(Gv 3,1-8)
Gv introduce il passo di Vangelo con il dirigente giudeo assai rappresentativo, insistendo sull’imperfezione del credere ai prodigi. Essi afferrano solo il lato esteriore.
Anzi, sembra sottolineare che la religione-spettacolo tanto bramata dai capi religiosi denominati Giudei, perché affini ai giudaizzanti delle prime comunità, non susciti che aspettative devianti e cuori ambigui (2,18-25).
Nicodemo era un fariseo, persona di spicco, leader fra i responsabili della devozione antica e addirittura membro del Sinedrio [tribunale supremo] che però riconosce in Cristo un inviato da Dio.
Nel quarto Vangelo il notabile rappresenta appunto i giudei incuriositi dalla figura di Gesù. Alcuni di essi s’interrogano e non tacitano le domande, ma restano perplessi - perché educati ad altre attese messianiche, perentorie e clamorose.
Infatti le autorità coltivavano tutta la problematica concernente il «Regno di Dio» (vv.3.5) in modo approssimativo e conformista. [L’espressione così frequente nei sinottici - ‘regno dei cieli’ in Mt - si trova unicamente in questo passo del quarto Vangelo].
Ma è solo un punto d’appoggio, perché Gesù insegna che tutte le speculazioni non recano buoni risultati per la vita nello Spirito, la quale non si genera a partire da ciò che l’uomo escogita o fa per Dio, dalle sue possibilità - come nelle religioni.
Bisogna contare sulla Grazia, che entra in scena ribaltando le speranze piccine - in tal guisa, non far leva sulle nostre misure, perizie e destrezze; né su pensieri, assodati quanto inadeguati.
Il nuovo Rabbi lascia capire che per comprendere il Mistero bisogna scrollarsi di dosso il libro esterno della Legge, e intraprendere un’esperienza di trasmutazione ideale e pratica, come una Nascita - accanto a un Agente rigeneratore.
Cristo stimola Nicodemo al salto dalla normale religiosità tradizionale, coi suoi propositi e aspettative ragionevoli, all’avventura di Fede che coglie, sogna e traccia futuro, surclassando la catena abitudinaria delle attese.
Non si comprende la Novità di Dio secondo il sapere antico, a partire dai patriarchi - o leggendola in filigrana d’una normativa pur condivisibile.
Il nuovo ordine d’esistenza è superiore a tutte le capacità, a tutte le tenute e le resilienze. Quello che nasce a partire dalla carne è comunque soggetto a troppi confini.
Viceversa, il sentiero dall’alto crea una personalità nuova, grazie alla quale siamo abilitati a corrispondere perfettamente alla Chiamata per Nome, la quale si ripropone onda su onda in modo crescente e difforme.
Ricreati dalla Vita indistruttibile che Viene, anche noi siamo messi in grado di generare qualcosa di simile alla medesima Natura che ci partorisce. Quali scintille in qualche modo conformi al divino: similis sibi similem parit.
Appunto: il troppo normale non è in grado di ridefinire i codici di un nuovo sguardo, e dell’inconcepibile spazio d’amore sconosciuto.
Non è questione di cambiare stendardo, o “tagliare qualcosa” e mortificarsi di più. Piuttosto, integrare e far brillare, cambiando le convinzioni.
Ciò che non coincide con le idee ereditate, in realtà sta attivando i nuovi sviluppi.
Quel ch’è contrario alle costumanze consolidate, o alle mode, sta preparando un altro mondo, una diversa persona, una nuova chiamata (nella stessa vocazione personale), un’altra scia tutta da percorrere.
Non è più il Dio delle religioni, tutto ancora e sempre da raggiungere con disposizioni, agilità nei minimi dettagli, e ritmi cesellati, accumulando meriti secondo cliché.
Il Regno non si allestisce: lo si accoglie - perché ci spiazza sempre.
Dunque non lo si può predeterminare: è impossibile allestirlo sulla base del nostro genio, muscoli, virtù, perfezioni. Lo si riceve in dono gratuito e senza i “dovuti” presupposti.
Il Dio che Viene senza preavviso chiama all’ascolto, alla conoscenza di ciò che è incredibile - a lasciarsi salvare in modo impensabile, quindi a farci cogliere anche di sorpresa dai fatti che la Provvidenza porge.
E lì stare, sino alla prossima novità.
Gesù invita Nicodemo a scrutare la realtà dell’anima e gli accadimenti come una sfera globale, di energie complessive che si richiamano in paradossale sinergia, per recuperare i lati opposti - tutti utili.
Forze innate che si attivano da sintonie e modi reciproci, facendosi Guida infallibile: cosmiche fuori e acutamente divine in noi.
I recuperi che Gesù compie attraverso la qualità di vita dei suoi e delle comunità generano in colui che è nella «notte» del dubbio (v.2) una prima ricerca e dedizione, ma non suscitano Fede attiva.
Insomma, non si comprende Dio dagli argomenti, ma dall’esperienza di coinvolgimento onda su onda; ricreante, a partire dal Dono accettato della propria storia, nel segno dei tempi.
Bisogna deporre le certezze rassicuranti del catechismo religioso normale, e aprire cuore e mano alla realtà che giunge come una marea - non per metterci sulla difensiva, ma affinché la cavalchiamo.
Lanciarsi nella vita dello Spirito ci recupera, ma soppianta e sorvola l’organizzazione delle sinagoghe stanziali; non è alla portata di meccanismi compiaciuti o finti equilibri impersonali.
Al massimo ne comprendiamo la rotta intrinseca - la pienezza di umanizzazione, nel progetto creaturale - non l’Origine e la Meta.
L'umanità nel suo piano volontarista e persino nei suoi buoni propositi a modo, non è in grado di risolvere i veri problemi. Non riesce a darsi salvezza; solo maniere - avviando al contempo processi di comunione e individuazione.
Questa l’inquietudine nuova e la «notte» degli interrogativi che noi come Nicodemo avvertiamo, praticando l’insegnamento e le opere a norma - che non trasmettono senso di pienezza di essere, anzi malgrado grandi promesse sembrano attirare proprio la tristezza.
È lo Spirito d’unicità che domina il caos, che dà forma a cielo e terra, e prende possesso dei personaggi eminenti del Primo Testamento, spingendoli a realizzare azioni in favore dell’emancipazione del popolo - agendo con potenza contagiosa.
Ma posatosi «come colomba» - figura di una forza non più aggressiva - su Gesù nel Battesimo (Gv 1,32) dà inizio a una Creazione nuova, all’Uomo conciliato, in grado di corrispondere alla propria vocazione.
Beninteso, ciò che caratterizza questo Vento è la libertà, non il controllo.
Esso agisce energicamente su di noi, ma noi non agiamo su di Lui. Non possiamo intaccarlo. Solo collocare le vele secondo la sua direzione, e guardare con occhi nuovi.
Anche nelle difficoltà, il Dono dello Spirito ci prepara ad un’altra Nascita. Allora la Parola di Gesù annuncia uno sconvolgimento che va alla radice della vita devota comune.
Il rapporto col Dio delle religioni sovviene di norma con ricette statiche e rassicuranti, ma l’esperienza di Fede in Cristo convince “per Via” che ad ogni tappa deve invece corrispondere un’altra genesi.
Invero le prove spinose sono tutte Chiamate a un balzo di sovra-natura; a germogliare ancora.
La nascita nello Spirito non avviene una volta per tutte: solo così vivere non sarà un premio, né perire un castigo.
Perché siamo diventati simili a un Vento.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Accetti la sorpresa? La senti come Rivelazione dell’azione dello Spirito? Come reagisci di fronte alle novità che l’apostolato propone? In che occasione hai percepito di nascere di nuovo?