Gen 24, 2025 Scritto da 

Dio in ostaggio, o la diversa visione del pericolo

(Mc 4,35-41)

 

Tutto il Vangelo di Mc è una risposta articolata alla domanda: ‘chi è Gesù?’ (v.41). Il suo senso di marcia sembra contromano, e infrange sfacciatamente le regole accettate da tutti.

Mentre i discepoli accarezzavano desideri nazionalisti, il Maestro inizia a far capire che Egli non è il Messia volgarmente atteso, restauratore del defunto impero di Davide [o dei Cesari, in lotta di successione sotto gli occhi della comunità romana di Mc: Galba, Otone, Vitellio, Vespasiano].

Il Regno di Dio è aperto a tutta l'umanità, che in quei tempi di sballottamento - straziata dalla guerra civile successiva alle follie di Nerone - cercava sicurezze, accoglienza, punti di riferimento.

Ciascuno poteva trovarvi casa e riparo (v.32b).

Ma alcuni rimanevano insensibili a un’idea troppo larga di Fraternità. La proposta del giovane Rabbi li spiazzava.

L’insegnamento e richiamo imposto agli intimi di Gesù è quello di passare all’altra riva (v.35) ossia di non trattenere per sé.

Le ricchezze del Padre dovevano essere comunicate ai pagani.

Eppure alcuni “reduci” non ne volevano sapere di ‘sproporzioni rischiose’. Erano tarati su consuetudini di religiosità comune, e un’ideologia di potere circoscritta.

Quindi per esorcizzare il pericolo della missione, già tentavano di prendere in ostaggio il Maestro (v.36).

Sin dagli esordi, la resistenza all’incarico divino e il dibattito interno lacerante che ne era derivato, scatenò una grande tempesta nelle assemblee dei credenti.

«E viene una grande burrasca di vento e le onde si rovesciavano nella barca, così che la barca già si riempiva» (v.37).

La bufera riguarda i soli discepoli, unici sgomenti; non Gesù - a poppa, ossia al timone, alla guida [v.38 - e sul «cuscino»: si tratta del Risorto].

 

Quel che accade ‘dentro’ non è il semplice riflesso di ciò che capita “fuori”! Questo l’errore da correggere.

Dalla pace della condizione divina che domina il caos (v.39) il Signore richiama l’attenzione e rimprovera gli apostoli, accusandoli di non avere «Fede» (v.40).

 

Insomma, siamo confusi, nell’imbarazzo, e infuria il caos degli schemi? Andiamo paradossalmente sulla strada giusta dell’Esodo - ma non bisogna farsi prendere dal timore.

Le situazioni emotivamente rilevanti hanno il loro senso, recano un appello significativo, introducono una diversa introspezione, il cambiamento decisivo; una nuova ‘Genesi’.

La prova infatti attiva le anime nel modo più efficace, perché ci sgancia dall’idea di stabilità, e pone in contatto con energie sottaciute, avviando il nuovo dialogo con gli eventi.

In Lui, eccoci dunque intrisi d’una ‘diversa visione del pericolo’.

Sembra infatti che Gesù voglia espressamente i “momenti scuri” del confronto e del dubbio (v.35).

Le attese da manuale e l’abitudine ad allestire armonie conformiste bloccano la fioritura di ciò che siamo e speriamo.

Quel che è seccante o addirittura ‘contro’ ha qualcosa di decisivo da dirci.

 

Così anche nella barchetta delle chiese (v.36) il disagio deve esprimersi.

La nostra è una stabilità invertita, capovolta, non pareggiabile - incerta, sconveniente - eppure energica, capace di reinventarsi.

Sarà perfino eccessiva, ma dai dissesti. E osservando negli altri i propri lati oscuri.

Per una proposta di Tenerezza senza un piano, non corrispondente; che non è zona relax.

Amore che fa rima con ansia terribile, la quale però ci pone a contatto immediato con i nostri strati profondi - e le ‘periferie’!

 

 

[Sabato 3.a sett. T.O.  1 febbraio 2025]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

And quite often we too, beaten by the trials of life, have cried out to the Lord: “Why do you remain silent and do nothing for me?”. Especially when it seems we are sinking, because love or the project in which we had laid great hopes disappears (Pope Francis)
E tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: “Perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce (Papa Francesco)
The Kingdom of God grows here on earth, in the history of humanity, by virtue of an initial sowing, that is, of a foundation, which comes from God, and of a mysterious work of God himself, which continues to cultivate the Church down the centuries. The scythe of sacrifice is also present in God's action with regard to the Kingdom: the development of the Kingdom cannot be achieved without suffering (John Paul II)
Il Regno di Dio cresce qui sulla terra, nella storia dell’umanità, in virtù di una semina iniziale, cioè di una fondazione, che viene da Dio, e di un misterioso operare di Dio stesso, che continua a coltivare la Chiesa lungo i secoli. Nell’azione di Dio in ordine al Regno è presente anche la falce del sacrificio: lo sviluppo del Regno non si realizza senza sofferenza (Giovanni Paolo II)
For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]
In one of his most celebrated sermons, Saint Bernard of Clairvaux “recreates”, as it were, the scene where God and humanity wait for Mary to say “yes”. Turning to her he begs: “[…] Arise, run, open up! Arise with faith, run with your devotion, open up with your consent!” [Pope Benedict]
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «[…] Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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