Feb 20, 2025 Scritto da 

Lascerà suo padre e sua madre

Mt 19,3-12 (cf. Gen 2,18-24)

 

Conosciamo le oscillazioni della nostra emotività: la persona che ora mi fa perdere la testa, tra una settimana forse mi darà urto di nervi. Ogni mattina ci alziamo con umore differente; dopo un po’ la psiche dà segnali opposti, quindi torna sulle posizioni precedenti.

Ovvio che il filo invisibile del rapporto di coppia non possa riuscire felice e saldo, se i presupposti sono unicamente seduttivi: si finirà in una escalation di apatia o discussioni.

La Parola di Dio propone uno spunto di discernimento assai sapiente per i fidanzati: la nuova Nascita.

Una ragazza lascerà il padre se nella fiammante relazione scopre una prospettiva di migliorate sicurezze, e paternità o possibilità di protezione inedite ancora maggiori; un giovane lascerà sua madre se nella fiaccola del nuovo rapporto scorge un principio di accoglienza, ascolto e comprensione ignoti o superiori alla propria mamma.

Nuova Genesi: è la prospettiva vocazionale irrinunciabile, unica in grado d’integrare la fatica del mettersi in gioco e accogliere l’idea a due di poter anche uscire dalle proprie posizioni - perfino quelle d’inizio relazione.

Nell’innamoramento ci si lascia attivare e attraversare da una Forza misteriosa che [persino al di là del fascino del partner] vuole condurci a una sorta di sprigionamento delle energie nascoste, nell’incessante ricerca dell’identità-carattere.

L’amore ci origina, fa compiere un sentiero non privo d’interruzioni, che costringono incessantemente all’Inizio; a ri-scegliere i valori su cui ci siamo giocati. Quindi nascere e principiare di nuovo, inopinatamente diventando sempre più “giovani”.

Quella fiaccola ardente ci farà fare incontri straordinari, anzitutto nella direzione significativa dell’intimo rigenerato; così non ci sarà più bisogno di catturare il coniuge, per tenerlo fermo o vicino a sé.

È il desiderio sacro che ci crea; poi - a Due - esso diventa ancor più efficacemente sostanza di ciò che ciascuno è chiamato a essere - attraverso passi di felicità che preparano un nuovo originarsi, un distinto abbozzo e destino.

Tutto ciò affinché di onda in onda, di nascita in nascita, e sotto lo stimolo del continuo Dialogo, la nostra essenza si compia, lasciando fiorire la Chiamata per Nome profonda.

 

La naturale complementarietà può consumarsi con l’età, la fatica, le frustrazioni. Invece un riflesso di Amore assoluto, che rimanda e dà le vertigini [perché ci colloca in trame fuori del tempo] è spettacolo che scuote, commuove e conquista.

Irradiare Dio che crea (dentro di noi e nella relazione), riflettere una grande incessante Origine dentro l’unità umana, ci fa essere insieme - a due ma con noi stessi presenti, ed essere-Con la nostra Radice.

Una Sorgente innata che non si esprime in camicie di forza o in una identificazione: dona senso e respiro anche al secondario, al ripetitivo e quotidiano che insidia - e sembra voler farci sfiorire nel disincanto.

Se l’idea del Principio è sempre di casa, non sarà più necessario che la scorza della vita di tutti i giorni modifichi, né che troppe situazioni cambino: è quello sguardo sull’Eternità che fa ri-nascere nel progetto umano (personale ma completo) di Genesi.

È una Presenza… e una Fonte che genera, e l’Orizzonte vitale di Chi si mette dentro le cose… che cambia tanto le nostre piccole cose.

L’Azione di Colui che partorisce alla luminosità antica e nuova dell’anima ci fa crescere e rinascere ancora, per stare sia con se stessi che più saldamente insieme.

La Famiglia diventa una piccola «chiesa domestica» dalla quale «nascono i nuovi cittadini della società umana» (Lumen Gentium n.11).

Essa così manifesta e dispiega l’icona di un Dio che non si esprime in modo rigido, ma nel creare.

Grazie a Genitori in grado di secondare la «vocazione propria di ognuno», nei nuovi albori e nell’incalzare di successivi getti e gemme ciascun virgulto «lascerà suo padre e sua madre».

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

L’esperienza ecclesiale cosa ti ha dato in più nella comprensione del rapporto uomo-donna? E circa la comunione e l’autonomia?

 

 

Complementarità

Il primo uomo era uomo e donna insieme. Era un essere totale e viveva in uno stato di armonia. In seguito a una trasgressione del divieto, si divise in due. Dopo questa separazione, l’uomo e la donna si sono sentiti incompleti, solitari, e hanno provato il bisogno di ritrovare il loro stato iniziale di plenitudine. Il mito dogon traduce così in maniera notevole l’idea di complementarità fra l’uomo e la donna.

(Albertine Tshibilondi Ngoyi)

 

Cooperazione

La cooperazione dell’uomo e della donna al momento della conservazione dei grani, della semina e della coltivazione del cotone, ha lo stesso significato della filatura e della tessitura, simboli dell’amore.

(Tradizione orale Dogon, Mali)

 

Verità: e io e Te

La Verità non è affatto ciò che ho. Non è affatto ciò che hai. Essa è ciò che ci unisce nella sofferenza, nella gioia. Essa è figlia della nostra Unione, nel dolore e nel piacere partoriti. Né io né Te. E io e Te. La nostra opera comune, stupore permanente. Il suo nome è Saggezza.

(Irénée Guilane Dioh)

 

Donna

La donna africana non è né un riflesso dell’uomo né una schiava. Non prova alcun bisogno di imitare l’uomo per esprimere la propria personalità. Secerne una civiltà originale con il suo lavoro, il suo genio personale, le sue preoccupazioni, il suo linguaggio e i suoi costumi. Non si è lasciata colonizzare dall’uomo e dal prestigio della civiltà maschile.

(Albertine Tshibilondi Ngoyi)

 

 

Concezione legalista e durezza di cuore

(Mt 19,3-12)

 

La polemica coi fanatici del diritto mette in rilievo la necessità di una nuova comunità messianica, che superi la concezione morale esclusivamente legalista.

Il tema scelto dai farisei si prestava a mettere Gesù in difficoltà sull’ideale dell’amore.

Il diritto matrimoniale del tempo imponeva alla moglie di farsi proprietà del marito.

Quindi in ogni caso il divorzio ridondava a sfavore della donna, sempre vista come essere inferiore.

Nella società del tempo, dominio maschilista ed emarginazione dei deboli erano situazioni assodate.

A tutela della libertà proprio della donna (Dt 24,1-4) la legge imponeva che il marito stufo [anche per una sciocchezza o capriccio] scrivesse comunque una “lettera” di divorzio che la sancisse libera.

A differenza della società romana, la moglie non aveva il medesimo diritto: una piaga sociale, che ne oscurava la dignità. In pratica era come un oggetto e una schiava anche in casa propria.

Ma nel creare l’essere umano, non era questo l’intento del Creatore. Così Gesù toglie i privilegi - anche domestici - chiedendo massima uguaglianza di diritti e doveri.

Sapeva che gli stessi apostoli preferivano non sposarsi che rinunciare all’esclusiva del comando, anche solo per scapricciarsi: «Se la situazione dell’uomo con la donna è così, non conviene sposarsi» (Mt 19,10).

Il Maestro non consente il dominio del forte sul debole; pertanto l’uomo deve perdere l’egemonia sulla donna.

La legge nuova è l'amore, e l'amore non consente possessi, sfruttamenti affettivi, catene fisse di comando.

Sia matrimonio che celibato sono scelte che riconoscono il valore della Persona. Opzioni da stupore a motivo del Regno di Dio - non a servizio di alcun compromesso, supremazie, o altri interessi che accampino pretese.

Il progetto divino sull'umanità è trasparente, ampio e generoso. La stessa unione matrimoniale - senza per questo sentirsi vincolati a dominazioni o settori - è chiamata a esprimere la mèta di una Pienezza.

Il più forte non acquista il più debole in proprietà, ma [sfumando da quelle rigide posizioni, senza ipocrisie e compromessi di campo] entrambi si arricchiscono a vicenda - con lealtà e anche nelle divergenze, colte come punte avanzate di una proposta di crescita e dilatazione.

Cristo pretende una nuova impostazione dell’etica [un tempo “a giurisdizione”], ora segnata dai valori primari. Ciò al di là delle regolamentazioni, che cercano di adattare all’ordine... arginando forse le nostre parodie, o mediocrità.

Quindi l’insegnamento di Cristo fa qui appello all’Atto creativo divino che nella natura di persona ha inciso una capacità di dono e  crescita - e che non può essere regolato da clausole di contratto, né sottomesso a condizionamenti e soggezioni.

 

Il seme dell’amore va affidato alla terra, anche melmosa; consci della propria debolezza e della potenza di altre forze provvidenziali.

Anche col terreno scosceso o incerto, se non ci si precipita in pregiudizi artificiosi (o lamenti d’ingratitudine) l’intreccio stesso delle radici produrrà genuinamente la sua fioritura.

In tale corrente energetica spontanea, non subordinata, si edificherà una differente abnegazione - ove il dato di fatto da regolare diviene superamento che sprigiona altre virtù o visuali.

Qui il passo di Fede costruisce persone e comunità, completandole (senza troppe accelerazioni, o restrizioni d’imperio). Per un Amore che senza posa ci origina.

La Famiglia diventa così una ‘piccola Chiesa domestica’ perché insieme autonoma e comprensiva; senza più nomenclature, compromessi, maschere, bavagli o camicie di forza.

Allora la complementarietà vissuta in modo autentico - senza esteriorità - può andare oltre le casistiche degli ordinamenti: essa ha buoni esiti personali e sociali, evocando la stessa Presenza di Dio nel mondo.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

I trust in the witness of those families that draw their energy from the sacrament of marriage; with them it becomes possible to overcome the trial that befalls them, to be able to forgive an offence, to accept a suffering child, to illumine the life of the other, even if he or she is weak or disabled, through the beauty of love. It is on the basis of families such as these that the fabric of society must be restored (Pope Benedict)
Ho fiducia nella testimonianza di quelle famiglie che traggono la loro energia dal sacramento del matrimonio; con esse diviene possibile superare la prova che si presenta, saper perdonare un'offesa, accogliere un figlio che soffre, illuminare la vita dell'altro, anche se debole e disabile, mediante la bellezza dell'amore. È a partire da tali famiglie che si deve ristabilire il tessuto della società (Papa Benedetto)
St Louis IX, King of France put into practice what is written in the Book of Sirach: "The greater you are, the more you must humble yourself; so you will find favour in the sight of the Lord" (3: 18). This is what the King wrote in his "Spiritual Testament to his son": "If the Lord grant you some prosperity, not only must you humbly thank him but take care not to become worse by boasting or in any other way, make sure, that is, that you do not come into conflict with God or offend him with his own gifts" (cf. Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546) [Pope Benedict]
San Luigi IX, re di Francia […] ha messo in pratica ciò che è scritto nel Libro del Siracide: "Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore" (3,18). Così egli scriveva nel suo "Testamento spirituale al figlio": "Se il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventare peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi" (Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546) [Papa Benedetto]
The temptation is to be “closed off”. The disciples would like to hinder a good deed simply because it is performed by someone who does not belong to their group. They think they have the “exclusive right over Jesus”, and that they are the only ones authorised to work for the Kingdom of God. But this way, they end up feeling that they are privileged and consider others as outsiders, to the extent of becoming hostile towards them (Pope Francis)
La tentazione è quella della chiusura. I discepoli vorrebbero impedire un’opera di bene solo perché chi l’ha compiuta non apparteneva al loro gruppo. Pensano di avere “l’esclusiva su Gesù” e di essere gli unici autorizzati a lavorare per il Regno di Dio. Ma così finiscono per sentirsi prediletti e considerano gli altri come estranei, fino a diventare ostili nei loro confronti (Papa Francesco)
“If any one would be first, he must be last of all and servant of all” (Mk 9:35) […] To preside at the Lord’s Supper is, therefore, an urgent invitation to offer oneself in gift, so that the attitude of the Suffering Servant and Lord may continue and grow in the Church (Papa Giovanni Paolo II)
"Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9, 35) […] Presiedere la Cena del Signore è, pertanto, invito pressante ad offrirsi in dono, perché permanga e cresca nella Chiesa l'atteggiamento del Servo sofferente e Signore (Papa Giovanni Paolo II)
Miracles still exist today. But to allow the Lord to carry them out there is a need for courageous prayer, capable of overcoming that "something of unbelief" that dwells in the heart of every man, even if he is a man of faith. Prayer must "put flesh on the fire", that is, involve our person and commit our whole life, to overcome unbelief (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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