Lug 1, 2025 Scritto da 

Il Regno si è fatto Vicino

Emergenza grande, per piccolo Nome

 

(Mt 10,1-7)

 

«Questi dodici Gesù mandò dopo aver ordinato loro dicendo: Non andate nella Via dei pagani, e non entrate in città di samaritani - ma partite piuttosto verso le pecore perdute della Casa di Israele».

L’annuncio della nuova Fede aveva bisogno di respiro; eppure avrebbe trovato un fitto fuoco d’interdizione, assai tenace, proprio a partire dai frequentatori della religiosità radicata e abitudinaria - legata all’ideologia di potere.

Il primo restringimento ad Israele si era reso necessario, proprio al fine di scoperchiare la devozione più pericolosa: quella vuota e chiusa della sinagoga che - assuefatta all’attesa dello straordinario esterno - ormai non attendeva nulla di autentico che riuscisse a destarla.

Ma il senso dei vv.5-6 è assai profondo anche dal punto di vista personale, e riguarda non soltanto l’iniziale restrizione verso il Popolo eletto della Rivelazione messianica, dell’apertura universalistica esplicita, o della Missione.

 

Nessuno degli apostoli era per sé degno della Chiamata; eppure viene interpellato, e può accogliere il suo Mandato - come fosse già perfetto!

Gran parte di loro ha nomi tipici del giudaismo, addirittura del tempo dei patriarchi - il che indica un’estrazione culturale e spirituale radicata più nella religione che nella Fede... non facile da gestire.

Pietro smaniava per farsi avanti, ma pure retrocedendo spesso (marcia indietro) sino a diventare per Gesù un «satàn» [nella cultura dell’oriente antico, un funzionario del gran sovrano, inviato a fare il controllore e delatore - praticamente un accusatore]. Giacomo di Zebedeo e Giovanni erano fratelli, accesi fondamentalisti, e istericamente volevano il Maestro solo per loro. Filippo non sembrava un tipo molto pratico, né svelto o formato a cogliere le cose di Dio. Andrea pare invece cavarsela bene: persona inclusiva. Bartolomeo era probabilmente aperto ma perplesso, perché il Messia non gli corrispondeva granché. Tommaso era un poco dentro e un po’ fuori. Matteo un collaborazionista, avido complice del sistema oppressivo. Simone il Cananeo una testa calda. Giuda Iscariota uno che si autodistrugge fidandosi delle vecchie guide spirituali, impregnate di un’ideologia nazionalista, d’interesse privato, opportunismo e potere. Altri due (Giacomo figlio di Alfeo e Giuda Taddeo) forse semplici discepoli di non grande rilievo o capacità d’iniziativa.

 

Ma il Regno è «vicino» [v.7: «si è fatto vicino»]: Dio è nella nostra storia - già lo si sperimentava negli albori, nella sua prima comunità di figli.

Nella devozione antica, l’idea di un Dio distante produceva separazioni, gerarchie piramidali, coltivazione d’interessi interni di cerchia (spacciati per grande sensibilità e altruismo).

L’idea di un Eterno condottiero e vendicatore lasciava prolificare una classe sacerdotale che invece di conciliare e integrare, trascurava e abbandonava le persone ininfluenti.

Il fatto di credere a una Presenza divina legata all’abbondanza materiale ottundeva le menti e la capacità di lettura della Redenzione.

[L’idea di vantaggio e svantaggio, floridezza e penuria, hanno sempre origine in noi oppure nella mentalità convenzionale, delle opinioni].

Pertanto, è fondamentale prima maturare, ovunque viviamo.

Infatti non di rado ci sono motivi poco nobili per voler giungere ovunque, correre dappertutto (per fare proseliti), diffondere, incrementare e farlo subito.

L’uomo o il club dalle molte brame le proietta; e di frequente procura in sé o altrove i suoi stessi influssi torbidi.

Infedeltà celata, che non proponendo semplicità di vita e valori dello spirito, allontanano, edificando altri templi e santuari.

 

La carica di universalità genuina è contenuta nel radicamento ai valori, così come nella conoscenza delle proprie lacune.

Princìpi virtuosi e lati nascosti sono aspetti energetici complementari, e daranno frutto a suo tempo; a tutto tondo.

Dobbiamo prenderne atto profondamente, senza proiezioni fatue, anche nei lati inespressi.

Insomma, sembra un paradosso, ma l’apertura ai pagani è un problema squisitamente interno.

È da se stessi e a partire dalla comunità che si guarda il mondo. Non dal troppo esotico - almeno in prima battuta.

È la Via dell’Intimo che compenetra sul serio la via delle periferie. Infatti, solo amando la forza si preferisce partire dal troppo distante.

Bisogna anzitutto guarire e completare ciò ch’è prossimo.

Del resto, chi non è libero e consapevole non può liberare, né convincere - o trascinare la realtà.

 

Unico modo poi di scrutare lontano è attenersi alla ragione delle cose, principio che si conosce se non fuorviati dalla dispersione della società (anche sacrale) dell’esterno.

Intesa la natura di sé e delle creature, e conformandovisi in modo crescente, nel proprio sviluppo, tutti vengono ispirati a completarsi e trasmutare.

Tutto ciò arricchendo anche un’eventuale sclerosi culturale, senza forzature alienanti.

In tal guisa, esercitando una pratica di bontà prima con se stessi… per guarire i disagi dell’anima altrui - avendoli conosciuti nell’intimo.

Dice infatti il Tao Tê Ching [XLVII]:

«Senza uscir dalla porta, conosci il mondo; senza guardar dalla finestra, scorgi la Via del Cielo. Più lungi te ne vai, meno conosci. Per questo il santo non va dattorno eppur conosce, non vede eppur discerne, non agisce eppur completa».

Solo dalla Fonte dell’essere scaturisce una vita da salvati. (Sarebbe dannoso mettere il carro davanti ai buoi).

Siamo segno di dedizione e persone protese? Senza fare la setta, dopo una buona formazione, inclusiva degli opposti: integrativa dei difetti, dei momenti no, e dell’intelligenza sui propri stati d’animo.

 

Non per distinguere il momento della Chiamata da quello dell’Invio.

La Strada del Cielo è intrecciata alla Via della Persona, non dell’eccellenza; non dei modelli - o saremo «pescatori» da strapazzo.

Il Regno si è fatto vicino e per Nome, sin dai primordi (vv.2-4): non c’è Missione autentica e sanante più incisiva.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Nella tua esperienza, quale catena ha unito il Cielo e la terra?

L’elenco e lo sforzo delle trasgressioni da correggere in modo nevrotico, o una Chiamata personale, inclusiva dei tuoi molti volti dell’anima - Vocazione sostenuta da una Chiesa fattasi eco e Fonte gratuita di comprensione a tutto tondo?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Isn’t the family just what the world needs? Doesn’t it need the love of father and mother, the love between parents and children, between husband and wife? Don’t we need love for life, the joy of life? (Pope Benedict)
Non ha forse il mondo bisogno proprio della famiglia? Non ha forse bisogno dell’amore paterno e materno, dell’amore tra genitori e figli, tra uomo e donna? Non abbiamo noi bisogno dell’amore della vita, bisogno della gioia di vivere? (Papa Benedetto)
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis))
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
The Lord does not intend to give a lesson on etiquette or on the hierarchy of the different authorities […] A deeper meaning of this parable also makes us think of the position of the human being in relation to God. The "lowest place" can in fact represent the condition of humanity (Pope Benedict)
Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità […] Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità (Papa Benedetto)
We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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