Ago 7, 2024 Scritto da 

Servetti e piccoli, dalla grande Vocazione e fioritura

Volto alla persona, Padre in relazione

(Mt 18,1-5.10.12-14)

 

Il brano di Vangelo detta la linea di tutto il discorso ecclesiale di Mt (18,1-35). Il termine chiave dei vv.1-5 è paidìon - diminutivo di pàis - che sta a indicare il garzone di bottega, il ragazzino fra 9-11 anni circa, che anche in casa doveva scattare dopo ogni ordine ricevuto.

Gesù tramortisce le ambizioni di grandezza dei suoi bramosi apostoli, che vogliono sequestrarlo per se stessi. Sì, lo tallonano sempre, ma non lo seguono - anzi, vorrebbero pignorarlo e mettergli il guinzaglio.

Modello del Regno non è il comandante, bensì il servitore; colui che non agisce con mentalità corrente, per spirito d’interesse o promozione.

Non è un peccato desiderare di dare significato alla propria vita, ma c’è un rovesciamento: maggiore è il minore - colui che non brama posti preminenti, resta umile di sentimento, condizione e posizioni.

Anche nella vita spirituale, chi vuole subito arrivare o fa il buono (non per gratuità ma solo) per assicurarsi posizioni future, disperde la propria Perla. L’importanza palese è un inganno: i veri “grandi” della comunità ecclesiale non appartengono al mondo dei “migliori”, dei perfettamente installati in società - gli svelti che si fanno avanti e sanno imporsi.

Dal v.6 l’autore parla di mikròi: i senza voce. Sono coloro che non hanno peso alcuno, magari quelli che non riescono neppure a farsi accettare in qualche gruppo di pressione o cricca “spirituale” esclusiva.

Questi “piccoli” sono coloro che prima o poi - malgrado l’esclusione preventiva - trovano il modo di accostarsi alla comunità dei fedeli in Cristo. Hanno sentito parlare dello spirito di collaborazione, sinergia e comunione che vige tra sorelle e fratelli di Fede. Vorrebbero sperimentare il beneficio di questa nuova Via di convivenza senza pretese umilianti, e sollecita al recupero...

Provano a iniziare, ma talora se ne scostano. Affaticati dalla trafila, impossibilitati a un rapporto personale con il Signore (in quanto davanti e in ogni occasione si ritrovano la solita siepe di dirigenti cui dovrebbero pagare dazi e sottostare), spesso irritati dalla vuota vanità di coloro che non di rado si rivelano persone senza scrupoli e pericolosissime.

Gesù non ci va liscio: gli esclusi sono gli unici che fanno gridare di gioia, e valgono molto molto più di tutto il gregge dei soliti inclusi (vv.12-14).

Il Richiamo vale anche per noi: proprio nelle persone isolate, smarrite e apparentemente più insignificanti è particolarmente vivace la fioritura dei grandi contenuti spontanei.

In essi si annida la Linfa che rigenera il mondo, e si rivela la Novità di Dio (che anche oggi vuole guidarci nell’esodo vocazionale e sociale).

 

 

Semplicità e sconvolgimenti: Rinascita senza mortificazione

 

Non si tratta di trovare scuse per giustificare la pigrizia nella ricerca e nell’esodo spirituale: piccoli, spontanei e naturali - ma ricchi dentro - si diventa, abbassandosi (Mt 18,3-4 testo greco) dal proprio personaggio.

È l’arte di rendere densa e complessa la vita, poliedrica e vasta, semplificando poi, senza disperdere. Spesso basta solo osservare in maniera diversa o posare lo sguardo altrove, per trovare mille sbocchi inattesi e auto-rigeneranti.

Infatti, la soluzione delle complicazioni che soffocano l’anima e l’esperienza della pienezza di essere che cerchiamo, non è esterna, ma insita nella nostra stessa domanda. Non di rado appartiene alle precomprensioni più che alla realtà o alla marea che viene, la quale vuole semplicemente trascinarci sul territorio della crescita.

Siamo obnubilati dai pensieri. Ma esiste un sapere innato che veglia sulla nostra unicità e non intossica l’anima. C’è un tempo e uno spazio segreti, che ci abitano: essi risuonano in sintonia coi Vangeli. Non c’è da “rimettersi al passo” di sempre.

Se ci arrendiamo a tale istinto sapiente, confortato dalla Parola, il Nucleo dell’essere scenderà in campo con le sue energie primordiali - che ricreano la terra come il mitico Bimbo del mondo: un piccolo Gesù - dentro e fuori di noi. Così si annienta anche il disastro del Coronavirus, e si risorge: ciascuno a modo proprio (che non è “suo” nel senso dell’arbitrio).

E quando nei casi particolari saremo capaci di accogliere gli accadimenti come una Chiamata a uscire dalle gabbie affinché percepiamo l’altrove, troveremo un risultato intimo che sbroglia e rilancia la via personale e le possibilità di scambio di doni inediti, non stereotipi - senza neppure provare la stanchezza e le sottili insoddisfazioni che conosciamo.

Proiettati totalmente nei problemi esterni, sovraccarichiamo la mente e lo spirito di aspettative indotte dal paradigma culturale (un tempo) in voga, cui siamo abituati. Così l’esistenza ridiventa subito conformista, stagnante nei soliti mezzi e mète, priva di nuovi picchi, relazioni autentiche e vitalità impensate.

Il diktat dell’obbiettivo indotto dai ruoli che immaginavamo acquisiti ci sfibra, e l’idea istituita di perfezione sterilizza l’humus - c’impoverisce, mettendo fra parentesi le esigenze effettive; così facendo prevalere i modi di essere, i ruoli consolidati già espressi, inaridendo i rapporti (rendendo di nuovo torbidi gli ambienti).

Le idee fisse condizionano la vita e non lasciano che l’organismo interiore - psichico e spirituale - possa nutrirsi di verità trasparenti (non pregiudicate) e sensazioni sincere, che vorrebbero donarci respiro.

Liberarci da soliti modi di scendere in campo, dai giudizi e convinzioni apodittiche, consentirebbe di spezzare le catene che trattengono le facoltà luminose e arcobaleno, nonché la capacità di corrispondere all’irripetibile vocazione, spalancando altre visuali.

 

Il “vuoto” propugnato dal Tao somiglia solo a orecchio al “vuoto” di altre sapienze orientali (decisamente più spersonalizzanti) perché l’insegnamento della Via non smarrisce il senso di unicità ed eccezionalità del singolo seme. Anzi, ne rispetta appieno la vocazione propulsiva... rimanendo se stessi, non solo malgrado - ma a motivo - dell’abisso obbligatorio che abbiamo vissuto.

Minimizzando invece i propositi di riedizione dell’antico maquillage - e tutti i condizionamenti non epocali (che non ci chiamano, e neppure vorremmo) - sgombriamo l'anima dalle zavorre. Faremmo affiorare il suo peso specifico eccezionale e il carattere irripetibile, per alleggerirla e colmarla solo di quanto serve per attivare i nuovi sentieri che ci attendono.

Il rallentamento e il lasciar scorrere che Lao Tse propugna non guida all’insignificante appiattimento delle differenze, ma a dilatare i tempi sacri e naturali dell’azione sapiente, e apprezzarne il valore.

Tappe e traguardi che non ci corrispondono non daranno appagamento, costringendoci ad amplificare i rapporti solo per coprire il problema con se stessi, o addirittura di coppia, gruppo, movimento, comunità e ambiente di lavoro.

Mentre desideriamo rivestire (e non deporre) di senso di permanenza il personaggio di prima - cliché che non ci corrisponde - giriamo a vuoto, caricandoci di attese fuori scala e inutile stress (che non fa spazio all’amore con cui s’incontra se stessi, le cose, sorelle e fratelli, i tanti eventi).

La Sapienza naturale, gli accadimenti anche amareggianti, e la Bibbia, ci ricordano che il volto... ogni percorso, nome e ritmo sono solo nostri. Anche la sintesi lo è: ciascuno è chiamato a scrivere la sua irripetibile lieta notizia a favore della donna e dell’uomo di ogni tempo (Gv 20,30-31).

Nota bene: la Fraternità non è livellamento:

“Ma ci sono molte altre cose che Gesù ha fatto, le quali se fossero scritte una per una, penso che neppure il mondo stesso potrebbe contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (Gv 21,25).

 

Sarebbe la Felicità nella nuova Bellezza eminente, dal disagio.

 

Nel linguaggio biblico, la figura dell’Angelo (v.10) esprime Dio stesso in dialogo con l’anima personale; la Sua Presenza in noi, in situazione - e qui la nostra paradossale fecondità.

L’Angelo è il nostro stesso Sé eminente e totale, che sa recuperare gli opposti, che coglie i segreti, suggerisce, guida; conosce la nostra feconda poliedricità, e in tal guisa sa dove andare.

Insomma, la vita autentica è avvolta di Mistero, perfino nel passo dopo passo.

L’esistenza che ci contraddistingue non è tutta nel circolo dei traguardi visibili, delle apparenti affermazioni, e delle cose materiali, banali, più o meno a portata di mano.

La Vita completa ci introduce nella Chiamata per Nome che sfocia nella realizzazione e fioritura, ci apre alla Relazione che vale.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Secondo te perché Gesù parla di Angeli in cielo, e di Gioia in riferimento all’unica pecorella?

 

 

Perché Gesù parla di Gioia in riferimento all’unica pecorella?

 

Valore dell'unicità imperfetta

(Mt 18,12-14)

 

Il cambiamento di rotta e di sorte del Regno. Un Dio in ricerca dei perduti e disuguali, per dilatarci la vita. Cristologia del Pallio, potenza delle carezze, energia gioiosa (nella dissociazione).

 

Dice il Tao Tê Ching (x): «Preserva l’Uno dimorando nelle due anime: sei capace di non farle separare?».

Anche nel cammino spirituale, Gesù si guarda bene dal proporre un universalismo dettato o pianificato, come se il suo fosse un modello ideale, «allo scopo di omogeneizzare» [Fratelli Tutti n.100].

Il tipo di Comunione che il Signore ci propone non mira a «un’uniformità unidimensionale che cerca di eliminare tutte le differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità».

Perché «il futuro non è “monocromatico” ma se ne abbiamo il coraggio è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!» [da un Discorso ai giovani in Tokyo, novembre 2019].

 

Sebbene la pietà e la speranza dei rappresentanti della religiosità ufficiale fosse fondata su una struttura di sicurezze umane, etniche, culturali e una visione del Mistero consolidati da una grande tradizione, Gesù sgretola tutte le prevedibilità.

Nel Figlio, Dio viene rivelato non più come proprietà esclusiva, bensì Potenza d’Amore che perdona gli emarginati e smarriti: salva e crea, liberando. E mediante i discepoli dispiega il suo Volto che recupera, abbatte le barriere consuete, chiama moltitudini misere.

Sembra un’utopia impossibile da realizzare nel concreto (oggi della crisi sanitaria e globale) ma è il senso del passaggio di consegne alla Chiesa, chiamata a farsi incessante pungolo d’Infinito e fermento d’un mondo alternativo, per lo sviluppo umano integrale:

«Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» [FT n.8].

 

Attraverso una domanda assurda (formulata in modo retorico) Gesù vuole destare la coscienza dei “giusti”: c’è una controparte di noi che suppone di sé, molto pericolosa, perché porta all’esclusione, all’abbandono.

Invece l’Amore inesauribile cerca. E trova l’imperfetto e irrequieto.

La palude di energia stagnante che si genera accentuando i confini non fa crescere nessuno: blocca nelle solite posizioni e lascia che ciascuno si arrangi o si perda. Per disinteresse interessato - che impoverisce tutti.

Tutto ciò faceva cadere le virtù creative nella disperazione.

Fa cadere nella disperazione chi è fuori del giro degli eletti - anteposti che non avevano nulla di superiore. Infatti gli evangelisti li tratteggiano del tutto incapaci di trasalire di gioia umana per il progresso altrui.

Calcolatori, recitanti e conformi - i dirigenti fondamentalisti o troppo sofisticati e disincarnati usano la religione come un’arma.

Invece Dio è agli antipodi degli sterilizzati finti - o del pensiero disincarnato - e alla ricerca di colui che vaga malfermo, facilmente si disorienta, smarrisce la strada. 

Peccatore eppure vero, quindi più disposto all’Amore genuino. Per questo motivo il Padre è alla ricerca dell’insufficiente.

La persona così limpida e spontanea - anche se debole - cela la sua parte migliore e ricchezza vocazionale proprio dietro i lati apparentemente detestabili. Forse ch’egli stesso non apprezza.

Questo il principio di Redenzione che sbalordisce e rende interessante i nostri percorsi spesso distratti, condotti a fiuto, come “a tentativo ed errore” - nella Fede generando però autostima, credito, pienezza e gioia.

 

L’impegno del purificatore e l’impeto del riformatore sono “mestieri” che in apparenza si contrappongono, ma facili facili… e tipici di chi pensa che le cose da contestare e cambiare siano sempre fuori di sé.

Ad esempio nei meccanismi, nelle regole generali, nell’assetto giuridico, nelle visioni del mondo, negli aspetti formali (o istrionici) invece che nell’artigianato del bene particolare concreto; così via.

Sembrano scuse per non guardarsi dentro e mettersi in gioco, per non incontrare i propri stati profondi in tutti i versanti e non solo nelle linee guida. E recuperare o rallegrare individui concretamente smarriti, tristi, in tutti i lati oscuri e difficili.

Ma Dio è agli antipodi degli sterilizzati di maniera o degli idealisti finti, e alla ricerca dell’insufficiente: colui che vaga e smarrisce la strada. Peccatore eppure vero, quindi più disposto all’Amore genuino.

La persona trasparente e spontanea - anche se debole - cela la sua parte migliore e ricchezza vocazionale proprio dietro gli aspetti apparentemente detestabili (forse ch’egli stesso non apprezza).

Chiediamo allora soluzione alle nuove energie interpersonali misteriose, imprevedibili, che entrano in gioco; da dentro le cose.

Senza interferire con idee di passato o di futuro che non vediamo, ovvero opponendosi ad esse. Piuttosto possedendone l’anima, il suo farmaco spontaneo.

Questo il principio della Salvezza che sbalordisce e rende interessante i nostri percorsi [spesso distratti, condotti a fiuto, come “a tentativo ed errore”] - generando infine autostima, credito e gioia.

 

L’idea che l’Altissimo sia un notaio o principe di un foro, e che operi netta distinzione fra giusti e trasgressori, è caricatura.

Del resto, una vita da salvati non è produzione propria, né possesso esclusivo o proprietà privata - che si capovolge in doppiezza.

Non è l’atteggiamento schizzinoso, né quello cerebrale, che unisce a Lui. Il Padre non blandisce amicizie supponenti, né ha interessi esterni.

Egli si rallegra con tutti, ed è il bisogno che lo attira a noi. Quindi non temiamo di farci trovare e lasciarci riportare (cf. Lc 15,5) in Casa sua, che è casa nostra.

Se c’è uno smarrimento, vi sarà un ritrovamento, e questo non è una perdita per nessuno - salvo per gli invidiosi nemici della libertà (v.10).

L’Eterno infatti non si compiace di emarginazioni, né intende spegnere il lucignolo fumigante.

Gesù non viene per puntare il dito sui momenti no, ma per recuperare, facendo leva sul coinvolgimento intimo. Forza invincibile di fedeltà.

Questo lo stile d’una Chiesa dal Cuore Sacro, amabile, elevato e benedetto.

[Ciò che attira a partecipare ed esprimersi è sentirsi capiti, restituiti a dignità piena - non condannati].

Diceva Carlo Carretto: «È sentendosi amato, non criticato, che l’uomo inizia il suo cammino di trasformazione».

 

Come sottolinea ancora l’enciclica Fratelli Tutti:

Gesù - nostro Motore e Motivo - «aveva un cuore aperto, che faceva propri i drammi degli altri» (n.84).

E aggiunge ad esempio della nostra grande Tradizione:

«Le persone possono sviluppare alcuni atteggiamenti che presentano come valori morali: fortezza, sobrietà, laboriosità e altre virtù. Ma per orientare adeguatamente gli atti [...] bisogna considerare anche in quale misura essi realizzino un dinamismo di apertura e di unione [...] Altrimenti avremo solo apparenza».

«San Bonaventura spiegava che le altre virtù, senza la carità, a rigore non adempiono i comandamenti come Dio li intende» (n.91).

 

Nelle sètte o nei gruppi d’ispirazione unilaterale, per emarginazione saccente le ricchezze umane e spirituali vengono depositate in luogo appartato, così invecchiano e sviliscono.

Nelle assemblee dei figli sono invece condivise: si accrescono e comunicano; moltiplicandosi rinverdiscono, con beneficio universale.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Cosa ti attira della Chiesa? Nei confronti coi primi della classe, ti senti giudicato o adeguato?

Provi l’Amore che salva, anche se permani incerto?

40
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)
The first constitutive element of the group of Twelve is therefore an absolute attachment to Christ: they are people called to "be with him", that is, to follow him leaving everything. The second element is the missionary one, expressed on the model of the very mission of Jesus (Pope John Paul II)
Il primo elemento costitutivo del gruppo dei Dodici è dunque un attaccamento assoluto a Cristo: si tratta di persone chiamate a “essere con lui”, cioè a seguirlo lasciando tutto. Il secondo elemento è quello missionario, espresso sul modello della missione stessa di Gesù (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.