Giu 22, 2025 Scritto da 

Spiritualità del Passaggio in Cristo verso altri lidi

Piena dedizione, ma per una traversata tutta nostra

(Mt 8,18-22)

 

Gesù vuole che lasciamo nuovo spazio alla sua Parola; che ascoltandolo, gli permettiamo di parlare. E attraverso le nostre scelte, che Egli ridiventi significativo.

La sua Parola è esigente, ma ci libera dalle zavorre, da cappe mentali che si solidificano nel tempo e nella testa. Il nostro vero sopruso.

La Sequela è semplice ma non facilona. Facile, in fondo; nella gratuità della sintonia profonda e immediata, senza filtri esterni.

 

Continuando a venerare sicurezze, punti di riferimento e abitudini non si fa altro che gestire un mondo di morti (v.22).

Chi accoglie Cristo si apre a una Novità - splendida ma rischiosa - che non sa.

Il credente deve mettere in conto che siamo tutti chiamati a fare traversate faticose verso altre sponde (v.18), rispetto alle solite.

Per superare quest’insicurezza e il naturale timore, non basta l’entusiasmo iniziale.

In vista dei momenti duri dell’evangelizzazione, è bene che il figlio di Dio comprenda le sue forze o inclinazioni - e se esse sono in grado di condurlo fino al punto di trasgredire legami irrinunciabili, interessi di famiglia, doveri “sacri” (v.21).

Ciò per consentire la nascita e fioritura di nuove modalità espressive e forme pastorali. Non per sforzo e “resilienza”.

È inutile continuare a spendere la vita a puntellare rami secchi, tenere in piedi idee sofisticate o tradizioni pur conclamate, dilapidando attenzioni ed energie per sorreggere cose che non hanno futuro (v.22).

 

Come fare per scovare energia in noi stessi quando ad es. veniamo ostacolati e disprezzati?

Fin dai primi tempi il Risorto non veniva identificato come un semplice modello di privazioni e umiliazioni, da “imitare”.

Il Signore era un Motivo non esteriore e un Motore (tutto intimo) di vita nuova. Questo il punto.

Nelle religioni si insegna una sola “materia”: la vicenda e lo stile del Fondatore, che ti fa apprendere splendide “nozioni” e gesta eroiche.

Nella spiritualità del Passaggio in Cristo verso altri lidi [v.18] si può solo essere in sinergia con la Sorgente che zampilla dentro.

La crescita sarà fedele al proprio Seme. La fioritura si commisurerà sulle proprie Radici e il fluire della Linfa, non sulla sporgenza delle foglie.

 

Nell’avventura di Fede il nostro Nucleo ci genera e ci porta per introdurre nel rapporto con noi stessi, con gli altri e le cose, nel modo più diverso.

L’amore è spontaneo e rischioso; non ha mai il contorno dei meccanismi standard.

Nella sequela del Signore c’è sobrietà, eppure mancano schemi prestabiliti. Come nell’Amicizia: anch’essa è “malsicura”, ma vi è una Fonte.

Così non si spreca la vita a imbalsamare chimere da camposanto, o inseguire idee altrui, fantasie disincarnate, (o violenze disumanizzanti) alla moda, che ci sgretolano dentro.

È l’inedito personale che nelle fatiche continua a trasmettere Gioia creativa - e ci fa scendere in campo, per rimanere qualitativi e profondi.

La mancanza di binari imposti - tipici delle religioni - insegna la Strada della spontaneità che apre brecce sbalorditive.

La natura stessa recupera gli opposti e i lati in penombra, o malfermi, considerati superflui.

Qui si attinge alla genuinità della nostra essenza particolare, in modo trasparente e incontaminato da tabù cerebrali o di costume.

Scoprendola più sfaccettata di quanto pensavamo.

 

Allontanandosi da giudizi ovvi (e dall’andare d’accordo coi manierismi attorno) veniamo introdotti sulla Via libera dell’indipendenza e ricchezza vocazionale.

Sotto l’azione dello Spirito, sarà proprio nel pericolo reale che ciascuno accederà finalmente alla dimensione mistica della Sequela.

Lo faremo con smalto e sino a edificare l’impensata completezza e Felicità per sé e per tutti.

A volte anche noi proseguiamo a chiederci se quella Via che stiamo percorrendo sia effettivamente “la” nostra.

E forse continuiamo a provare la vertigine o lo spavento delle continue traversate - di un compito troppo grande, per un «io» così inferiore, incapace di performance costante, riconosciuta.

Ma proprio qui, senza impalcature, incontrando personalmente il Signore, abbiamo percepito e sentito con tutto il nostro essere il suo sottile Appello:

«Non ti abbandono; tu non lasciare te stesso: Me in te».

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Cosa ti ha spinto a deciderti per la traversata? Come hai lasciato tutto o le opinioni?

Dove condividi la durezza e la gioia dell’apostolato intenso e personale (es. nel chiostro) o della nuova evangelizzazione (es. fra i baraccati)?

Ti prodighi per l’educazione dei giovani con formazione variegata, e l’azione di dialogo e ascolto dei lontani?

Come approcci le fatiche e zone d’ombra che non t’aspetti? Torni alla tana e al nido rassicuranti?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Evangelical poverty - it’s appropriate to clarify - does not entail contempt for earthly goods, made available by God to man for his life and for his collaboration in the design of creation (Pope John Paul II)
La povertà evangelica – è opportuno chiarirlo – non comporta disprezzo per i beni terreni, messi da Dio a disposizione dell’uomo per la sua vita e per la sua collaborazione al disegno della creazione (Papa Giovanni Paolo II)
May we obtain this gift [the full unity of all believers in Christ] through the Apostles Peter and Paul, who are remembered by the Church of Rome on this day that commemorates their martyrdom and therefore their birth to life in God. For the sake of the Gospel they accepted suffering and death, and became sharers in the Lord's Resurrection […] Today the Church again proclaims their faith. It is our faith (Pope John Paul II)
Ci ottengano questo dono [la piena unità di tutti i credenti in Cristo] gli Apostoli Pietro e Paolo, che la Chiesa di Roma ricorda in questo giorno, nel quale si fa memoria del loro martirio, e perciò della loro nascita alla vita in Dio. Per il Vangelo essi hanno accettato di soffrire e di morire e sono diventati partecipi della risurrezione del Signore […] Oggi la Chiesa proclama nuovamente la loro fede. E' la nostra fede (Papa Giovanni Paolo II)
Family is the heart of the Church. May an act of particular entrustment to the heart of the Mother of God be lifted up from this heart today (John Paul II)
La famiglia è il cuore della Chiesa. Si innalzi oggi da questo cuore un atto di particolare affidamento al cuore della Genitrice di Dio (Giovanni Paolo II)
The liturgy interprets for us the language of Jesus’ heart, which tells us above all that God is the shepherd (Pope Benedict)
La liturgia interpreta per noi il linguaggio del cuore di Gesù, che parla soprattutto di Dio quale pastore (Papa Benedetto)
In the heart of every man there is the desire for a house [...] My friends, this brings about a question: “How do we build this house?” (Pope Benedict)
Nel cuore di ogni uomo c'è il desiderio di una casa [...] Amici miei, una domanda si impone: "Come costruire questa casa?" (Papa Benedetto)
Try to understand the guise such false prophets can assume. They can appear as “snake charmers”, who manipulate human emotions in order to enslave others and lead them where they would have them go (Pope Francis)
Chiediamoci: quali forme assumono i falsi profeti? Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro (Papa Francesco)
Every time we open ourselves to God's call, we prepare, like John, the way of the Lord among men (John Paul II)
Tutte le volte che ci apriamo alla chiamata di Dio, prepariamo, come Giovanni, la via del Signore tra gli uomini (Giovanni Paolo II)
Paolo VI stated that the world today is suffering above all from a lack of brotherhood: “Human society is sorely ill. The cause is not so much the depletion of natural resources, nor their monopolistic control by a privileged few; it is rather the weakening of brotherly ties between individuals and nations” (Pope Benedict)
Paolo VI affermava che il mondo soffre oggi soprattutto di una mancanza di fraternità: «Il mondo è malato. Il suo male risiede meno nella dilapidazione delle risorse o nel loro accaparramento» (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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