Mar 15, 2025 Scritto da 

Roveto

Fede eccezionale, Conversione ardente

(Es 3,2-4)

 

Conversione in senso biblico non è tornare indietro, ma entrare dentro sé per non estraniarsi, e ritrovare la propria radice onde saper intervenire, liberando la vampa della propria Relazione essenziale.

La conversione non ha a che fare col tatticismo disinteressato di chi si chiude al mondo, evitando di farsi coinvolgere sino al momento in cui gli eventi non abbiano ripercussioni negative sui propri interessi.

Ma come prendere le misure della realtà, come comprenderla? Come capire se stessi? E da dove attingere orientamento, sapienza e forza per proporre soluzioni sagge e azioni efficaci?

Mosè è un fuoriuscito perché precipitoso. Il suo fare impulsivo lo ha costretto a fuggire nel deserto. Qui combina altri pasticci, ancora a causa del suo temperamento focoso. Così decide di darsi una calmata e una sistemazione.

Ma la soluzione non è quella di non immischiarsi in favore degli altri, scegliendo forzosamente una vita quieta. Quel suo fuoco che gli brucia il petto e la mente non si estingue; anche sopito, lo porta sempre con sé.

Solo Dio capisce che proprio il suo lato oscuro e la sua carica irascibile - come nessun’altra energia - può renderlo protagonista d’’un disegno assurdo, in favore del popolo, che gli farà calcare situazioni e territori impervi.

Un compito rischioso, che obbligherà a tirar fuori la grinta, le pulsioni, la convinzione e ogni risorsa anche poco virtuosa. Una Missione unicamente sua, impossibile per altri animi più equilibrati e tranquilli.

Come spiegare la passione per la libertà degli umiliati? Ce la troviamo dentro, come una fiamma che arde e non dà tregua. Essa risorge spontaneamente, malgrado i prudenti tentativi di soffocarla.

Per i suoi pazzeschi disegni di redenzione, Dio ha bisogno di qualcuno esattamente come noi, così come siamo. Con le nostre immense Risorse inespresse, celate persino dietro i nostri puntigli sanguigni.

Qualità che sorgono spontanee e hanno un loro cammino di conversione, ma che prima o poi devono scendere in campo così come sono. Esprimono noi stessi profondamente, e il Richiamo del Padre.

 

Diversi condizionamenti possono creare errori di percezione della nostra unicità personale; altrettanto, del suo sviluppo e destinazione.

Il grande rischio è quello di spendere la vita dissipando l’identità caratteriale alla ricerca d’illusioni indotte e riflessi condizionati: di ciò che non siamo e neanche vogliamo.

Non solo le distrazioni, ma anche il troppo ragionare può farci smarrire la via di quella dimora ch’è davvero nostra.

Continuare a insistere su ciò che danneggia lo sviluppo dell’anima e la sua piena fioritura, la rende indecisa o astuta e cocciuta - soprattutto se suggestionabile e timorosa, o anche ricettiva e indifesa.

Il nostro Eros fondante scende in campo quando si accorge che la realtà o il suo paradigma culturale (definito) possono farci perdere la strada.

La Vocazione allora si manifesta alla personale visione in una sorta d’Immagine energetica, riservata e unica, che fa pensare coi sogni, ci fa da guida e trascina non si sa già perché e dove.

Le donne e uomini che sperimentano questo fuoco interiore che non si estingue non sono introdotte in un mondo che vuole solo perdurare, tutto già cesellato e che ben conosce la mèta.

La Fiamma del Padre non si esprime attraverso artificiosità da recitare: vuole recuperare e condurre a casa tutte le risorse, la nostra essenza e i suoi monili (da esaltare invece che nascondere).

Gioielli tutti da estrarre dal mondo delle certezze disattente e rinchiuse. Fiori all’occhiello - non di rado celati dietro versanti e propensioni che (per l’occhio logorato da luoghi comuni) appaiono oscuri.

Spesso è proprio il nostro lato sconosciuto agli schemi la scintilla che incalza e fa da terapia all’anima malata, la prende per mano e con dovuta energia diventa guida alla scoperta rilevante di sé - e grande servizio altrui.

Il Roveto ardente nella carne - Rivelazione divina - si accende affinché realizziamo il Sogno dei nostri stessi sogni. Non perché l’anima diventi sempre più uguale e legata, o fondamentalista.

E solo il nostro Nucleo Fiaccola-che-non-si-consuma continuamente in atto, può evitare che chi nasce rivoluzionario dello spirito, poi (ma anche in fretta) sopravviva da poltronista.

Capita nella banalità delle ideologie come nel conformismo delle religioni, però non può succedere nella sfera della vita di Fede.

Perché la danza non è condotta da estraneità di controllo: fini, intenzioni, idee, progetti o codici... bensì da potenze passionali e pulsive, che ogni giorno c’interrogano sulla marea che viene a trovarci.

La Provvidenza fa da regista, corteggia e dirige misteriosamente strategie irripetibili, che solcano la storia attraendo e trascinando, sbloccando meccanismi e potenziando energie - persino facendoci cambiare, rimodulare  o accentuare caratteri.

Ad esse ci si deve abbandonare non per bisogno, dovere o calcolo, né solo per capire qualcosa in più, ma per goderne la Luce spirituale e i raggi d’Amore, vicini e lontani, creativi dell’interiore e di forze geniali al contorno.

La Fiamma torna a speronarci per riaccendere il balsamo personale dell’istintività, le possibilità di realizzazione della nostra natura.

Il desiderio assurdo ch’esplode dentro vuole espandere le possibilità di linfa, sia dell’albero che delle stesse radici, per farci diventare persone a tutto tondo.

Così non cercheremo più di assomigliare ai nostri modelli, perché il principio di tale trasmutazione che irrompe sullo scenario placido e convenzionale ha riproposto il motivo per cui siamo al mondo. [Il nostro compito che salva la vita... o l’aridità dei modelli... Azzerare e sorprendere il nostro lato nostalgico e morto... o il male oscuro di vivere - e lo sfiancarmi per una saggezza che non ha il di più della Sapienza).

Spento il fulgore e il bello della Fiaccola, la sua virtù energetica sulla nostra carne affievolisce, smorzando l’entusiasmo dell’anima - ed estingue l’agire (come in una posizione d’inedia].

Lo stato passionale è la forza del pensiero e dell’intelletto pratico. Esso fa volare la nostra identità e ha ripercussioni significative sul prossimo; è custodia dell’indipendenza. E ci integra, surclassando il senso d’imperfezione (o vuoto esistenziale).

L’Energia primordiale intelligente riconosce la nostra essenza e riporta l’anima dalle vicende esterne al Nucleo: dalle vicissitudini, dalle cose e dalle ferite, al nostro essere intimo e più ricco.

Sa che dallo stimolo di tale centro sorgivo - e legame caratteriale d’origine - sprizzeranno eventi sbalorditivi, propensioni sconosciute, magie di accadimenti imprevisti. Una nuova Creazione.

Da questa Casa della nuova vita e dei differenti inni si sprigiona tutto un mondo di relazioni... nuovi impegni, intuizioni geniali e attitudini pratiche, che tessono la magia dell’anima sposa corrisposta.

È tale Fonte che subentra ancora, quando si accorge che non siamo compiuti, o che ci sentiamo da essa stessa traditi - ovvero per sorvolare le paure, il senso di desolazione, e gli abbandoni amari. Come una potenza che richiama a noi stessi, ai nostri talenti inespressi, all’energia dello sguardo che coglie il senso di una storia, e del genio del nostro territorio o tempo. E li varca, facendoci sporgere.

Diventa la bussola quotidiana della vita e delle trasformazioni. Ma sopporta male l’interferenza dei giudizi esterni, che non abitano nel profondo ma contribuiscono a creare l’atmosfera che circuisce attorno.

Come una forza che accade, un’energia che non può essere diretta né spiegata da un universo di significati pronti all’uso, da emozioni e simboli pianificanti, o manipolata per ottenere sottomissioni.

Pronta a risorgere come, quando e perché non ci aspettiamo, solo per rigenerare e rendere esponenziale la nostra inconsueta, autonoma semenza. Così com’è: lo sforzo ascetico darebbe risultati scadenti.

La Sorgente nascosta si esprime in eventi impregnati di futuro, inzuppati da un’atmosfera di Presenza, d’un intero versante della nostra personalità e non solo di qualche propaggine del suo senso sociale (a nomenclatura).

Le Radici si manifestano in azioni che contengono saperi ancora inespressi, ma fortemente potenziali e affettivamente vitali. Esse risolvono i problemi agendo a modo loro.

Proprio ciò che non conosciamo ancora di noi stessi - attitudini, desideri - può essere il segreto, la molla della nostra fioritura. Una scoperta che sgorga innata, non un strada insegnata e riconosciuta maestra.

La vera misura è più profonda. Ci si smarrisce nelle banalità, se non si scopre il seme personale - e si presuppone di sapere già la direzione: cosa amare, come dire e fare secondo istruzioni.

Il mondo dei saperi acquisiti è viceversa spesso nemico del processo nascosto, che continua a voler svolgere il suo tema e ripudiare ciò che non vuole assorbire, perché lo controbatterebbe.

Ed è questa tutta la partita: non affievolire, bensì intuire le attitudini e lasciare che siano, persino contraddittorie. E danzino senza collocarle, identificarle, metterle in riga secondo costume o ideale - così inebetirle.

La caratteristica peculiare ha il sapore dell’Eterno. Fa nascere incessantemente uno sguardo rinnovato, che si forma spontaneamente, strada facendo. Preparando al Nuovo, che non sopporta le aspettative.

Quindi la scintilla imprevista del cuore (che mai combacia) non può essere umiliata, minacciata, frantumata, rimossa o alienata: è la nostra Inclinazione consistente, che libera un nitido fulgore d’Unicità.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

We see that the disciples are still closed in their thinking […] How does Jesus answer? He answers by broadening their horizons […] and he confers upon them the task of bearing witness to him all over the world, transcending the cultural and religious confines within which they were accustomed to think and live (Pope Benedict)
Vediamo che i discepoli sono ancora chiusi nella loro visione […] E come risponde Gesù? Risponde aprendo i loro orizzonti […] e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere (Papa Benedetto)
The Fathers made a very significant commentary on this singular task. This is what they say: for a fish, created for water, it is fatal to be taken out of the sea, to be removed from its vital element to serve as human food. But in the mission of a fisher of men, the reverse is true. We are living in alienation, in the salt waters of suffering and death; in a sea of darkness without light. The net of the Gospel pulls us out of the waters of death and brings us into the splendour of God’s light, into true life (Pope Benedict)
I Padri […] dicono così: per il pesce, creato per l’acqua, è mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all’uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita (Papa Benedetto)
We may ask ourselves: who is a witness? A witness is a person who has seen, who recalls and tells. See, recall and tell: these are three verbs which describe the identity and mission (Pope Francis, Regina Coeli April 19, 2015)
Possiamo domandarci: ma chi è il testimone? Il testimone è uno che ha visto, che ricorda e racconta. Vedere, ricordare e raccontare sono i tre verbi che ne descrivono l’identità e la missione (Papa Francesco, Regina Coeli 19 aprile 2015)
There is the path of those who, like those two on the outbound journey, allow themselves to be paralysed by life’s disappointments and proceed sadly; and there is the path of those who do not put themselves and their problems first, but rather Jesus who visits us, and the brothers who await his visit (Pope Francis)
C’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto se stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita (Papa Francesco)
So that Christians may properly carry out this mandate entrusted to them, it is indispensable that they have a personal encounter with Christ, crucified and risen, and let the power of his love transform them. When this happens, sadness changes to joy and fear gives way to missionary enthusiasm (John Paul II)
Perché i cristiani possano compiere appieno questo mandato loro affidato, è indispensabile che incontrino personalmente il Crocifisso risorto, e si lascino trasformare dalla potenza del suo amore. Quando questo avviene, la tristezza si muta in gioia, il timore cede il passo all’ardore missionario (Giovanni Paolo II)
This is the message that Christians are called to spread to the very ends of the earth. The Christian faith, as we know, is not born from the acceptance of a doctrine but from an encounter with a Person (Pope Benedict))

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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