Nov 11, 2025 Scritto da 

Ogni Talento è una Chiamata a superarsi

Talenti, mine - Doni del nuovo Regno

(Lc 19,11-28)

 

Come può una comunità rivelare la Presenza di Dio? Valorizzando e accentuando le sfaccettature della vita, difendendole, promuovendole, e rallegrando.

Perché c’è chi cresce e chi no? Per quale motivo chi avanza meno degli altri, proprio nel cammino “religioso” rischia di rovinare?

Tutti noi abbiamo punti di forza, pallini, qualità e inclinazioni esclusive. Ciascuno riceve doni da battistrada [fosse anche uno solo - come la sua Chiamata] e può inserirsi in servizi ecclesiali.

Ognuno - anche il normalmente escluso come Zaccheo (vv.1-10) - ha un bagaglio di risorse impareggiabili che può trasmettere, per l’arricchimento della comunità.

Lc narra questa parabola perché nota che alcuni convertiti delle sue assemblee hanno difficoltà a sbloccarsi e innescare un’evoluzione che riguardi anche il prossimo.

Qualcuno proprio non fiorisce, appiccicandosi al suo ministero, al personaggio, a ruoli, precedenze e gerarchie.

A dirla tutta e in modo chiaro, fra di essi nasce una competizione che concerne l’importanza degli incarichi ecclesiali [è il vero senso evangelico dei «talenti secondo capacità» del testo parallelo Mt 25,15].

Mansioni insidiate anche dall’arrembaggio dei provenienti dal paganesimo, meno intimiditi e più sciolti dei fedeli giudaizzanti un po’ da museo.

Il conseguente puntiglio irrigidisce l’atmosfera interna, accentua difficoltà a collaborare e scambiarsi doti, risorse - arricchendo gli uni gli altri.

Situazioni vanitose e competitive che conosciamo.

 

Tutti riceviamo qualche accento del Regno, beni da moltiplicare trasmettendo, ad esempio (come qui) la Parola di Dio.

Dono unico, ma non raro: prosperità immensa e dalle virtù propulsive di vita straordinarie... per ciascuno e tutti.

Così lo spirito di servizio e condivisione, l’attitudine al discernimento e valorizzazione delle unicità irripetibili, e tanto altro.

Beninteso, la comunità cresce non se produce, colloca in vetrina, “frutta” e rende. Essa è composta di membri che sanno collocarsi spontaneamente!

Donne e uomini di Fede non cercano meriti, non trattengono per sé; si relazionano con Dio e il prossimo in modo sapiente.

Anche non in termini e formule “corretti” - secondo libretto d’istruzione.

 

Purtroppo, per obbligare al rispetto di tabelloni e configurazione, e ricalcare il costume… i veterani facevano leva sull’inclinazione popolare a non mettersi nei guai.

Situazione e “percezione” a rovescio, che paralizzava la vita anche interiore.

Dai tempi di Gesù, non sono mancate situazioni dominate da gravi paure, e desiderio di evitare ricatti [diceva sbalordita mia madre dei leaders nostrani, di provincia (quelli disonesti): «Usano la religione come un’arma!»].

L’idea stessa di Dio come legislatore e giudice (vv.21-22) induceva i credenti a non crescere né trasmettere, anzi a chiudersi e allontanarsi dal progetto del Padre.

Pena l’esclusione sociale, spesso è ancora (perfino) in clima di cammino sinodale, fatto divieto di accogliere nuove esperienze di Dio…

Gravissimo, incontrare autenticamente se stessi, aprire spazi personali (persino radicalmente vocazionali), tracciare propri cammini.

Così per secoli. Identificazione e basta.

 

Per comprendere il senso del v.22 dove nella traduzione CEI il Re sembrerebbe ribadire l’idea meschina del lavativo diseducato, basta inserire il punto interrogativo.

I codici originali in greco non avevano punteggiatura:

«Gli dice: Dalla tua stessa bocca ti giudico, servo malvagio! Sapevi che io sono un uomo severo, che prendo quello che non ho depositato e che mieto quello che non ho seminato?».

Come dire: «Ma chi te lo ha insegnato questo, diseducando?!».

Lo stesso vale per il passo parallelo di Mt 25,26: «Ma rispondendo il suo Signore gli disse: Servo malvagio e poltrone... Sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso?».

Il Signore ribadisce con forza che un’idea deforme del Cielo può incidere sulle linee portanti della personalità e rovinare l’esistenza delle persone.

Ciò se esse percepiscono la Libertà e il rischio dell’Amore come fosse una colpa e comunque un pericolo di peccato che li potrebbe condurre al deleterio di non essere più considerati “in grazia di Dio”.

                              

Le religioni dell’antichità avevano bisogno di seguaci anche immaturi e ottusi, senza nerbo - i quali si accontentavano di evitare pericoli, e s’attaccavano alle piccine sicurezze del tran tran d’ogni giorno.

Invece, il Padre desidera cuori adulti, che intraprendono e rischiano per amore e per l’amore.

Se il Dio del folklore necessita di greggi ottuse e servili, Cristo ha bisogno di amici, famigliari e collaboratori temerari, capaci di camminare sulle loro gambe, che non disumanizzano [anche gli altri].

La pastorale del consenso - “io ti dò ciò che tu vuoi”; oppure le mode del pensiero unico à la page - presuppone masse ubbidienti e devote, deprivate di personalità e sogni.

Invece il Signore desidera Famiglia, dove nessuno è allarmato, tenuto a freno, bloccato, e messo in buca.

Magari questa inibizione viene accettata dalla gente anche per timore di perdere la quiete famigliare, il posticino che qualcuno ha, le finte sicurezze che si è ritagliato - o preso in elemosina.

 

Cristo non vuole che le conquiste ci spaventino e trattengano, ma che da consanguinei del nostro lato eterno siamo i primi a vibrare d'ideali profetici.

E speronare le false certezze che non inquietano [anzi, ci mettono in letargo] per stimolare ambiti ideali più grandiosi - per qualità di respiro e umanizzazione.

Anche il poco che abbiamo può essere investito - attraverso un contributo da porgere a disposizione di tutti, nella comunità che ci valorizza…

Si tratta della Chiesa ministeriale: «banca» del v.27 - la quale proietta e dilata all’infinito risorse, il Pane spezzato, i beni del Regno.

Insomma, quel che promuove le assemblee e rivela la Presenza di Dio è personale e unico, tuttavia non deve permanere raro.

 

Ciascuno ha un'occasione di apostolato, la sua attitudine d’amicizia e competenze irripetibili: ma esse sono da esplorare senza limiti, affinché vengano condivise, rese sapienziali e propulsive.

Come ha dichiarato il Pontefice:

«L'incapacità degli esperti di vedere i segni dei tempi è dovuta al fatto che sono chiusi nel loro sistema; sanno cosa si può e non si può fare, e stanno sicuri lì. Interroghiamoci: sono aperto solo alle mie cose e alle mie idee, oppure sono aperto al Dio delle sorprese?».

Chiunque si aggiorna, si confronta, s’interessa, dà un contributo - senza farsi travolgere dalla routine, dal timore, dalla fatica - vede la propria ricchezza umana e spirituale crescere, fiorire.

Viceversa, nessuno si sorprenderà che le situazioni di retroguardia - estenuanti, in sé fiacche, esaurite, prive di spina dorsale e solo noiose - subiscano ulteriori flessioni e infine periscano senza lasciare rimpianti (vv.24-26).

 

In questa catechesi Lc ricorda che Gesù non era un tipo che si faceva mettere sotto scorta, ma una figura coinvolta, volenterosa.

Non lasciava correre, ma entrava dentro… in merito alle questioni - né diceva: ma che figura ci faccio?

Neppure Egli ha voluto limitarsi a lottare per un cambiamento giuridico - apprezzabile e necessario - ma standosene a distanza di sicurezza.

Ha invece incarnato il dono di sé, tracciando la Via della scelta sociale in prima persona, con arduità d’intraprenderla - senza nulla collocare in cassaforte, per timore di persecuzioni e fallimento.

Parafrasando l’enciclica Fratelli Tutti (n.262) diremmo: sapeva che neppure le norme erano sufficienti «se si pensa che la soluzione ai problemi consista nel dissuadere mediante la paura».

Il Signore infatti frequentava i fuori del giro e le figure intermedie. Si teneva alla larga da ambienti invidiosi e con la puzza sotto il naso.

Agiva in modo laborioso, «artigianale» (FT n.217) e mettendoci la faccia.

 

Aveva alternative? Certo: non muoversi, non custodire i minimi, non proteggerli, limitarsi, tenere la bocca chiusa; eventualmente aprirla, ma solo per adulare i potenti, gli affermati e ben introdotti.

Bastava deponesse ideali e azioni di libertà:

Rinunciando a lottare e intraprendere vie tortuose, non avrebbe avuto problemi.

E se alla mediocrità comune delle guide spirituali del tempo avesse aggiunto l'omertà, avrebbe potuto benissimo fare carriera.

Vale anche per noi: il gioco al ribasso, sul sicuro, atrofizza la vita personale e sociale, non fa crescere un nuovo Regno - lo perde.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Ecclesial life is made up of exclusive inclinations, and of tasks that may seem exceptional - or less relevant. What matters is not to be embittered by the titles of others, therefore not to play to the downside, nor to fear the more of the Love that risks (for afraid of making mistakes)
La vita ecclesiale è fatta di inclinazioni esclusive, e di incarichi che possono sembrare eccezionali - o meno rilevanti. Ciò che conta è non amareggiarsi dei titoli altrui, quindi non giocare al ribasso, né temere il di più dell’Amore che rischia (per paura di sbagliare).
Zacchaeus wishes to see Jesus, that is, understand if God is sensitive to his anxieties - but because of shame he hides (in the dense foliage). He wants to see, without being seen by those who judge him. Instead the Lord looks at him from below upwards; Not vice versa
Zaccheo desidera vedere Gesù, ossia capire se Dio è sensibile alle sue ansie - ma per vergogna si nasconde nel fitto fogliame. Vuole vedere, senza essere visto da chi lo giudica. Invece il Signore lo guarda dal basso in alto; non viceversa
The story of the healed blind man wants to help us look up, first planted on the ground due to a life of habit. Prodigy of the priesthood of Jesus
La vicenda del cieco risanato vuole aiutarci a sollevare lo sguardo, prima piantato a terra a causa di una vita abitudinaria. Prodigio del sacerdozio di Gesù.
Firstly, not to let oneself be fooled by false prophets nor to be paralyzed by fear. Secondly, to live this time of expectation as a time of witness and perseverance (Pope Francis)
Primo: non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare dalla paura. Secondo: vivere il tempo dell’attesa come tempo della testimonianza e della perseveranza (Papa Francesco)
O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane (Papa Paolo VI)
O Lord, let my faith be full, without reservations, and let penetrate into my thought, in my way of judging divine things and human things (Pope Paul VI)
«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«And therefore, it is rightly stated that he [st Francis of Assisi] is symbolized in the figure of the angel who rises from the east and bears within him the seal of the living God» (FS 1022)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)
This is where the challenge for your life lies! It is here that you can manifest your faith, your hope and your love! [John Paul II at the Tala Leprosarium, Manila]
È qui la sfida per la vostra vita! È qui che potete manifestare la vostra fede, la vostra speranza e il vostro amore! [Giovanni Paolo II al Lebbrosario di Tala, Manilla]
The more we do for others, the more we understand and can appropriate the words of Christ: “We are useless servants” (Lk 17:10). We recognize that we are not acting on the basis of any superiority or greater personal efficiency, but because the Lord has graciously enabled us to do so [Pope Benedict, Deus Caritas est n.35]
Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10). Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono [Papa Benedetto, Deus Caritas est n.35]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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