Un solo “personaggio”, o il Figlio dell’uomo
(Mt 11,16-19)
I Vangeli si fanno largo, avanzano e liberano, facendo comprendere l’enorme differenza tra credo religioso comune, e Fede.
Ci emancipano ribaltando posizioni: chi si sentiva difeso e sicuro - o sulla cresta dell’onda [alla moda] - ora sembra non capire nulla dell’agire di Dio in noi.
Mentre in Cristo si fa strada la provvidenza dei nuovi assetti, coloro che sono legati a forme banali cercano cocciutamente di riaggrapparsi ad esse.
I bambini capricciosi reclamano sempre, quando non ottengono un posto di rilievo nei giochi, o quando altri non fanno quel che dicono loro.
Il Battista era un araldo eminente, chiamato alla realizzazione del piano di Dio [noto a motivo della sua figura particolare, forse più incline alla rinuncia].
Ma il preconcetto della mortificazione non andava bene: dunque, un rompiscatole da rigettare.
Il ‘Figlio dell’uomo’ era più simpatico, espressivo e accogliente; non si faceva problemi di purità [quindi pure lui era un esagerato]: da ingiuriare e condannare.
L’austero e penitente veniva giudicato al pari d’un indemoniato; il giovane Rabbi che invitava alla gioia, un lassista.
Giovanni sembrava troppo esigente, Gesù esageratamente largo d’idee e comportamenti.
I ragazzini viziati non si accordano neppure nel gioco, e stanno caparbiamente fermi sulle loro posizioni.
I bimbi incontentabili rifiutano ogni proposta: hanno sempre da ridire.
Ma la Rivelazione va al di là di ogni Attesa.
Certo, il modo austero del deserto sembrava irragionevole.
Il Signore invece viveva in mezzo alla gente, accettava inviti e non cercava di apparire diverso dagli altri - ma il suo stile affabile e semplice era considerato troppo ordinario e accessibile per un inviato da Dio.
«Eppure la Sapienza è stata riconosciuta giusta dalle sue opere» (v.19) ossia i piccoli leggono il segno dei tempi.
I figli riconoscono la divina Sapienza, vedono il suo disegno.
Colgono il progetto di Salvezza nella predicazione del Battista e del Cristo.
Non hanno troppo ‘controllo’ sulle cose; ne sono amici.
Sono coscienti dei limiti e dei punti di forza; apprendono perfino da posizioni subalterne e dai lati oscuri, imparano dagli stessi timori.
Vincono l’immobilismo spirituale dei grandi esperti, criticoni d’ogni brezza di cambiamento, o troppo astratti e sofisticati.
Entrambi i quali s’installano e signoreggiano - generando un’umanità radicalmente impoverita.
Costoro sono come figure puerili e incontentabili, ma che non si alzano né smuovono: «seduti» (v.16).
Essi calpestano, violano, inceppano tutto.
Ovunque, gli “eletti” rimangono indifferenti o indispettiti, perché sono, colgono e comprendono “una cosa sola”.
Mai chiudono il loro ‘personaggio’ per aprirne un altro, o per esplorare diversi lati di sé e del mondo.
Hanno l’anima inamidata.
Invece, chi non ha il cuore chiuso sta anticipando la Venuta d’un nuovo Regno, sta cogliendo il proprio ‘volto eterno’.
[Venerdì 2.a sett. Avvento, 13 dicembre 2024]