistare la terra della Libertà.
Egli è «la Verità». Sappiamo cosa capita a una notizia quando passa di bocca in bocca: si deturpa.
Ma uniti alla Persona Vera - intrecciati alla sua storia - incontriamo noi stessi, conosciamo la ‘Fedeltà’ [‘Verità’] divina, scegliamo la sostanza invece d’idee convenzionali, conformiste o volatili (diventeremmo esteriori).
«Io Sono la Vita». Il Padre dilata e potenzia le inclinazioni, il nostro portato esistenziale; non ci vampirizza come se fosse Lui ad aver bisogno di qualcosa.
Egli è totalità di Essere, e Sorgente in atto, scaturigine di essenze particolari.
La sua Chiamata è Seme; una Radice che caratterizza ed espande la vita, rendendola singolare, più contraddistinta; unica, irripetibile; significativa e relazionale.
Per costruire una società alternativa capace di creare ben-essere: sorrisi e stupore che sfociano in dilatazioni, rallegrando tutti.
«Fateci vedere il Padre» (cf. vv.8-9) è la supplica - spesso anonima - che sin dalle origini accompagna il Popolo dei credenti, i quali spontaneamente rivelano il loro Signore come Via, Verità e Vita (v.6).
E la Chiesa che riflette Cristo è quella ‘in uscita’ che non si autocompiace dei suoi traguardi statici, ma si smuove [appunto: «Via»] di Esodo in Esodo, per migliorare se stessa prima di altri.
L’assemblea dei figli non teme dunque di rendersi impura frequentando le periferie culturali ed esistenziali, perché ha compreso l’autentico volto di Dio. Padre, Madre, Nucleo profondo, Amico.
«Fedele» [«Verità», in senso teologico] che non ha paura di mescolarsi con le vicende terrene.
Egli non fugge il vaglio critico; né abbandona coloro che sbandano, o non sopportano obblighi, ovvero si ritrovano in penuria.
La comunità autentica è capace di convivenza e reciprocità: quella della «Vita» che mostra in atto Padre e Figlio [Iniziativa e Corrispondenza].
Nello Spirito, tale Famiglia recupera l’itinerario di ciascuno e restituisce completezza, pienezza di essere senza confini, anche a coloro che hanno perduto speranza o stima di sé.
Differenza con la religione antica? L’Eterno non si rivela più nella strabiliante potenza di manifestazioni esteriori clamorose: fuoco, terremoto, folgori e tuoni.
Dio non è appannaggio di coloro che mostrano grande energia.
Nei focolari di Fede si rende presente la Persona del Cristo nel suo essere, nella sua vicenda travagliata e reale [«nel Nome»: vv.13-14].
È in tale Popolo che Dio sogna un riflesso immediato d’idee, parole, opere; e mutua immanenza.
Perché l’evento efficace del Padre è tutto nella carne del Figlio. Il loro Sogno, nella dimensione umana dei credenti.
[ss. Filippo e Giacomo, 3 maggio]