(Mc 9,14-29)
La messianicità di Cristo e la stessa Salvezza appartengono alla sfera della Fede e della Preghiera.
Sono gli ambiti dell'ascolto intimo, della percezione acuta, della fiduciosa accoglienza sponsale, e della spinta liberatrice.
Su questo punto Gesù sbotta contro la mediocrità dei suoi (vv.18-19) ed è costretto a riprendere da zero (vv.28-29).
Tanto che «entrato Egli in casa» ossia nella sua Chiesa (v.28) deve ricominciare a fare catechismo base.
Il brano è strutturato sulla falsariga delle prime liturgie catecumenali.
Il Signore vuole che le persone schiavizzate dall’ideologia di potere e dalla falsa devozione vengano portate a Lui (v.19) ed esige la Fede di coloro che le guidano (vv.23-24).
Il principiante passa attraverso una revisione di vita che «contorce» e «conduce a terra».
Questo perché si può rimanere plagiati da guide poco sagge.
Poi è un vero strazio scoprire di essersi fin dall’infanzia (v.21) regolati su un modello di vita mortificante - fatto di facili classificazioni, che però non realizzano, bensì disumanizzano.
Per essere liberato e risorgere a nuova vita (v.27) il candidato passa come attraverso una morte - sorta d’immersione battesimale, che affoga la sua antica formazione [di fatto] paganeggiante.
Al tempo di Mc molti parlavano di espulsione dei demoni.
Nella tipologia del nuovo Battesimo la comunità di Roma voleva esprimere l’obbiettivo della Lieta Notizia dei Vangeli: aiutare le persone a levarsi su - liberandosi dalle paure del potere del male.
Nel brano, la sordità e il mutismo del fanciullo stanno a indicare la mancanza della «Parola» che si fa «evento» - sia in mezzo al popolo disorientato che tra i discepoli, malati di protagonismo e unilateralità.
Lo stesso comportamento del giovane (vv.18.20.26) ricalca le modalità esistenziali di persone soggiogate da forze invincibili, perché autodistruttive - quindi in preda a lacerazioni ossessive, senza posa.
È una situazione appunto straziante: quella di chi scopre di essere stato ingannato da una religiosità fatta di convincimenti troppo comuni.
L’avvento del Regno di Dio significava la venuta d’un ‘potere riposto’ più forte dello stesso esercito romano, le cui legioni venivano usate per mantenere situazioni d’oppressione civile, persino di timore religioso.
Anche oggi, tra le spinte che inducono malattie profonde [come un qualcosa che si è impadronito di noi] e la presenza del Messia, si scatena una lotta senza esclusione di colpi.
I due poli opposti non si sopportano; fanno scintille. Ma la soluzione non è meravigliare le folle, né viceversa tentare di rifare cose normali.
Talora sembra che non siamo in condizione di avviare processi di guarigione autentica (v.18).
Ma il male non cede per miracolo e con clamore, né per forza o insistenza dell’uomo, bensì per sintonia e Dono (v.29). A partire da potenze interne.
Ecco lo spazio dell’orazione-ascolto:
Per le soluzioni che risolvono i veri problemi, abbiamo bisogno costante non di regole conformiste, bensì di una ‘nuova Lettura’.
La nostra vita non si gioca sull’iniziativa di ciò che siamo già in grado di allestire e praticare - o interpretare, disegnare e prevedere (vv.14-19) - ma sull’Attenzione (v.29).
La Preghiera fa uscire dai confini e pone in contatto con altre energie e sorprese di cui non ci si è accorti: virtù innate e della Grazia, le quali permettono di vedere ogni situazione con altri occhi, liberati.
[Lunedì 7.a sett. T.O. 24 febbraio 2025]