(Mc 16,9-15)
Malgrado le difficoltà a credere, i discepoli vengono costituiti araldi della Notizia di Dio.
Lieta Novella favorevole all’umanità che intende viaggiare verso se stessa - senza più il bagaglio dei soverchianti accumuli della tradizione, o il condizionamento delle mode.
Gesù fa emergere il portato delle capacità trasmutative già in dote a ciascuno.
La sua proposta soppianta il giogo oppressivo delle perfezioni esterne predicate dalla religione antica; sostituite appunto con le nostre semplici virtù famigliari, colte dal di dentro.
Non: fare proseliti, allestire, combattere, bensì ‘accogliere’. Non: ‘obbedire’ a Dio, ma ‘somigliare’ a Lui essendo se stessi; così via.
La chiesa non avrebbe dovuto diventare una comunione etica di eroi e santi; piuttosto, di peccatori e indecisi.
Infatti, la vicenda degli apostoli increduli ci conforta: siamo già abilitati, e con attitudine alla pienezza. Ma nel suo capovolgimento.
È infatti nel rovesciamento che abbiamo imparato l’ascolto delle emozioni. Anche la necessità di cogliere i dolori.
E non temere la solitudine, chiave d’accesso ai tesori della propria eccentricità e Chiamata per Nome.
Le chiese di prima generazione erano piccole realtà sperdute nell’immensità dell’impero. Comunità minimali «in mezzo» alla vastità di un mondo segnato da princìpi differenti.
Fraternità popolari animate da una passione che le rendevano testimonianza visibile e Manifestazione della vita del Risorto.
Lo spirito delle origini era l’unica prova e possibilità di riconoscimento del Cristo.
Poi per difendersi dalle critiche iniziarono a spuntare le liste di “apparizioni”, ma solo a partire dalla seconda generazione di credenti.
Oggi non appare più? No, ancora si «manifesta» nel suo popolo.
Questa è tutta la partita.
La difficoltà ad accettare i segnali che convincono della Presenza di Gesù e del suo stesso Spirito possono essere superati.
Non con l’organizzazione, che affievolisce l’unicità. Qui non si vive. Non col perfezionismo, che boicotta l’espressione delle nostre qualità.
Ma grazie alla convivialità delle differenze, e annunciando «a tutti» la «buona notizia» (v.15) che il Signore oltrepassa l’esperienza di quanto è già risaputo.
«Andate»: se non si fa Esodo, non si scatena lo Spirito. Non ci si deve perdere nella ricerca del consenso esterno.
È all’interno di un Cammino non selettivo che impariamo a trasformare i nostri disagi in risorse preziose per affrontare futuro.
La Lieta Novella da annunciare, appunto, è: il Padre è amabile; vuole prendersi cura.
Esatto contrario di ciò che predicavano le false guide sia del giudaismo che di qualsiasi cultura dell’impero.
Non un Dio sanguisuga che spersonalizza; viceversa, un Padre che dona.
Non il Dio della religione, che aspetta per la resa dei conti. Perché accentua le trasmutazioni.
Egli è Radice dell’essere e Relazione fondante. Dono che incessantemente Viene per attivare l’esuberanza di fioriture.
Non un grigio Legislatore e compassato Giudice, il quale impone norme o mette in castigo - per tenere tutti sotto controllo.
L’Eterno invita e trasmette la sua stessa eccedenza - persino discorde - per fondersi, e dilatare aspetti, risorse, volti difformi. Possibilità di realizzazione di ciascuno.
Impensabile, prima di Gesù.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa annunci con la tua vita? Essa oltrepassa l’esperienza diretta?
Come additi sentieri esuberanti di speranza? Oppure sei selettivo e taci?
[Sabato fra l’Ottava di Pasqua, 26 aprile 2025]