Lug 31, 2025 Scritto da 

Croce e Figlio dell’uomo: Messia e anti-Messia a confronto

La reputazione: crocevia della Croce

(Mt 16,24-28)

 

Smarrire la vita o perderla? Salvarla o trovarla? Cristo desidera condurci nella Patria che ci corrisponde profondamente.

Lo propone condividendo l’andare pellegrino, in esplorazione; insieme a Lui e ai fratelli.

Nel procedere, ciò che facciamo è motivato dalla ricerca di pienezza di essere e felicità - anche il rischio.

 

Ci siamo appassionati al cammino nello Spirito per lo stesso motivo: avere un incremento di vita.

Ma nella proposta del Maestro cogliamo una logica sconcertante.

Per porsi al riparo da vane illusioni (che degradano) non bisogna precipitarsi ad agguantare ruoli prestigiosi, beni, relazioni che contano.

Le cose più attraenti e vistose, permangono esterne e infeconde. Non rigenerano

Invece… attesa, ascolto, esercizio di virtù passive, amarezza e sconfitta, chiamano a rientrare in noi stessi.

Lo smacco è un appello che sta preparando gli sviluppi futuri più pertinenti e fondati, proprio a favore di un’esistenza piena.

Certo, chi non s’inserisce nella fretta dei titoli e nella commedia dei cerimoniali di società affine, può subire immediatamente il peggio. Ma è meglio questo che perdere qualità e fecondità di vita, disperdendole nell’equivoco.

 

Spesso  il nostro “lasciare tutto” per la sequela di Cristo è anch’esso per un guadagno atteso e sperato. Persino “buono”: immediatamente relazionale, qualitativo, e culturale, ad es.

[Le guide ci parlavano in tal senso di vizio di “gola spirituale”: il fine è apprendere cose interessanti, avere buone e corpose compagnie, accrescere conoscenze, trovare modi anche fondati per farsi lodare, etc].

Il punto è che la ricaduta positiva immaginata, si configura sempre secondo antichi propositi. Infine per imporsi, brillare e comandare; non per “perdere”.

Non per “cedere”. Non per far sì che altre energie e orizzonti si introducano nelle situazioni, e affiorino - paradossali - in noi.

Su questo terreno poco appetibile - ma che in Cristo diverrà eccessivo di grazia, fecondo, intimamente educativo - anche coloro che non temono sacrifici possono oscillare, perché la Via del Crocifisso sembra condurci subito ai motteggi, al fallimento.

Emerge però il motivo profondo e in apparenza assurdo, del nuovo Magistero; senza retropensieri.

Il confronto con la Parola aiuta sempre più a renderci conto che è necessario introdurre nell’anima di ciascuno un nuovo profilo di riferimento: personale, sociale, comunitario.

 

L’antico contesto sicuro e trionfale ha contribuito ad edificare una impalcatura impressionante, ma che stride con il senso del Lieto Annunzio di Salvezza.

La vita da salvati è per tutti. Una Proclamazione trasparente, ormai: di smisurate Beatitudini in favore dei miti, umiliati e trascurati, bisognosi di tutto.

 

Anche per Gesù l'evangelizzazione degli Apostoli e dei “vicini” - tutti intenti ad ammorbidire e attenuare i suoi Sogni immoderati - non è stato un gioco da ragazzi.

Proprio come il Signore, anche oggi i veri Annunciatori devono già mettere in conto afflizioni, e trappole, spallate, beffe, derisioni (le più sorprendenti).

Ma non si molla, anche perché è comprensibile l’imbarazzo di coloro che d’improvviso si vedono introdotti non in un cammino trionfale. Non su un sentiero mozzafiato, punteggiato di approdi onorevoli ed esaltanti.

Piuttosto, di verità e dono di sé dismesso e reietto - non più edulcorante, né epidermico, o di contrabbando.

Lo si può tollerare, in fondo, con senso di realismo; come ha fatto Gesù con il suo Pietro. Insomma, anche questo filone potrà far parte del nuovo equilibrio che lo Spirito sta edificando.

Sì, l’aspetto istituzionale e compromissorio [“petrino”] vuole spesso prendere l’iniziativa ed esorcizzare il Richiamo di Gesù; metterlo a tacere, in favore dell’esibizione dei suoi superpoteri.

Eppure il Maestro non si fa prendere in ostaggio - anzi è Lui che ha collocato il capo dei discepolo al suo posto (vv.22-23).

 

La croce era pena di morte e onta perenne riservata agli schiavi ribelli; banditi, sovversivi, disadattati che rifiutavano la loro posizione di emarginazione civile.

Questa è tutta la partita: accettare di sollevare il braccio orizzontale del pubblico patibolo dietro a Gesù significa ancora oggi dimenticare la “reputazione”, essere svergognato.

Non per ascesi, né perfezionismo particolare alcuno.

Impoverire di beni superflui, perdere prestigio e ruoli, essere svergognato, lasciare che siano gli altri a passare avanti [anche per manipolarci: ché prima o poi si rendano conto].

Affinché si lasci il tempo alla Provvidenza di prepararci.

La vita che viene farà appello ad altre energie, disporrà accadimenti in modo più misterioso che ovvio.

Metterà in gioco virtù personali e sociali difformi - confluenti - cosmiche e intimamente umanizzanti; acutamente fascinose e sorgive.

 

Lo stiamo vivendo nel tempo della crisi e del travaglio, per una “rinascita” che vuole altri primordi; che pare non abbia voglia alcuna di ri-conformarsi all’età trascorsa.

Infatti, nella bufera, la passione d’amore ha i suoi stadi preparatori, di più alta portata, i quali presto o tardi faranno emergere consapevolezze autentiche eminenti. E lo spirito fraterno annidato nell’anima di tutti.

La prospettiva è in tal senso personale, ma non individualistica, bensì quella del «Figlio dell’uomo»: Colui che lascia intuire il portato umano, accessibile e divinizzante.

Però bisogna accorgersene: aiutiamoci a coglierlo Presente (vv.27-28)!

Infatti, nei Vangeli «Figlio di Dio» è Cristo che manifesta il Padre, svelando Dio nella condizione umana. «Figlio dell’uomo» è Gesù che manifesta l’uomo nella condizione divina.

«Figlio dell’uomo» è Colui che essendosi spinto al massimo dell’amore nella pienezza di Persona, giunge a riflettere la condizione divina, la mostra e irradia in contrassegni eminenti.

Lo fa senza prospettive anguste, tipiche delle religioni; senza neppure un retaggio d’idee “giuste” e invariabili, o forze di livello crescente e sempre performanti.

«Figlio dell’uomo» è il Figlio riuscito: la Persona dal passo definitivo.

Verbo fattosi fratello prossimo, che in noi aspira alla pienezza diffusa nella storia, a una caratura indistruttibile dentro ciascuno che accosta (e incontra cifre divine accorate, tratti sublimi di umanizzazione).

Rischiamo dunque di vivere “con” e “per” gli altri, tralasciando la ricerca della stima, e perdendo credito [non a tutti i costi lucrandolo].

Lo facciamo con piglio; abbracciati alla propria Chiamata individuante, sperimentando il Padre che provvede a noi.

In tal guisa, riusciremo a sollevare positivamente la Croce fiorita, che feconda l’anima e il mondo attorno.

Esperienza dalla quale non si esce più - tanto è sublime e dai traguardi sterminati, impossibili da immaginare e proporsi, per via di sterile “natura”.

Su tale raggio di luce e con nuovo Nome, anche nei grandi disagi del nostro tempo saremo come l’Amico-Guida: genuini, non omologati; sdraiati sul nucleo dell’essere, ma ritti su strade inesplorate.

Simultaneamente impegnati e sereni. Meno banali, per contatto personale.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

In che senso hai fatto esperienza di vita guadagnata, dopo averla “persa”? Contattando quali energie sopite? Su quali strade inesplorate?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

These words are full of the disarming power of truth that pulls down the wall of hypocrisy and opens consciences [Pope Benedict]
Queste parole sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze [Papa Benedetto]
While the various currents of human thought both in the past and at the present have tended and still tend to separate theocentrism and anthropocentrism, and even to set them in opposition to each other, the Church, following Christ, seeks to link them up in human history, in a deep and organic way [Dives in Misericordia n.1]
Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e perfino a contrapporre il teocentrismo e l'antropocentrismo, la Chiesa invece, seguendo il Cristo, cerca di congiungerli nella storia dell'uomo in maniera organica e profonda [Dives in Misericordia n.1]
Jesus, however, reverses the question — which stresses quantity, that is: “are they few?...” — and instead places the question in the context of responsibility, inviting us to make good use of the present (Pope Francis)
Gesù però capovolge la domanda – che punta più sulla quantità, cioè “sono pochi?...” – e invece colloca la risposta sul piano della responsabilità, invitandoci a usare bene il tempo presente (Papa Francesco)
The Lord Jesus presented himself to the world as a servant, completely stripping himself and lowering himself to give on the Cross the most eloquent lesson of humility and love (Pope Benedict)
Il Signore Gesù si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore (Papa Benedetto)
More than 600 precepts are mentioned in the Law of Moses. How should the great commandment be distinguished among these? (Pope Francis)
Nella Legge di Mosè sono menzionati oltre seicento precetti. Come distinguere, tra tutti questi, il grande comandamento? (Papa Francesco)
The invitation has three characteristics: freely offered, breadth and universality. Many people were invited, but something surprising happened: none of the intended guests came to take part in the feast, saying they had other things to do; indeed, some were even indifferent, impertinent, even annoyed (Pope Francis)
L’invito ha tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio (Papa Francesco)
Those who are considered the "last", if they accept, become the "first", whereas the "first" can risk becoming the "last" (Pope Benedict)
Proprio quelli che sono considerati "ultimi", se lo accettano, diventano "primi", mentre i "primi" possono rischiare di finire "ultimi" (Papa Benedetto)
St Clement of Alexandria commented: “Let [the parable] teach the prosperous that they are not to neglect their own salvation, as if they had been already foredoomed, nor, on the other hand, to cast wealth into the sea, or condemn it as a traitor and an enemy to life, but learn in what way and how to use wealth and obtain life” (Who is the Rich Man That Shall Be Saved, 27, 1-2) [Pope Benedict]
«La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita»

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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