Set 20, 2025 Scritto da 

Povertà accanto a ricchezza sfrenata

Soluzione esterna?

(Lc 16,19-31)

 

Il rovesciamento delle situazioni nell’aldilà è un tema appartenente a tutta la cultura del medio Oriente antico - area fortemente segnata dalle discriminazioni sociali. Ma il senso del Vangelo è profondo.

La nuova traduzione Cei ha reso correttamente il termine Ade (v.23) con «inferi», non più «inferno» [Cei ‘74] perché il senso della parabola di Gesù è tutto proteso sull’aldiquà!

Il “dietro le nuvole” non c’entra. Quel che interessa il Signore non è tanto la sorte finale, quanto la situazione attuale di coloro che lo ascoltano - a partire dai suoi stessi seguaci: dove stanno andando?

Nelle parabole della Misericordia e del Padre cedevole Lc (15,1-32) annunciava che un uomo perduto sarebbe una sconfitta di Dio stesso.

Il suo Volto rivelatosi inconsueto induce i primi della classe invidiosi a spiare la libertà che i nuovi di Chiesa si permettono.

“Chi vi ha autorizzato a considerarvi pari agli altri e insidiare le nostre precedenze, senza esservi sobbarcati l’intera trafila, l’impegno cocciuto e le fatiche di noi veterani?”.

I pagani hanno gioco facile (Lc 16,1-15): accusano i vecchi di nascondere il loro spirito d’inamovibile avidità sotto i malcelati panni degli “omaggi”, delle opere benemerite, e di necessità gerarchiche.

Facilmente i “migliori” vengono colti con le mani nel sacco, abituati come sono a riverire Dio per servire insieme tutt’altro padrone - ben nascosto.

Infatti dopo aver narrato la parabola dell’amministratore disonesto, Gesù stesso sente sghignazzare alle sue spalle (Lc 16,14) non i peccatori, bensì proprio la gente devota e bigotta.

Sono i furbetti dell’élite attaccati alle cose e amanti del denaro (vv.13-15) - abituati a esercitare quell’antico mestiere [facile, valutato di diritto dei capi religiosi]. Ciò che il Signore aveva definito incompatibile («abominazione»: v.15): riverire l’Altissimo e intascare il suo malloppo.

“Povero illuso!” - direbbero del nostro Maestro i mestieranti, falsi amici di Dio: “Impossibile fare seguaci senza bottino: il Gratis dell’amore è un bel sogno, ma non alza nulla, non ammucchia proseliti e non fa scattare l’istinto predatorio dei primi della classe!”.

 

Nel brano di Vangelo di oggi, coloro che si ritengono in diritto di precedenza [nella comunità dei figli!] sollevano una questione di apparente ovvietà:

Non è forse nell’ordine naturale delle cose che nell’umana società ci siano primi e ultimi, dotti e ignoranti, sovrani e sudditi?

In fondo, il principio giuridico che regolava tutto il diritto di proprietà privata nel mondo latino è anche il motto di un noto quotidiano ufficiale: Unicuique Suum.

Anche Leone XIII, papa delle Encicliche sociali, riconosceva che «nella società umana è secondo l'ordine stabilito da Dio che vi siano prìncipi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e poveri, dotti e ignoranti, nobili e plebei; obbligo di carità dei ricchi e dei possidenti è quello di sovvenire ai poveri e agli indigenti» [mentalità d'un peccato di semplice omissione: basta che poi facciano la “carità”].

La posizione del Signore è molto molto diversa. Per Lc il ricco non è il benedetto da Dio, come si supponeva fossero i possidenti - e così venivano considerati i patriarchi del Primo Testamento.

Il suo vestiario ricercato è solo metafora del vuoto interiore e dell’effimero di cui si bea - ciò che poi sarà corroso da tarme.

Il suo ingozzarsi è segno d’un abisso intimo da colmare - una sorta di fame nervosa, che percepisce vertigine.

«Eli hezer» [“Lazzaro”]: Dio aiuta, ma non l’epulone - secondo la mentalità pia, bacchettona e retriva.

Egli non dimentica; anzi, sta decisamente dalla parte del malfermo: la Fede crede il contrario delle religioni arcaiche!

Pertanto, il “godersi la vita” disattento dello straricco è rinunciare a vivere completamente: neppure ha nome - cosa terrificante per la mentalità antica.

L’evangelista non precisa che un tempo Lazzaro era forse stato una persona buona e responsabile: un povero e basta.

Neppure afferma che il gran signore fosse un delinquente totale: a parte la “cecità”... se l’indigente preferiva sostare fuori del suo uscio e non altrove, significa che qualcosina lì rimediava.

Ma a quel tempo non c’erano posate e ci si puliva le dita con la mollica del pane, poi gettata a terra; di ciò si cibavano i miserabili.

Una vita da cane, peggiore degli insulti. E ignorata.

 

Ecco il male radicale: che non era negli atti singoli, piuttosto nel fondo dell’essere, e nella conseguente sbadatezza globale.

Disattenzione che tende a scegliere il consenso e le gerarchie come sfondo ultimo dell’esistenza.

Dunque il quesito che il passo di Lc ribadisce non è banalmente moralistico: meriti o colpe, giuridiche o religiose.

La domanda si pone sull’umanità stessa: diminuita, ridotta, arida, inabile; incapace di scandire un rovesciamento deliberato.

Inestricabilmente legata agli abissi già scavati.

Il Vangelo vuole stimolarci a riflettere non sul tema dell’elemosina lecita, bensì sull’avvertenza, e Comunione delle risorse: sul senso della ricchezza sfrenata accanto alla povertà.

La miseria involontaria è spesso considerata situazione ormai d’abitudine, ma tale dramma incide sulle persone e su interi popoli - dalla nascita alla morte costretti in una realtà squilibrata, o impossibile da sostenere.

In molte aree, le disarmonie di ceto tendono persino ad aggravarsi, forse per una logica interna a un sistema economico e sociale che tende a concentrare il potere e dirigere le risorse.

 

Anticamente, il «seno di Abramo» (vv.22-23) era la condizione che riconosceva il successo del progetto di Dio, il luogo dell’adempimento delle Promesse d’Israele.

Anche oggi, chi non avverte che alcuni deperiscono in un mondo di miseria, trasforma la vita in un insuccesso; si ritrova inutile e vuoto, non giunge nella Luce della Vita.

Coloro che traccheggiano - senza l’incontro con gli altri - scelgono una forma di esistenza che nulla ha a che spartire con il Popolo di Dio; nulla a che vedere con il Mistero dell’Eterno, e le sue benedizioni.

Come dunque non sprofondare nell’abisso dell’insignificanza?

Non è una sorte dovuta all’ignoranza o a uno spirito di rivalsa, quella che urta con il disegno del Padre sui suoi figli.

Essere aperti alla sensibilità umanizzante e alla grandezza dell’opera di Dio non è una questione legata a un qualche celeste meccanismo vendicativo del “poi”.

Quindi neppure a una sorta d’avviso (pur eloquente) foraneo.

 

Allora, come distoglierci dalla seduzione dei beni?

Vincere le attrattive del denaro e la brama di accumulo che genera paralisi sociale e umiliazioni devastanti la persona, è un vero miracolo.

E un miracolo di coscienza non può farlo né un prodigio immediato, né una visione (vv.29-31).

Tantomeno una comune religione, se essa tendesse a sacralizzare e non interferire, a far permanere le posizioni; a farsi complice nel fabbricare poveri e ricchi, guadagnando su entrambi.

Ciò cui Gesù rimanda è l’Ascolto. Lo «Shemà Israel» - recitato due volte ogni giorno.

Nella povertà estrema dei mezzi, «Ascolta Israele» è il Richiamo del Padre.

Il Signore partecipa della situazione oppressa di troppi suoi figli - impossibilitati a vestirsi di abiti costosi o banchettare lautamente e frequentemente.

Insomma, per edificare il Regno e cambiare il mondo diviso, vale solo il lasciarsi educare dalla Parola di Dio.

Seme intimo e Germe, Terapia-evento, Verbo energico e Richiamo: che introduce nella consapevolezza attiva e sponsale dell’Amore.

Logos che ci colloca nella giusta posizione. Avvertimento unico; non esterno.

 

Eros fondante che già qui e ora rovescia le situazioni.

94
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Are we disposed to let ourselves be ceaselessly purified by the Lord, letting Him expel from us and the Church all that is contrary to Him? (Pope Benedict)
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario? (Papa Benedetto)
Jesus makes memory and remembers the whole history of the people, of his people. And he recalls the rejection of his people to the love of the Father (Pope Francis)
Gesù fa memoria e ricorda tutta la storia del popolo, del suo popolo. E ricorda il rifiuto del suo popolo all’amore del Padre (Papa Francesco)
Ecclesial life is made up of exclusive inclinations, and of tasks that may seem exceptional - or less relevant. What matters is not to be embittered by the titles of others, therefore not to play to the downside, nor to fear the more of the Love that risks (for afraid of making mistakes)
La vita ecclesiale è fatta di inclinazioni esclusive, e di incarichi che possono sembrare eccezionali - o meno rilevanti. Ciò che conta è non amareggiarsi dei titoli altrui, quindi non giocare al ribasso, né temere il di più dell’Amore che rischia (per paura di sbagliare).
Zacchaeus wishes to see Jesus, that is, understand if God is sensitive to his anxieties - but because of shame he hides (in the dense foliage). He wants to see, without being seen by those who judge him. Instead the Lord looks at him from below upwards; Not vice versa
Zaccheo desidera vedere Gesù, ossia capire se Dio è sensibile alle sue ansie - ma per vergogna si nasconde nel fitto fogliame. Vuole vedere, senza essere visto da chi lo giudica. Invece il Signore lo guarda dal basso in alto; non viceversa
The story of the healed blind man wants to help us look up, first planted on the ground due to a life of habit. Prodigy of the priesthood of Jesus
La vicenda del cieco risanato vuole aiutarci a sollevare lo sguardo, prima piantato a terra a causa di una vita abitudinaria. Prodigio del sacerdozio di Gesù.
Firstly, not to let oneself be fooled by false prophets nor to be paralyzed by fear. Secondly, to live this time of expectation as a time of witness and perseverance (Pope Francis)
Primo: non lasciarsi ingannare dai falsi messia e non lasciarsi paralizzare dalla paura. Secondo: vivere il tempo dell’attesa come tempo della testimonianza e della perseveranza (Papa Francesco)
O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane (Papa Paolo VI)
O Lord, let my faith be full, without reservations, and let penetrate into my thought, in my way of judging divine things and human things (Pope Paul VI)
«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«And therefore, it is rightly stated that he [st Francis of Assisi] is symbolized in the figure of the angel who rises from the east and bears within him the seal of the living God» (FS 1022)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)
This is where the challenge for your life lies! It is here that you can manifest your faith, your hope and your love! [John Paul II at the Tala Leprosarium, Manila]
È qui la sfida per la vostra vita! È qui che potete manifestare la vostra fede, la vostra speranza e il vostro amore! [Giovanni Paolo II al Lebbrosario di Tala, Manilla]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.