Genesi Rinascita Giudizio
(Gv 3,16-21)
Ogni uomo posto di fronte al Mistero non comprende bene ciò che sente, fino a quando non accetta la scommessa e s’introduce in una nuova esistenza.
La vecchia vita presenta solo conti da pagare, che sempre riemergono; viceversa, la nuova Chiamata soppianta le categorie di giudizio e le scelte normalizzate.
Si passa come attraverso uno svuotamento del cuore, che nella sua virtù cosmica e personale acquista un senso generativo.
La vita nello Spirito procede per nuove Nascite, e spira dove vuole. Non secondo un progresso scandito da meccanismi, ma in modo sconcertante.
Realtà presente e operante, sebbene inesplicabile - che però arricchisce, lasciandoci penetrare o piombare in un’altra configurazione.
‘Altro’ regno, che nel «Figlio dell’uomo» unisce i due mondi.
Livello di Eternità che immette chi l’accoglie nel rapporto unico col Padre e la sua Vita esuberante.
«Di là verrà a giudicare» è un articolo del Credo Apostolico:
Riuscita o fallimento della vita saranno valutate «dalla Croce», ossia con il criterio della nuova ‘percezione’, Dono di sé, e Rinnovo sino in fondo.
Rovesciamento di prospettive; capovolgimento di visuale.
Fonte di Speranza e nuovo scatto in avanti: dove l’umiliazione si tramuta in Nascita autentica e trionfo della Vita indistruttibile.
Questa la Beatitudine che scopre tesori nascosti e perle preziose dietro i nostri lati oscuri.
Qui perfino le persecuzioni dei nemici e dei beffardi diventano vettori che introducono difformi energie; ci obbligano a migliorare binario.
E s’immaginava che la vita divina appartenesse solo alla sfera celeste - invece giunge paradossalmente alla nostra portata.
Nicodemo sapeva: nel deserto molti erano caduti vittime d’insidie. Ma Gesù fa capire che gli israeliti non erano stati risanati gratuitamente da un’effigie di bronzo, bensì dall’aver ‘elevato lo sguardo’.
Il Segreto è «dall’Alto» (v.7), fuori scala.
Il Signore si rifà a tale episodio e lo interpreta come scenario del proprio insegnamento; simbolo della sua vicenda estrema.
È per una nuova Genesi del proprio essere e dei criteri per cui ci si gioca la vita, che il Crocifisso diventa punto di riferimento di ogni nostra scelta.
Chi lo contemplerà ha già in sé il senso pieno, acuto e totale delle Scritture, e la stessa Vita dell’Eterno.
Secondo lo stile rabbinico, Mt 25 ricorre all’immagine del Giudizio universale per richiamare l’importanza e le conseguenze delle scelte che facciamo.
Gv parla di un Giudizio che si attua nel Presente, che è ‘solo redenzione’ a nostro esclusivo favore: per una vita da salvati.
Secondo una Sapienza che fa udire non pochi pareri inattesi.
In tal guisa, pur impiegando sfondi e linguaggio differenti, sia Mt che Gv si ritrovano nella medesima «verità» (v.21). Il Giudizio viene pronunciato dalla Croce.
Le difformità si commisurano sin d’ora sulla Persona del Figlio. Il Giudizio è già iniziato.
[Mercoledì 2.a sett. Pasqua, 30 aprile 2025]